sabato 6 febbraio 2016

Perché l’offerta non è un vincolo alla ripresa

Quando finalmente ci si deciderà a immettere domanda nel sistema economico, la ripresa potrebbe essere rallentata dal fatto che in questi anni c’è stata una forte caduta di investimenti tecnici, e molte chiusure d’imprese ? potremmo, in altri termini, scoprire che se riprende la domanda, manca l’offerta ?

Ho sentito spesso esprimere questa preoccupazione, ma aneddoticamente. Non ho visto dati e studi convincenti sul tema.

Naturalmente, dopo il 2008 e soprattutto dopo il 2011, gli investimenti tecnici delle aziende sono caduti pesantemente. Ma questo non significa che la capacità potenziale dell’economia italiana sia scesa. Casomai, ritengo, è mancata la crescita che in un periodo normale sarebbe stato logico attendersi.

Fallimenti e discontinuità aziendali ovviamente ce ne sono stati parecchi, ma le esportazioni sono comunque più alte oggi che nel 2008. Prova, questa, che dove c’è domanda le aziende italiane vendono più di prima. E che quelle più vocate all’export (che poi spesso sono le migliori) ci sono ancora tutte, se la cavano discretamente e qualcuna, nonostante tutto, anche molto bene.

Quello che manca è, evidentemente, la domanda interna.

E’ plausibile che il percorso di ripresa abbia, in effetti, un’isteresi, nel senso che inizialmente verrà riassorbita la disoccupazione e il sottoutilizzo di capacità oggi esistente. Il che però implica – dato che il PIL reale italiano 2015 è inferiore del 9% rispetto al 2007 – qualcosa come tre anni di crescita al 3%.

Poi, constatato che il lungo periodo di stagnazione e depressione è alle spalle, si verificherà anche un recupero degli investimenti tecnici. Il che per inciso può costituire un elemento di intensificazione della ripresa, non nel primo paio d’anni ma senz’altro successivamente.

Tra l’altro, aver “saltato” un ciclo di investimenti tecnici può, paradossalmente, dare effetti positivi a medio-lungo termine. Quando finalmente si riprenderà a investire, l’azienda italiana avrà (in media) un’anzianità impiantistica inferiore rispetto al concorrente estero.

Un altro elemento a favore della tesi che non c’è un problema di contrazione dell’offerta è che, diversamente, l’economia non sarebbe a rischio deflazione. Quando nei primi anni Settanta l’”oil shock” ha pesantemente contratto il valore aggiunto potenziale dell’economia (non per il venir meno di capacità fisica ma, in quel caso, per l’aumento del costo degli input) è salita fortemente l’inflazione (e non solo in Italia, ovviamente). Oggi non si vede nulla di tutto questo: al contrario, Draghi non sa dove sbattere la testa per creare dinamica positiva nei prezzi…


Nel momento in cui, finalmente, si rivitalizzerà la domanda, non mi aspetto vincoli dal lato della capacità del sistema economico di soddisfarla. Casomai, sorprese positive riguardo a intensità e velocità del recupero.

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