domenica 22 dicembre 2019

I poveri pensionati giapponesi


Il Giappone rappresenta una confutazione vivente della tesi secondo la quale l’alto debito pubblico produce alta inflazione, alti tassi d’interesse e rischi di default.

Il debito pubblico giapponese è pari al 240% del PIL, ma è in yen, ed è garantito dalla potestà di emissione monetaria del paese. La Banca Centrale in effetti ne ha acquistato quasi la metà del totale.

L’inflazione è a zero, i tassi d’interesse pure, e il mercato, correttamente, stima a livelli infinitesimali il rischio default dello Stato.

Curiosamente, qualche commentatore controbatte, di fronte a queste constatazioni, che “non tutto è perfetto nell’economia giapponese”. E ogni tanto a titolo di esempio vengono riportati articoli come questo: secondo i quali il sistema pensionistico è estremamente ingiusto e inefficace, al punto che un numero non irrilevante di anziani giapponesi commettono piccoli reati per farsi arrestare e sfuggire così all’indigenza e alla solitudine.

Dall’articolo, a dire il vero, pare che il problema sia più la seconda che la prima. Ma il punto non è questo.

Non ho la minima idea in merito a quanto il sistema pensionistico giapponese sia o non sia equo ed efficiente. Può darsi che sia orribilmente male impostato.

Ma se anche così fosse, questo non dimostra per niente che le difficoltà “nascono dal debito pubblico”.

Può darsi che l’allocazione delle risorse intermediate dal settore pubblico non sia in questo caso la migliore possibile. Può darsi che più yen dovrebbero andare ai pensionati. Queste sono scelte che competono al governo e al parlamento del paese, che a loro volta ne rispondono all’elettorato.

Rimane il fatto non esistono, ai livelli attuali (quasi doppi di quelli italiani) vincoli di allocazione delle risorse imputabili alla dimensione del debito.

Non ci sono prezzi fuori controllo. Non ci sono tassi fuori controllo. Non c’è nulla che impedisca di spendere di più per le pensioni.

Non c’è lo spauracchio dello spread che condiziona le politiche economiche del paese e genera paurosi livelli di disoccupazione, di sottoccupazione, di spreco delle risorse produttive (lasciandole in larga misura inoperose).

Questi problemi li ha l’Italia. Con un debito pubblico, in rapporto al PIL, pari a poco più della metà del Giappone: ma in euro, e con gli insensati meccanismi di funzionamento dell’euro.


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