giovedì 16 maggio 2013

Certificati di Credito Fiscale: gli obiettivi

PRIMO, ridare indipendenza monetaria all’Italia. I CCF vengono emessi dallo Stato e assegnati gratuitamente a vari soggetti. Due anni dopo l’emissione, sono utilizzabili per pagare tasse o qualsiasi altro tipo di impegno finanziario verso la Pubblica Amministrazione. Sono moneta nazionale con utilizzo differito.

L’utilizzo è differito per evitare, nell’immediato, la flessione delle entrate statali. In due anni, la ripresa economica produrrà maggiore gettito e compenserà l’effetto dell’utilizzo dei CCF da parte dei riceventi.

 


SECONDO, fornire un forte sostegno alla domanda e all’economia. Anche se l’utilizzo è differito, i CCF saranno negoziabili in anticipo rispetto alla scadenza, e avranno quindi immediatamente un valore.

Emettendo 200 miliardi di CCF all’anno, cittadini e aziende ricevono un forte contributo ai loro redditi e alla loro competitività. Si riassorbe pressoché tutta la disoccupazione che si è formata dal 2007 in poi.

  

TERZO, portare la competitività delle aziende italiane al livello tedesco.
 
I 200 miliardi potranno essere così attribuiti:

-circa 80 alle aziende, per ridurre il costo del lavoro

-circa 70 ai lavoratori

-circa 50 per altre finalità (accelerare il pagamento dei debiti scaduti, sostenere i redditi di ceti sociali disagiati, ripristinare servizi pubblici ecc.)

Con 80 miliardi di riduzione del costo del lavoro, le aziende italiane colmano praticamente tutta la differenza che si è formata, rispetto alla Germania, dall’introduzione dell’euro a oggi.

 


INDIPENDENZA MONETARIA

PIENA OCCUPAZIONE

COMPETITIVITA’ DELLE AZIENDE ITALIANE A LIVELLO TEDESCO

 

Tutto ciò, senza “spaccare” l’euro.

9 commenti:

  1. ...e, soprattutto, aggiungerei se sei d'accordo, senza spaccarlo in maniera abrupta e disordinata.
    Pur non avendo sufficiente conoscenza nel campo, istintivamente ho l'impressione che un evento del genere potrebbe portare a conseguenze di difficile prevedibilità. Che tu sappia Marco sono stati fatti studi o previsioni al proposito nel mondo delle grandi corporate? Su voci dall'estero c'è un articolo tradotto dal greco attribuito ad Allianz possibilmente significativo

    http://vocidallestero.blogspot.it/2013/05/con-questo-post-inizia-la.html

    Ciao

    carlo

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    1. Come dicevo in quest'altro post http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/2013/04/euroexit-possibili-danni-collaterali-i.html
      non mi risulta che siano stati effettuati studi di quel genere. Qualcuno può naturalmente averli elaborati e tenuti riservati. Comunque come spiegavo in quella sede, tentare di stimare i "danni collaterali" è particolarmente difficile perché vanno formulate ipotesi alquanto aleatorie sulle azioni di ritorsione, sui contenziosi legali ecc. Ancora una volta: meglio un break-up che continuare con l'euro così com'è oggi - ma meglio ancora la riforma "morbida" via CCF...!

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  2. MMT Cilento commenta: "Si discuteva ieri sera di CCF. E si era tutti d'accordo sulla bontà dell'idea. Ma non dobbiamo dimenticare che rimaniamo sotto il "pacchero" dei mercati; se questi non gradiscono l'idea (troppo libertina per un'Italia da decenni prona...) ne invocano l'insostenibilità e fanno schizzare lo spread alle stelle! Ha pensato a quest'eventualità?"

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    1. Per come la vedo io, se i mercati vogliono per noi "euro o morte" non fanno nient'altro che precipitare l'exit "secca" (lì si arriva) che per loro (investitori in crediti italiani) è molto peggio. Forse sono troppo fiducioso nella razionalità umana... ma a questo punto mi sembra evidente che i CCF funzionano per noi e sono anche la via per salvare faccia & interessi di UE, Germania, sistema finanziario ecc. Vedremo, secondo me i tempi ormai sono brevi.

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  3. Buonasera, ho finalmente avuto il tempo di leggere questo come gli altri suoi post di presentazione dei CCF, ottimo strumento dal mio punto di vista.
    Le volevo solo chiedere: ma lei pensa ai CCF come misura permanente o transitoria, in attesa diciamo che l'eurozona arrivi a dissoluzione? Perché comunque il progetto euro come è stato concepito non sta in piedi e anche ammesso che l'Italia e magari gli altri paesi mediterranei in situazione simile riuscissero con i CCF a recuperare temporaneamente il gap di produttività con la Germania, prima o poi gli squilibri si riprodurrebbero, a causa della rigidità imposta dalla moneta unica. Grazie.

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  4. Nel post del 14.2 ho analizzato le modalità di gestione dello strumento per compensare i delta di competitività che si venissero a formare in futuro. Si può fare; rimane comunque aperta anche la strada di un graduale (ma rapido) recupero integrale della sovranità monetaria (post 12.4). Tipo: introduzione dei CCF subito, rapido ritorno dell'economia a normali livelli di produzione e occupazione, progressiva sostituzione totale dell'euro con i CCF nel giro di 4-5 anni.

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  5. Bene, le sue risposte sono più che esaurienti! E' anche vero che se per sopravvivere l'euro deve reggersi sull'equilibrio del terrore, con la Germania che fa (o minaccia di fare) deflazione salariale, e i paesi del sud che emettono (o minacciano di emettere) CCF, che senso ha tenere in piedi un'unione monetaria?
    Dai suoi post, deduco anche che lei sarebbe favorevole a mantenere i CCF come strumento permanente (indipendentemente da come va a finire l'euro), modulabile a seconda dell'andamento dell'economia:
    una forma evoluta e più funzionale degli attuali meccanismi del credito d'imposta e della compensazione di crediti/debiti verso la pubblica amministrazione.

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    1. Non so se sia giusto dire favorevole, ho delineato come questo assetto potrebbe essere gestito in forma permanente, e anche come potrebbe invece avvenire una transizione totale (ma graduale). Non è indispensabile deciderlo subito. Il prima possibile invece va ripristinata l'autonomia monetaria, in modo da recuperare una corretta situazione di occupazione.

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