Conversando con Giovanni Piva, mi sono reso conto della
necessità di chiarire alcune cose in merito all’effetto espansivo del deficit pubblico
e a come questo effetto (non) vari in funzione di come viene “finanziato”.
Deficit pubblico significa che lo Stato spende più di
quanto preleva con le tasse. Quindi immette moneta nell’economia. Questo è
(dovrebbe essere ?) chiaro a chiunque.
Tuttavia, se contestualmente lo Stato emette titoli
per “finanziare il deficit”, la moneta immessa viene ritirata e quindi l’effetto
espansivo sparisce. Giusto ?
NO.
Lo Stato quando spende, spende MONETA. Quella entra
nell’economia.
E se lo Stato spende per stipendi pubblici o per
investimenti, IMMEDIATAMENTE genera PIL. La moneta passa di mano (arrivando al
dipendente pubblico o al fornitore delle opere pubbliche) che si ritrovano con
un incremento del loro risparmio finanziario.
Se viene loro offerta una forma di impiego sotto forma
di titoli di Stato, sono di solito interessati ad utilizzarla. Ma l’effetto espansivo
sul PIL SI E’ COMUNQUE GIA’ VERIFICATO.
NON è affatto vero che “l’effetto espansivo svanisce
perché la moneta precedentemente emessa viene ritirata”.
OK, obietta qualcuno, ma se invece il deficit alimenta
trasferimenti (esempio, pensioni) o riduzioni di tasse, che non contribuiscono
direttamente al PIL ?
In questo caso l’effetto espansivo avviene per la
quota di trasferimenti / riduzioni di tasse che si trasforma in spesa del
ricevente, e non in crescita del suo risparmio personale. Una stima plausibile
è che l’80% sia spesa e il 20% sia risparmiata.
Bene, su 1.000 euro di deficit 800 verranno spesi, e
accresceranno le disponibilità finanziarie dei fornitori di beni e servizi
verso cui la spesa si è diretta. I quali saranno poi interessati a utilizzare i
titoli di Stato, SE vengono emessi, come strumento di impiego delle LORO
accresciute disponibilità finanziarie. I 200 resteranno ai percipienti, i quali
a loro volta li impiegheranno – magari in titoli di Stato.
Spero a questo punto sia chiaro che l’effetto espansivo
del deficit pubblico deriva dalla quota di deficit che viene SPESA IN BENI E
SERVIZI, a prescindere che il deficit pubblico si accompagni all’emissione di
titoli di Stato – o meno.
Un altro esempio che forse aiuta a chiarire ulteriormente
quanto sopra. Immaginiamo che lo Stato spenda non utilizzando la moneta ma
DIRETTAMENTE titoli di Stato. Esempio: assume un insegnante o un infermiere e
lo paga in BTP. Non si usa, ma non c’è nulla di tecnicamente impossibile, e
neanche di tecnicamente complesso.
L’incremento di PIL è esattamente dello stesso importo
rispetto all’eventualità (di gran lunga più comune) di pagarlo in moneta.
E se paghiamo in titoli di Stato una pensione ?
Il pensionato in parte la spende (vendendo prima i
BTP) e in parte trattiene i titoli come forma di risparmio.
E da dove viene la domanda per i BTP venduti dal pensionato
?
Dal fatto che la spesa del pensionato in beni e
servizi accresce le disponibilità finanziarie del fornitore dei beni e servizi
medesimi.
In sintesi: che a fronte del deficit pubblico si
emettano titoli di Stato o meno; che la spesa pubblica avvenga in moneta o in
titoli; NON CAMBIA NULLA riguardo all’effetto di espansione del PIL.
L’effetto espansivo nasce DA UN’ALTRA COSA: dalla
quota di deficit che alimenta, direttamente o indirettamente, la spesa in beni
e servizi.
E l’emissione di titoli di Stato non vanifica nulla
dell’effetto espansivo perché “la moneta precedentemente emessa viene ritirata”.
Conta la maggior disponibilità di potere d’acquisto a disposizione dell’economia
(che il deficit automaticamente incrementa, sia che vengano sia che non vengano emessi
titoli) e la propensione a spendere questo potere d’acquisto.