giovedì 3 settembre 2020

Il pareggio di bilancio è fonte di instabilità


Siete sorpresi dal titolo di questo post ? non dovrebbe essere una verità elementare, un’ovvietà, il fatto che il pareggio del bilancio pubblico sia un fattore chiave per la stabilità economica e finanziaria di un paese ?

E’ vero esattamente il contrario.

Se il PIL nominale che un paese è in grado di generare aumenta, di pari passo con la crescita della produttività e con un moderato tasso d’inflazione, deve aumentare di pari passo il potere d’acquisto a disposizione dei propri residenti (famiglie e aziende).

Diversamente, non sarebbe possibile acquistare i beni e i servizi che l’economia è in grado di produrre. Si creerebbero quindi i presupposti per il sottoutilizzo delle risorse produttive, e di conseguenza per la disoccupazione.

Il potere d’acquisto in circolazione può crescere attraverso vari canali.

UNO, il credito privato si espande. Ma se la crescita del potere d’acquisto è tutta generata dal credito privato, il sistema economico diventa instabile, perché banche e intermediari finanziari tendono ad agire in modo prociclico. Aumentano il credito quando le cose vanno bene e lo contraggono quando ci sono problemi.

DUE, il paese genera costantemente surplus negli scambi con l’estero. Ma questo significa che altri paesi si devono indebitare. Si crea quindi instabilità a livello internazionale.

TRE, i prezzi scendono e quindi il potere d’acquisto in circolazione aumenta non in termini nominali ma in termini reali. Ma questo è uno scenario di deflazione, che crea instabilità perché aumenta il valore reale di debiti, pagamenti di interessi, mutui, affitti e costi fissi in genere. Si creano grosse difficoltà per chi deve sostenere i relativi pagamenti e si innesca una catena di default e un processo di contrazione dell’attività produttiva.

L’unica maniera di espandere il potere d’acquisto in circolazione che non sia intrinsecamente fonte di instabilità è il deficit del bilancio pubblico. Lo Stato spende più di quanto tassa, nella misura opportuna ad assicurare il pieno utilizzo delle risorse produttive del paese (altrimenti detto: portando la domanda totale di beni e servizi al livello che satura la capacità produttiva del sistema economico).

E questo deficit viene finanziato dall’emissione di moneta nazionale, o di debito pubblico denominato in moneta nazionale, o di un adeguato succedaneo della moneta nazionale quali i Certificati di Compensazione Fiscale, consentendo allo Stato emittente di evitare sempre e comunque il default.

Mediamente, il bilancio pubblico deve essere in deficit, ponendo attenzione a evitare eccessi che inneschino livelli di inflazione troppo alti, o deficit cronici nei saldi commerciali esteri.

Il deficit pubblico può e deve oscillare – essere alto nei periodi difficili e basso (al limite può diventare temporaneamente un surplus) se l’economia rischia di surriscaldarsi.

Ma in media, il bilancio pubblico deve essere in deficit, per qualche punto percentuale all’anno.

Puntare al pareggio di bilancio “strutturale”, come pretende di fare il Fiscal Compact, è semplicemente un non-senso macroeconomico. Una superstizione che ha prodotto danni enormi.


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