giovedì 12 dicembre 2019

La battaglia del MES e la non-guerra dei CCF


Giusto e doveroso opporsi alla riforma MES: ma l’Italia deve procedere sulla strada dei CCF. Senza bisogno di “battagliare” con nessuno.

La scena politica di quest’ultimo paio di settimane è stata ampiamente occupata dai problemi connessi alla “riforma MES”. E con ottimi motivi. L’intero processo si è fin qui svolto in modo tale da prestare il fianco a serissime critiche, sia di metodo che di merito.

Nel metodo, è del tutto inaccettabile l’opacità con cui il governo Conte (sia I che II) ha condotto le interlocuzioni a livello UE, nonostante gli esponenti della maggioranza parlamentare gialloverde avessero espresso forti dubbi e riserve.

Nel merito, non si vede come questa riforma dovrebbe migliorare la posizione italiana nel contesto dell’eurozona. Mentre, al contrario, si delineano molteplici situazioni in cui potrebbe risultare (ulteriormente) deleteria.

Chi difende la riforma afferma, ad esempio, che il MES potrebbe supportare il fondo di risoluzione unico per le banche, rafforzandone le capacità d’intervento. Ma possiamo contarci, quando in passato è stata addirittura bloccata sul nascere (casi Etruria – Marche - Carife – Chieti) la possibilità di attivare il fondo interbancario italiano (organismo totalmente privato) adombrando (incredibilmente) il dubbio che si sarebbe trattato di un aiuto di Stato ? E infliggendo, di conseguenza, perdite a decine di migliaia di obbligazionisti ?

E’ molto più plausibile che, come già accaduto soprattutto con i casi greco e spagnolo, i nuovi meccanismi MES rendano ancora più facile addossare al “conto comune dell’Eurozona” e quindi anche all’Italia le perdite subite da banche francesi e tedesche.

Addirittura comica, poi, l’affermazione secondo la quale l’Italia non si deve preoccupare perché “il nostro debito pubblico comunque è sostenibile”. Quindi dovremmo impegnarci fino a un massimo di 125 miliardi per un meccanismo assicurativo del quale ci viene detto che non avremo necessità ?

Vi è mai venuto a trovare un agente assicurativo per dirvi “sottoscriva questa polizza, in teoria se si verifica il sinistro potremmo espropriarle la casa prima di pagare il rimborso, però non è un problema perché in realtà il sinistro è impossibile” ?

Tutto comico, dicevo: se non fosse tragico.

Il risultato della levata di scudi della Lega e anche di una parte del M5S è che la conclusione dell’accordo è stata rinviata a inizio 2020. La classica tattica UE di calciare il barattolo in avanti. E’ stato quindi evitato, per ora, il peggio, anche se il problema tornerà in primo piano tra pochi mesi.

Nel frattempo potrebbero essere accadute parecchie cose – tra cui magari la caduta del governo Conte II e le elezioni anticipate.

Poteva andare peggio. Però rimango estremamente preoccupato nel constatare che l’Italia continua a muoversi, affannosamente e con il rischio di non riuscire a tamponare le falle prima che la barca affondi, sempre e solo per evitare danni peggiori. Perché, tra parentesi, mi auguro anzi conto sul fatto che si riesca a non peggiorare il MES. Ma il MES comunque esiste, ed ha già fatto grossi danni così com’è.

Nello stesso tempo, continua a non vedersi una strategia di soluzione complessiva delle eurodisfunzioni.

Lo strumento esiste, ed è il progetto CCF. Ed esiste anche una significativa porzione di parlamentari M5S (una novantina in tutto) che hanno sottoscritto la proposta di legge che abbiamo presentato a Roma lo scorso 2 dicembre.

Non è poco, anzi potenzialmente è un passo decisivo. Purtroppo novanta parlamentari non sono la maggioranza della compagine M5S, e comunque il M5S al governo ci sta (per quanto ancora ?) con il PD, la cui unica preoccupazione è ingraziarsi l’establishment di Bruxelles. E negoziare, s’intende, contropartite non per il paese ma per i singoli. Un commissariato UE qui, un posto nel consiglio di amministrazione della grande istituzione finanziaria là.

Questo assetto non durerà. Ma la futura compagine governativa, quale che sia, deve dimostrare una chiarezza di idee che io continuo a non vedere.

La Lega per esempio è molto efficace nella comunicazione, nella critica, nel battage mediatico. Ma immaginiamo che a breve ci siano nuove elezioni e che Salvini diventi capo del governo, sostenuto da una compatta maggioranza. Come intende muoversi ?

Rompe l’euro – missione quasi impossibile, date le complessità politiche e operative ? rivede i vincoli di deficit – missione del tutto impossibile, dato che non c’è NESSUNA volontà da parte degli europartner di aprire questo tavolo ?

Il progetto CCF, invece, è sia attuabile che risolutivo. Non è una “battaglia da vincere” (contro chi, poi ?). E’ un progetto perfettamente compatibile con trattati e regolamenti UE, così come sono oggi.

Si tratta semplicemente di introdurre i Certificati di Compensazione Fiscale, spiegando con chiarezza (in termini tecnici, non strombazzati né imbonitori) che il rapporto tra Maastricht Debt (quello da rimborsare e rifinanziare sul mercato) e PIL calerà costantemente. E che questo sarà possibile in quanto le azioni espansive necessarie saranno attuate con i CCF.

La spiegazione serve non per chiedere autorizzazioni alla UE (non ce n'è alcuna necessità). Serve per chiarire ai mercati finanziari che la loro posizione creditoria diventa più forte, non più debole di prima.

E i mercati finanziari sono gli unici interlocutori che realmente contano. La UE e la BCE non danno soldi né garanzie. I mercati sì, da quando – errore ciclopico, catastrofico, ma è successo – l’Italia ha convertito il proprio debito pubblico da lire a moneta straniera.

Occorrono chiarezza di idee e determinazione. Ma non c’è da scendere in guerra contro nessuno.

La mia preoccupazione è che vedo un considerevole attivismo nel fare polemica da talk-show. Che per molti fini è anche utile, anzi indispensabile. Ma persone che abbiano (primo) identificato la linea di azione corretta, e che (secondo) abbiano concrete possibilità di essere alla guida (sui temi economici) del governo futuro, e quindi adottare la linea d’azione corretta - quelle non le vedo.

Magari mi sfugge qualcosa. Magari raffinate e abilissime strategie sono pronte per essere introdotte, non appena ce ne saranno le condizioni politiche.

Ma dopo sette anni di lavoro sul progetto CCF, durante i quali ho seguito da vicino l’eurodibattito e le varie idee che affioravano, mi appare difficile che nulla sia trapelato.

E questo mi lascia molto, molto perplesso.


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