domenica 18 dicembre 2016

Imprenditori e capitalisti amano la crescita ?

A prima vista, può sembrare una domanda quasi retorica, a cui rispondere “ovviamente sì” senza pensarci troppo, o senza pensarci affatto. Chi sviluppa attività economiche e mette in atto progetti d’investimento è animato da un sacro fuoco interiore, vuole vederli crescere, sogna grandi organizzazioni e conquiste di mercati…

O forse anche no ?

Se consideriamo la questione dallo stretto punto di vista delle valutazioni economiche, così come espresse per esempio dalle quotazioni di borsa, non è affatto garantito che la crescita implichi maggior valore. Per crescere occorre investire. Il punto chiave è quanto renda il capitale investito.

Le aziende di successo naturalmente sono in grado di svilupparsi ottenendo remunerazioni pari a un multiplo dell’investimento. Ma non tutte le aziende hanno successo, il che significa che molte altre sono nella posizione opposta – mettono soldi in strutture, persone, impianti, ricerca e scoprono poi di aver bruciato valore.

Investire significa (anche) prendersi rischi. L’imprenditore tipico, e ancora di più il capitalista finanziario tipico, tende a ricercare rendite di posizione. Attività protette con rendimenti stabili e rischi minimi. L’ideale sono alti margini con poca necessità d’investire. E se non c’è crescita, non è poi un dramma.

Ci saranno sempre ampi segmenti del mondo imprenditoriale orientati a puntare su attività statiche, che producono flussi di cassa senza bisogno di reinvestirli.

E poi ci saranno anche gli innovatori che, per natura e DNA, si svegliano ogni mattina con un’idea e con un progetto nuovo. Ma non diamo per scontato che siano la maggioranza. Sono forse più numerosi gli imprenditori-capitalisti molto preoccupati dai problemi e poco stimolati dalle opportunità. Perché gestire e organizzare vuol dire, va anche detto, affrontare un problema ogni minuto.

Non voglio con questo accusare il ceto imprenditoriale di miopia congenita e irreversibile. In Italia, ad esempio, non ho dubbi che i capi d’azienda siano oggi fortemente preoccupati per la deriva catastrofica causata dall'euroausterità. Il dato di fatto però è che fin qui l’hanno ampiamente accettata e assecondata. Il governo adotta politiche che impediscono qualsiasi tipo di ripresa ? però in cambio mi dà il jobs act e mi crea un bacino di forza lavoro a basso costo ? non lo ritengo magari l’ideale, ma non alzo troppo la voce per far sentire il mio dissenso, anzi…

Tutto questo ha un limite – far terra bruciata intorno a sé non è a lungo andare un vantaggio per nessuno. E speriamo di essere vicini al momento in cui il pendolo oscillerà nella direzione opposta. Ma così è andata in questi anni, e non è spiegabile se ci si scorda che per ogni innovatore schumpeteriano c’è almeno un aspirante rentier. Anche se tutti e due hanno scritto “imprenditore” sulla carta di identità.


2 commenti:

  1. e non dimentichiamo che passano anche grande parte del loro tempo a scannarsi reciprocamente....

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