Certificati di Credito Fiscale: espandere la domanda nel rispetto
dei Trattati vigenti
Principali caratteristiche dei CCF:
·
sono crediti
d’imposta, cioè titoli emessi dal Governo che così offre ai Privati
(cittadini e imprese) una riduzione d’imposta differita nel tempo (due anni
dall’emissione)
·
sono denominati
in euro ma non ledono il monopolio BCE: lo Stato non emette euro ma si
impegna a ridurre le imposte per l’ammontare dei CCF
·
non
comportano esborsi monetari per lo Stato ma solo l’impegno a ridurre le
imposte per il corrispondente valore facciale dei CCF
·
sono titoli
infruttiferi, non maturano interessi, lo
Stato non può fare default sui CCF, l’ammontare emesso è una percentuale
del gettito fiscale previsto
·
al pari di agevolazioni fiscali quali superammortamento
et al., rientrano fra le “passività atipiche” per lo Stato, contabilizzate in
appositi fondi previsionali, quindi non
sono “debito pubblico”, né “deficit”, non sono vincolati dai Trattati
Europei né dal pareggio di bilancio in Costituzione
·
sono titoli negoziabili
sul mercato, a fronte di uno sconto pro-soluto sul valore facciale,
variabile in base al differimento della riduzione d’imposta
·
sono idonei alla circolazione fra privati, in cambio di sconti su valore facciale
e/o di beni e servizi
·
sono un “succedaneo
monetario circolante”, necessario all’espansione della domanda di consumi e
investimenti, per una ripresa
strutturale dell’economia, non dipendente da variabili esogene non
controllate dal Governo (prezzi materie prime, importazioni di altre Nazioni
ecc.)
·
contribuiscono ad aumento PIL e riduzione debito
pubblico, in linea con il Fiscal Compact,
senza innescare spirali recessive
(austerità, tagli di spesa pubblica e aumento tassazione, minor reddito e patrimonio privato, meno
consumi e investimenti, disoccupazione ecc.)
·
sono emessi solo su base nazionale
(eventualmente locale), agiscono su domanda interna, non comportano squilibri nei conti con l’estero (grazie all’azione
anche sul cuneo fiscale, vedi seguito).
Applicazioni pratiche; i CCF sono flessibili e applicabili in vari
modi, quello originario prevede:
·
incremento
del potere d’acquisto dei lavoratori a basso reddito, mediante assegnazione
di CCF (in pratica, qualcosa di simile agli 80 euro di Renzi)
·
riduzione
del costo lordo del lavoro (cuneo fiscale): ogni datore di lavoro
riceverebbe CCF in una percentuale prestabilita
·
altre
azioni di sostegno della domanda: integrazioni pensionistiche, sussidi di
disoccupazione, investimenti pubblici, lavori di pubblica utilità, politica
industriale ecc.
·
positivi
precedenti storici (uscita della Germania dalla “deflazione di Bruning”)
Obiettivi; l’economia nazionale conseguirebbe significativi
risultati quali:
·
aumento
domanda interna
·
miglioramento
competitività aziende
·
piena
sostenibilità: lo sconto d’imposta differito è compensato dall’aumento
della base imponibile; nessun rischio inflativo (i CCF servono a riattivare
capacità produttiva sotto-utilizzata, all’aumento della circolazione dei CCF
corrisponde un aumento della produzione-stock di beni e servizi, non un aumento
dei prezzi).
Clausole di salvaguardia non-procicliche; sfasamenti rispetto alle
previsioni di recupero del PIL e del gettito sono agevolmente gestibili:
·
estensioni
nelle scadenze di utilizzo dei CCF su base volontaria, offrendo un interesse
·
collocamento
di CCF di lunga scadenza per rimborsare debito in euro
·
in casi
estremi (molto improbabili) tagli di spesa o incrementi di imposta compensati
da erogazioni addizionali di CCF, senza gli effetti depressivi delle manovre
2011-2012
Approfondimenti:
CCF, articoli su Il Sole 24 Ore
online:
Il Vice-Direttore de Il Sole 24
Ore Alessandro Plateroti intervista Marco Cattaneo, 26.2.2016:
CCF, bibliografia essenziale:
CCF, il sostegno di Mediobanca:
Altri link utili:
·
Sito aziendale: www.cpi-pe.com
Profilo di Marco Cattaneo
nato a Magenta
(MI) nel 1962. Laureato a pieni voti in economia aziendale (Bocconi 1985).
Tra il 1985 e
il 1994, ho ricoperto cariche nell’area pianificazione, controllo, finanza
aziendale e finanza straordinaria presso il Gruppo Montedison.
Dal 1995 gestisco fondi e rappresento primari
investitori internazionali in operazioni di private equity. Nella mia qualità
di amministratore delegato di LBO Italia (1995-2007) e di presidente di CPI
Private Equity (dal 2008 in poi) ho finalizzato dodici operazioni di
investimento in società imprenditoriali italiane di dimensione compresa tra i
10 e i 50 milioni di euro di fatturato, e ne ho supervisionato gestione e
valorizzazione.
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