mercoledì 19 giugno 2024

“Esperti” geopolitici che non sanno di macroeconomia ?

 

I due più noti esperti italiani di geopolitica sono Lucio Caracciolo, il direttore di Limes, e Dario Fabbri, suo “delfino” storico che si è recentemente messo in proprio.

Sono i più noti, ma sono bravi ? sono affidabili ?

A tutti e due ho sentito formulare, nei video che circolano su Youtube e social media vari, i seguenti concetti.

Uno, la Germania garantisce il debito pubblico italiano.

Due, l’Italia ha bisogno di questa garanzia. Un bisogno vitale. A causa, s’intende, del suo “enorme” debito pubblico.

Ora, queste due affermazioni sono due sfondoni colossali.

La Germania non garantisce assolutamente nulla. In realtà uno dei problemi dell’Eurozona è la mancanza di una garanzia sui debiti pubblici degli stati membri da parte dell’istituto di emissione. Che peraltro è la BCE, non la Germania.

E

L’Italia non ha bisogno di garanzie esterne da parte di nessuno. Basta (basterebbe) che lo Stato italiano riprenda a finanziarsi utilizzando moneta nazionale. Come potrebbe tranquillamente fare, in qualsiasi momento, emettendo Moneta Fiscale.

Caracciolo e Fabbri, si dirà, non sono economisti. E l’economia non è tutto.

Certo. Ma se non è tutto, l’economia è molto, MOLTISSIMO. Non è possibile interpretare la posizione di forza e di debolezza degli Stati, non è possibile valutarne le strategie nel contesto internazionale, non è possibile giudicarne i punti di forza e di debolezza, partendo da assunzioni COMPLETAMENTE sbagliate in merito alla condizione delle loro economie.

Si può parlare di economia senza conoscere la geopolitica, ma non si può parlare di geopolitica senza conoscere l’economia. Perché la geopolitica è una disciplina estremamente ampia, ai limiti dell’onnicomprensivo.

Penso che Caracciolo e Fabbri se ne rendano conto. Ma cadono vittima di quell’accozzaglia di luoghi comuni che passa per pensiero economico mainstream.

 

9 commenti:

  1. Ho scritto "luoghi comuni" ma avrei potuto tranquillamente scrivere "PALLE"...

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    1. E tuttavia, guardando le cose al di là della retorica e dell'ipocrisia europeista, di fatto, se la Germania non avesse voluto, Draghi non avrebbe mai potuto pronunciare il suo famoso "whatever it takes". Ossia: alla Germania non conviene farci affogare, ma tenerci in questa condizione di sostanziale stagnazione economica, che ci rende vulnerabili ai suoi interessi e ricattabile. C'è un grano di verità, mi pare, in affermazioni come quelle di Caracciolo, al netto delle implicazioni "geopolitiche" che Caracciolo e Fabbri ne ricavano.

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    2. Non c'è nessun grano di verità nelle affermazioni di Caracciolo e Fabbri. Con la nostra moneta non saremmo a nessun rischio di affogamento. E la garanzia sul debito in euro non esiste, e se mai esistesse a fornirla dovrebbe essere la BCE, non la Germania. Caracciolo e Fabbri non fanno che dar credito alla solita PANZANA: a causa del debito pubblico siamo vincolati a soggiacere a interessi esterni.

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    3. Purtroppo una delle conseguenze più drammatiche delle scelte fatte e sempre ribadite della nostra classe dirigente (sono d’accordissimo: il famoso vincolo è molto più “interno” di quanto non sia esterno) è stata proprio quella di consegnare il Paese a quella vulnerabilità e a quella ricattabilità. La Panzana sta nel fatto che viene usata per mascherare il carattere “interno” del vincolo o, peggio, per farlo apparire senza alternative.

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    4. Il vincolo è molto più interno che esterno, verissimo.

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  2. Antonello Climan: Anche io ho sentito Fabbri sulla sua pagina tiktok fare quell'affermazione.
    Purtroppo mi rendo conto sempre di più che l'economia, come anche la geopolitica sono completamente mistificate e manipolate. Che sia mala fede o limiti di "immaginazione" qualsiasi discorso viene fondato su dogmi, basi e assunti che sono "sbagliati". Non si riesce mai a pensare o a dire che esistono tante alternative. Non si dice mai che l'economia è un'invenzione dell'uomo e come tale può essere pensata in modo molto diverso.
    L'economia così come viene proposta è a senso unico, genera inevitabilmente diseguaglianze ed è assolutamente tecnicamente definibile neo-feudale ed opprimente. Il denaro è in modo assurdo trattato come fosse una merce, ma una merce speciale: appartiene a chi la emette ed è soggetta a tasso di interesse composto. Con queste assunzioni il banco stravince sempre ed ha potere assoluto come un despota qualsiasi. Inoltre, dettaglio non trascurabile, l'emettitore di moneta è sostanzialmente completamente autonomo da qualsiasi forma democratica.
    Chi vuole capire può vedere una realtà inaccettabile, altrimenti continui pure a fare il bovino al macello.

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  3. POST. PRIMA PARTE

    Lucio Caracciolo, il direttore di Limes, e Dario Fabbri, suo “delfino” storico , sanno benissimo che la UE che è stata fatta nascere e sviluppata dalla CIA , un evergreen in questo senso:

    https://www.italiaoggi.it/news/la-ue-fatta-nascere-dalla-cia-2053384



    in particolare il seguente passaggio finale da sottolineare col pennarello rosso:



    "L'archivio scoperto da Paul contiene anche un memorandum datato 11 giugno 1965 in cui la sezione «affari europei» del dipartimento di stato Usa consiglia al vice-presidente dell'allora comunità economica europea, l'economista francese Robert Marjolin, di perseguire l'obiettivo dell'unificazione monetaria europea agendo sottotraccia: gli raccomanda di sopprimere il dibattito al riguardo fino al momento in cui «l'adozione di tali proposte diventerà virtualmente inevitabile»."

    e quindi fanno finta che non esista un classico gigantesco "Elefante Nella Stanza" del genere e tergiversano con la balla che la Germania garantisce il debito pubblico italiano.



    Proseguimento:

    https://www.lafionda.org/2024/06/15/il-limite-di-limes-e-il-nostro/


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  4. POST. SECONDA PARTE


    Per rendersi conto meglio fino a che punto ci tengono a mantenere lo status quo euro atlantico anche sull'Italia facendo ridicoli voli pindarici intellettuali, vedasi il seguente articolo:

    "ll limite di Limes, e il nostro", di Mimmo Porcaro per La Fionda, 15 giugno 2024

    Recentemente Limes, una delle pochissime entità culturali italiane capaci di porsi all’altezza dei problemi attuali, ha formulato una chiara proposta di politica estera per il nostro paese, proposta che merita di essere discussa perché, pur proseguendo un ragionamento avviato da molto tempo, rappresenta un importante salto di qualità[1]. Mossa dall’esplicito, lodevole intento di far sì che l’Italia eviti di trasformarsi in mero oggetto delle dinamiche internazionali e ne divenga invece pienamente soggetto, la rivista da voce ad interventi spesso assai condivisibili che ci parlano delle condizioni di questo auspicato protagonismo: ridiscussione dell’euro, reindustrializzazione della penisola, rafforzamento dell’unità contro la frammentazione regionalistica, politiche demografiche centrate sul lavoro femminile e giovanile, mutamenti decisivi nella politica scolastica, nella gestione dell’immigrazione, ecc.. Ma il clou della proposta riguarda, come detto, la collocazione del paese nello scontro geopolitico in atto.

    Relazioni pericolose

    E sul punto non si poteva essere più chiari: nell’editoriale del fascicolo dedicato a Una certa idea di Italia, si invoca infatti “un accordo bilaterale speciale con gli Stati Uniti, […r]icostituente della nostra pressoché nulla deterrenza , onde anticipare guerre da cui saremmo sopraffatti”[2]. E nel corpo del fascicolo si precisa che, posto che il problema principale degli Stati Uniti è la Cina e che Washington non può più (se mai ha veramente potuto) controllare tutte le aree critiche del globo, posto inoltre che di difesa comune europea è persino ozioso parlare, per non restare sguarnita l’Italia deve operare una vera rivoluzione copernicana e decidersi una buona volta a sparare, ossia a svolgere in prima persona, in stretta connessione con gli Stati Uniti e anche grazie ad una integrazione crescente della nostra industria militare in quella nordamericana, una particolare funzione di controllo e sedazione delle crisi mediterranee: deve insomma “[…]giocare attivamente partite sporche per evitare che diventino conflitti e accumulare così sufficiente credito da sedersi al tavolo in attesa del nuovo round”[3]. E ricavarne comunque una speciale “copertura” statunitense, unita però al riconoscimento di “ampi spazi di autonomia” nell’area a lei essenziale: escludendo ovviamente una cooperazione con Russia o Cina[4] . Si riconosce che l’area è piena di rischi e insidie, essendo teatro di una vera e propria manovra di aggiramento da parte di Mosca: ma ci si trae d’imbarazzo sostenendo che si tratta comunque di una seconda linea di scontro, ben diversa da quella dell’Ucraina e dei paesi viciniori.

    Questa tesi deve essere respinta con decisione, nonostante non sia affatto formulata dal punto di vista di un atlantismo viscerale e becero, ma argomentata con la necessità di assicurare un ruolo relativamente autonomo al paese e nel contempo di favorire le asserite tendenze statunitensi ad una soluzione non bellicista delle tensioni con la Cina. Anche qui: intento assai lodevole; ma perseguito in maniera del tutto contraddittoria, e con poco fondamento.

    Proseguimento:

    https://www.lafionda.org/2024/06/15/il-limite-di-limes-e-il-nostro/

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  5. io stesso ho commentato alcuni video di limes in cui Caracciolo sostiene che la Germania deve realizzare enormi surplus commerciali perchè con essi deve sostenere un avanzato stato sociale( mentre è vero proprio il contrario cioè i surplus commerciali equivalgono ad un forte risparmio pubblico e/o privato) ... gli ho risposto che è meglio che si occupi di geopolitica e lasci stare l' economia

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