Ancora sul mirabile piano Draghi, che buona parte
della stampa italiana sta già incensando come la soluzione di tutti i guai
della UE e anche del nostro paese.
Le probabilità che il piano decolli al momento
appaiono nulle, semplicemente perché, ottimo, buono, scarso o pessimo che sia,
dovrebbe essere finanziato (afferma Draghi) da debito comune, e i paesi frugali
del nord – Germania in testa – non ne vogliono sapere mezza, come si dice a
Bologna.
Va aggiunto che non si capisce perché queste “sfide
epocali” a cui le UE va incontro dovrebbero essere affrontabili solo
utilizzando debito comune. E neanche perché non potrebbero essere gestibili da
singoli paesi, visto che le possibilità di azione sono comunque date dalla
somma dei mezzi a disposizione di chi le azioni le vuole intraprendere. Non si
moltiplicano, in altri termini, solo perché gli appiccichi l’etichetta UE.
Certo, alcune cose probabilmente si fanno meglio con
uno sforzo congiunto e coordinato. Altre magari no. Ma se la volontà di attuare
uno sforzo congiunto e coordinato esiste, si può benissimo procedere tramite un
accordo tra Stati: magari alcuni e non tutti.
O meglio si potrebbe se non ci fossero i vincoli
finanziari imposti dalla UE stessa, che sono stati rivisti ma assolutamente non
superati dalla recente revisione del patto di stabilità, e sui quali non c’è
volontà comune per ulteriori modifiche.
Il superamento del vincolo finanziario per attuare, in
tutto, in parte, o in qualche misura, il piano Draghi o qualsiasi altra azione di
dimensioni rilevanti, è possibile. Facilmente.
Basta consentire ai vari Stati di emettere la propria
moneta. Per esempio sotto forma di Moneta Fiscale.
Se Draghi pensasse veramente che l’attuazione del suo
piano è vitale, prenderebbe in serissima considerazione questa ipotesi.
Se non lo fa, mi pare evidente che l’attuazione del
suo piano servirebbe ad altro. A spogliare di ulteriori leve d’intervento gli
Stati, a trasferire ulteriori poteri all’euroburocrazia.
Stavo per concludere il post con quest’ultimo
paragrafo. Ma poi, colpo di scena, scopro che nel documento presentato da
Draghi (“The Future of European Competitiveness”) spunta, a pagina 38 della
parte B, quanto segue (grazie a Fabio Conditi per la segnalazione)
Ohibò. Non me l’aspettavo. Ci sarebbe da chiedersi allora
perché Draghi, da presidente del consiglio italiano, abbia insabbiato la libera
circolazione dei crediti fiscali (quelli legati a Superbonus e crediti fiscali
immobiliari in genere).
Continuo a pensare che non se ne farà nulla e che il
rapporto Draghi resterà lettera morta.
Ma chissà, il mondo è strano.