Allora, questo
mega-ma-non-troppo-mega fondo finalizzato a stabilizzare il sistema bancario
italiano è una bufala o un colpo di genio ?
Martedì 12 crollo
dei titoli bancari in fine di seduta, mercoledì 13 rimbalzone, oggi vediamo. Un
primo commento è che non bisogna saltare a troppe conclusioni sulla base delle
schizofrenie di breve termine del mercato azionario. Gli operatori si stanno
ancora facendo un’opinione, e serve qualche giorno per conoscere e valutare i
dettagli dell’operazione.
Un paio di ulteriori
considerazioni mi sembrano però opportune. Molti opinionisti (soprattutto esteri)
si focalizzano sulla dimensione del fondo – 5 miliardi circa – e sottolineano
che è molto modesta rispetto alla massa dei crediti problematici del sistema
bancario italiano – 200 miliardi circa.
Ma in primo luogo,
come nota Giovanni Bossi (amministratore delegato di Banca Ifis, l’operatore
specializzato attualmente di maggior successo sul mercato dei non-performing loans) i 200 miliardi
sono coperti da accantonamenti per il 55% circa.
I crediti
problematici netti a bilancio quindi sono 90. Che è molto, ma va confrontato
non con zero (non è possibile che il settore bancario di un paese non abbia
neanche un centesimo di sofferenze o di incagli) ma con un livello fisiologico,
che Bossi stima nel 2-3% del PIL.
Prendendo il 2,5%,
il livello fisiologico sarebbe (dato un PIL italiano di oltre 1.600) pari a 40 miliardi circa. Quindi l’eccesso di
crediti problematici del settore ha un ordine di grandezza di
50 miliardi. Che non sono noccioline, ma è un bel po’ meno di 200.
Si dirà: 50 contro
5 comunque rimane una bella differenza. Vero, ma Atlante – mi pare evidente –
non punta a risolvere per intero il problema dei crediti deteriorati delle
banche italiane.
L’obiettivo immediato,
ma anche principale, a mio parere, è creare una rete di sicurezza per le
operazioni di aumento di capitale richieste per rafforzare le situazioni più
critiche: Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, la fusione BPM – Banco
Popolare, e presto, probabilmente, anche MPS e Carige.
Per sostenere i
consorzi di garanzia di queste operazioni, che complessivamente arriveranno
forse a 10, forse a 20, non certo a 50 miliardi, la dotazione di Atlante una
differenza significativa la fa.
Sistemare le
ricapitalizzazioni delle situazioni più rischiose senza innescare fenomeni
deflagranti – leggi bail-in di obbligazionisti, per non dire di depositanti – non
è poco. Quantomeno può garantire un certo livello di tranquillità per i
prossimi mesi.
Quindi, a sensazione
mia: Atlante è un cerotto utile. Certo, sempre un cerotto rimane. La soluzione
dei problemi del settore bancario italiano richiede altro: una forte azione
espansiva della domanda e l’innesco di una significativa ripresa dell’economia
italiana.
con il governo attuale e soprattutto con le politiche italiane , la vedo piuttosto scura , per non dire nera.
RispondiEliminaLe politiche vanno cambiate, infatti. Se non sarà questo governo sarà un altro.
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RispondiEliminanazionalizzazione e pioggia di ccf, ma anche un po' di pignoramenti di ville con piscina palazzi e palazzine di proprietà di banche e ad non guasterebbe......
RispondiEliminaDegli AD. Quelli delle banche già te li ritrovi, se nazionalizzi...
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