domenica 7 maggio 2023

L’insensata demonizzazione delle PMI

 

Un altro tema di cui ho parlato tempo addietro, e un altro luogo comune duro a morire: la presunta inefficienza causata all’economia italiana da una dimensione media delle aziende inferiore agli standard degli altri paesi.

Vero, le piccole aziende tendono a essere meno “produttive” delle grandi, se la produttività è misurata in termini di valore aggiunto per addetto. Vero, gli investimenti tecnici tendono a essere inferiori (sempre rispetto alle grandi) in proporzione al fatturato aziendale, o ad altri indicatori dimensionali.

Quello che viene regolarmente trascurato è che il valore aggiunto è una misura di redditività (non di produttività fisica), ma una misura di redditività LORDA. Si tratta delle disponibilità economiche (ante imposte) che l’azienda genera e che devono remunerare il lavoro E IL CAPITALE IMPIEGATO.

E tra l’altro è una misura di redditività ante ammortamenti. Significa che il valore aggiunto deve anche coprire l’usura di impianti e macchinari, che devono essere costantemente e adeguatamente rinnovati e sostituiti: altrimenti l’azienda ha una vita residua di pochi anni.

Le grandi aziende tendenzialmente sono più capital intensive delle piccole, e la ragione è intuitiva. Grossi investimenti a parità di dimensione tendono a tagliar fuori le piccole aziende imprenditoriali, che si concentrano in attività che possono essere avviate e sviluppate con risorse finanziarie e accesso al capitale limitati.

Non è quindi affatto detto che una grande azienda, con grossi fabbisogni d investimenti per addetto, abbia più soldi a disposizione per remunerare il lavoro (altrimenti detto, per pagare stipendi più alti).

Non è affatto detto che cresca più velocemente. Non è affatto detto che contribuisca più delle piccole al benessere economico del paese.

E una prova molto chiara di queste ultime affermazioni sta nel fatto che PRIMA DELL’EURO e dei vincoli europrescritti, l’economia italiana cresceva, in produttività del lavoro e in reddito procapite, quanto se non più degli altri paesi europei occidentali. Nonostante la dimensione aziendale fosse in Italia, esattamente come oggi, inferiore alla media europea.

Aumentare la dimensione media delle aziende italiane, quand’anche si sapesse come fare, è la classica non soluzione a un non problema.

Salvo adottare politiche che intervengano sul tema VERO - far crescere di più l’economia, e quindi le dimensione delle aziende SIA PICCOLE CHE GRANDI, liberandosi della vera palla al piede dell’economia italiana: i vincoli dell’eurosistema.

Per esempio, con la Moneta Fiscale.


4 commenti:

  1. Luca Pieroni: Non ultimo... noi facciamo cose che gli altri non riescono a fare e non solo nel design, mobile, moda, alimentare, ... ma anche nella tecnologia, meccanica, robotica, ... solo che sono cose che non portano a numeri enormi ma che senza è peggio. Per noi è per gli altri. I meccanismi oleodinamici per le cabriolet le fanno qui e gliele comprano tutti... ma questo porta a qualche milione di fatturato non miliardi. Giusto per un esempio.

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    1. Cinquanta aziende da venti milioni ne fanno una da un miliardo. Mettere in crisi le cinquanta non ne fa nascere una in più da un miliardo.

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  2. Enrico Bellelli: Prima dell'euro avevamo però anche la grande industria dell'Iri, oltre ad alcune grandi aziende private come Olivetti, Fiat, Pirelli. La piccola impresa era una parte importante della nostra economia, ma conviveva con la grande impresa anche pubblica (d'altronde anche in Germania, dove le due realtà convivono). È a partire dagli anni '90 che si è iniziato a spingere solo sulla piccola impresa, la finanza creativa e le privatizzazioni-spezzatino delle grandi aziende di Stato. Per poi infine accusare i pochi piccoli imprenditori superstiti di non aver saputo fare i grandi imprenditori.

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    1. Non è che si è spinto sulla piccola impresa, si è fatto spezzatino - appunto - della grande industria pubblica. MENO MALE che avevamo le PMI, altro che demonizzarle. Da notare comunque che i sostenitori delle privatizzazioni di allora sono in larga misura quelli che OGGI dicono che le aziende italiane sono troppo piccole e che è un problema... (con quale "logica", l'ho scritto nel post).

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