domenica 25 settembre 2022

Mercato azionario: attenzione ai tassi reali

 

In attesa dei risultati elettorali, un commento su tutt’altro argomento: i mercati azionari.

Mercati che stanno attraversando un’annata decisamente sgradevole. Prendendo a riferimento l’SP500, dai massimi raggiunti nei primi giorni dell’anno (4.800) oggi siamo intorno a 3.700. Una caduta in termini nominali del 23% (e del 30% circa reale tenuto conto dell’inflazione).

Ed è assolutamente possibile che i minimi debbano ancora arrivare. Anche perché l’anno è iniziato con una forte sopravvalutazione. Il livello attuale può essere considerato all’incirca equilibrato come prospettiva di medio-lungo termine. Ma non sono livelli stracciati, di quelli che rendono inevitabile (o quasi) un rapido rimbalzo.

Una cosa però va aggiunta. I mercati stanno reagendo a incrementi di tassi d’interesse – in parte attuati, in parte preannunciati per i prossimi mesi – più sostenuti di quanto si pensasse. Motivo ? le banche centrali vogliono riportare sotto controllo l’inflazione (che tassi più alti siano la strategia migliore si può discutere, anzi io non lo credo, ma conta quello che pensano LORO).

Però va anche ricordato che il tasso di riferimento per il mercato azionario dovrebbe essere quello reale, non quello nominale. E se l’inflazione è 8% e i tassi nominali 4%, il tasso reale è -4%, che in realtà è più basso rispetto a un anno fa (quando l’inflazione era 2% e i tassi nominali 1%, quindi i tassi reali stavano a -1%).

Come spesso succede, siccome l’inflazione futura è difficile da prevedere mentre il tasso nominale è un dato oggettivo, i mercati reagiscono, almeno nel breve termine, alle variazioni, appunto, del tasso nominale e non di quello reale.

Certo, ci sono anche incertezze particolarmente forti riguardo all’andamento dell’economia e alla situazione geopolitica. Che però impattano sull’Europa molto più che sugli USA (che è autonoma del punto di vista degli approvvigionamenti energetici). E infatti il 2023 sarà un anno di recessione qui, non (o comunque meno pesante) oltre Atlantico.

Tornando ai tassi nominali e reali, chi guarda solo i nominali perde di vista un elemento fondamentale: che l’investimento in aziende protegge dall’inflazione. Non necessariamente nel breve, ma sicuramente nel medio-lungo termine.

Riguardo ai mercati USA (sugli altri mi dichiaro incompetente, non li seguo) se avete soldi da investire il mio consiglio (non richiesto, ma lo do lo stesso) è: non abbiate fretta. Ma se la correzione prosegue e peggiora, ci saranno condizioni per entrare (o incrementare) ed esserne assolutamente soddisfatti. Purché si abbia un poco di pazienza.

 

2 commenti:

  1. Luca Pieroni: caro Marco purtroppo come scrivi tu conta cosa pensano "loro, e loro pensano sbagliato... Approfittando del fatto di aver creato un senso comune legato a quei parametri.... Sai quante volte ho discusso sul fatto che le aziende nel lungo proteggono dall'inflazione più del RE.... Eppure la convinzione comune è il contrario, con danni ai patrimoni spesso irreparabili se non in decadi.

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    1. Il real estate ha protetto molto bene in Italia fino a una ventina d’anni fa… ora non più.

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