lunedì 13 ottobre 2025

La finanziarizzazione non è invincibile

 

Consiglio la lettura di un libro pubblicato da pochi mesi, “Prima che tutto crolli” di Luciano Balbo (Longanesi 2025). Contiene parecchie considerazioni illuminanti e centrate sulla finanziarizzazione delle economie, cioè sul predominio dell’establishment finanziario rispetto al sistema produttivo e al sistema economico, sugli effetti negativi che ha prodotto riguardo a diseguaglianze e concentrazione della ricchezza, sul rischio che prima o poi (più prima che poi) inneschi una crisi sistemica.

Consiglio la lettura ma siccome sono un noto rompiscatole (!) segnalo il suo principale (s’intende a mio parere) difetto. Una carenza di interpretazione  di alcuni temi macroeconomici, che conduce l’autore a pensare che gli Stati dipendano necessariamente dai mercati finanziari per sostenere i deficit e i debiti pubblici e che la mobilità dei capitali sottragga ai singoli governi la capacità di contrastarli (“se no scappano altrove”).

Per la verità qualche sentore che le cose non stiano esattamente così Balbo ce l’ha: cita la MMT commentando grossomodo che sembrano degli eretici ma forse, probabilmente, hanno delle ragioni. Ma è solo un sentore.

I fatti che, rispetto all’interessante esposizione di Balbo, vanno meglio compresi sono IMHO i seguenti (ben noti ai lettori di questo blog…).

UNO: il deficit pubblico non è un impoverimento del paese che lo genera ma un normale strumento di immissione del potere d’acquisto finanziario, che deve crescere di pari passo con lo sviluppo del PIL nominale.

DUE: in assenza di deficit pubblico in moneta sovrana, il potere d’acquisto finanziario cresce solo per il canale privato, il che è appunto un’importante causa della finanziarizzazione di cui Balbo denuncia gli eccessi.

TRE: se lo Stato emette la sua moneta, non c’è alcun bisogno di emettere debito per “finanziare il deficit”. Il deficit pubblico genera automaticamente risparmio privato e l’emissione di debito pubblico è un’opportunità (non una necessità) che viene offerta al settore privato per impiegare il risparmio generato dal deficit.

QUATTRO: se lo Stato controlla l’emissione monetaria, non c’è alcun bisogno di preoccuparsi che gli investitori istituzionali “scappino” rendendo impossibile finanziare la spesa pubblica eccedente le tasse (cioè il deficit).

CINQUE: l’emissione monetaria che si produce nel momento in cui si genera deficit pubblico non è necessariamente inflazionistica. Non lo è se rimette in moto capacità produttiva inutilizzata. Non lo è se viene destinata a ridurre imposte indirette quali IVA e accise (imposte regressive, peraltro).

Molti dei problemi denunciati da Balbo si risolvono restituendo agli Stati il pieno controllo dell’emissione monetaria, e vincolando i governi ad attuare politiche di piena occupazione, e di contenimento dell’inflazione mediante riduzione delle imposte regressive sui consumi (non mediante contrazione della domanda).

Quello che dal libro di Balbo non emerge con sufficiente chiarezza è che un potentissimo fattore di crescita patologica della finanziarizzazione è proprio il dogma dell’indipendenza delle banche centrali. Che in effetti vanno abolite: l’emissione monetaria deve essere gestita direttamente dal ministero dell’economia.

Difficile, politicamente, ottenere tutto questo ? gli interessi costituiti contrari sono fortissimi ? certo che sì. Ma difficile è tutto quello che va nella direzione di  diminuire la presa dell’establishment finanziario su politica ed economia.

Difficile, ma non impossibile. Servono però idee molto chiare su cosa è essenziale ottenere.

 

venerdì 10 ottobre 2025

Chi danneggiano gli zerovirgolisti

 

Claudio Borghi della Lega lamenta che ad ogni consultazione elettorale compaiono sulla scena piccoli partitini che si presentano come sovranisti eurocritici, sottraendo consensi al suo partito. A suo giudizio sono elementi di disturbo, in qualche modo sostenuti / supportati dal PD, che sarebbe il beneficiario della loro presenza. Meno voti alla Lega e al centrodestra, più percentuale e più seggi al PD.

Questo varrebbe, in particolare, per Democrazia Sovrana Popolare di Marco Rizzo, che dei partitini è probabilmente il più visibile (Rizzo sul piano comunicativo ci sa fare, ed è presente sui media più di quanto pesi elettoralmente).

L’interpretazione di Borghi mi lascia dubbioso, per due motivi (connessi).

Uno, dei consensi che ottiene Rizzo qualcuno sarà senz’altro sottratto alla Lega. Ma altri elettori DSP in sua assenza non voterebbero, o voterebbero scheda bianca, o magari M5S. Che l’elettore DSP sia un elettore leghista “fuorviato”  sarà vero in qualche caso, ma nella maggioranza non credo proprio.

Due, il sovranista eurocritico è molto dissuaso dal votare Lega, più che dall’esistenza di Rizzo, da quella di Giorgetti. Che è indistinguibile da un ministro PD se non per il fatto di essere più euroausterico di un ministro PD. Anzi lo definirei MOLTO più euroausterico, visto come ha affossato la Moneta Fiscale (tra l’altro con gli applausi del teammate di Borghi, l'ineffabile Alberto Bagnai).

I problemi della Lega nel farsi apprezzare dai sovranisti euroscettici ci sono, ma Rizzo ? non lo è, o quantomeno non è certo il principale.

 

domenica 5 ottobre 2025

Il deficit pubblico non impoverisce

 

Molti sembrano ritenere che il deficit pubblico impoverisca il paese, apparentemente perché assimilano il bilancio dello Stato a quello di un’azienda, o anche ai conti di una famiglia.

Se gli incassi di una società sono inferiori ai costi, la società perde soldi ed erode il suo patrimonio, giusto ?

Se le spese di una famiglia superano i redditi, la famiglia si indebita, o si mangia il risparmio di cui dispone, no ?

Beh per uno Stato, per un paese, per un'entità nazionale, funziona diversamente.

Ogni centesimo di eccesso di spesa pubblica rispetto agli incassi fiscali corrisponde a un centesimo di soldi immessi nel settore privato dell’economia.

Il settore privato, e quindi il paese nel suo complesso, non si impoverisce a causa del deficit pubblico. Anzi: lo arricchisce, se il maggior potere d’acquisto in circolazione stimola maggiore produzione di beni e di servizi.

Dovrebbe essere ovvio. Ma la falsa analogia tra bilancio pubblico e bilanci privati manda ancora in confusione troppe persone.

sabato 4 ottobre 2025

Indipendenza: magistratura e banca centrale

 

Sento dire che l’indipendenza dal potere politico dell’istituto di emissione monetaria è necessaria “così come lo è l’indipendenza della magistratura”. Ma è una posizione alquanto opinabile.

La magistratura deve essere indipendente nel senso che le sentenze non devono essere formulate sulla base di ordini governativi. Ma devono conformarsi a leggi approvate dal parlamento. Devono essere strettamente applicative. Il principio della subordinazione dell’attività giudiziaria a un organo espressione della sovranità popolare – il parlamento – è rispettato.

Se l’istituto di emissione è indipendente dal governo e dal parlamento, nasce un vincolo alla formulazione della politica economica, non solo monetaria ma anche fiscale – perché l’istituto di emissione può, a quel punto, condizionare le politiche di spesa, tassazione e deficit. Nasce un vincolo che ha tutti presupposti per risultare estremamente stringente.

In democrazia, l’elettorato è sovrano, il governo opera se e solo se ha la fiducia del parlamento, e tutti gli altri organismi pubblici gli sono subordinati. L’ho detto e scritto non so quante volte: se si perora la causa dell’indipendenza dell’istituto di emissione, si nega la democrazia rappresentativa. E anche la sovranità dello Stato.

giovedì 2 ottobre 2025

Moneta: Valore legale e accettazione fiscale

 

Da alcuni scambi di opinioni con Giovanni Piva è emerso un tema che vale la pena di chiarire e ribadire una volta di più.

Quello che dà valore alla moneta non è il suo cosiddetto “valore legale”.

Valore legale significa che nel territorio dello Stato qualsiasi obbligazione finanziaria denominata nella moneta ufficiale del paese può essere estinta consegnando il corrispondente quantitativo della moneta medesima.

Ma per “moneta” s’intendono, nel caso specifico, solo banconote e monete metalliche. Un assegno o un bonifico bancario non hanno valore legale in quanto rappresentano un trasferimento di depositi: e i depositi bancari sono crediti nei confronti di un istituto. Che si impegna a consegnare al titolare un pari quantitativo di moneta legale, ma potrebbe anche rivelarsi insolvente, e quindi venir meno al suo impegno.

Per dare valore alla moneta, è molto più importante l’accettazione da parte dello Stato per estinguere le obbligazioni fiscali. Lo Stato intermedia, sotto forma di prelievo fiscale, quasi la metà del PIL. Se lo Stato accetta un bonifico bancario in pagamento di IVA o IRPEF, questo è un presupposto di valore estremamente forte.

Che cosa significa ? che anche se legalmente un privato non è obbligato ad accettare un bonifico, cioè il trasferimento a suo favore di un deposito bancario, in pratica non si farà problemi, perché ha la garanzia di poterlo utilizzare per pagare tasse.

Il presupposto su cui si regge il progetto Moneta Fiscale è proprio che lo Stato può dare valore a un titolo accettandolo in pagamento di obbligazioni d’imposta, anche nel contesto dell’Eurozona.

Se si utilizza la Moneta Fiscale, lo Stato si riappropria, a tutti gli effetti pratici, della sovranità monetaria, anche se si continua a usare l’euro come moneta legale.

L’emissione di moneta legale (cioè di euro sotto forma banconote e monete metalliche) non spetta allo Stato e può essere effettuata solo dalla BCE (o su sua autorizzazione). Ma se lo Stato emette Moneta Fiscale, il monopolio BCE di emissione della moneta legale diventa irrilevante.