Enrico Grazzini
torna sull’argomento qui, commentando una proposta di Romano Prodi. Il
suggerimento di Prodi, per evitare che le banche siano forzate a cedere sul
mercato crediti immobiliari deteriorati, è di convertire il mutuo nella
proprietà dell’immobile stesso. Contemporaneamente, all’utilizzatore (ed ex
proprietario) dell’immobile (specialmente se è una famiglia) viene offerta la
possibilità di restarci, stipulando un contratto d’affitto con un canone d'importo molto
modesto.
La proposta in sé è
sensata e, come nota Grazzini, può essere resa più ampia e articolata
utilizzando lo strumento della Moneta Fiscale. Emettendola – direttamente da
parte dello Stato o tramite un’agenzia pubblica, per esempio la Cassa Depositi
e Prestiti – il settore pubblico acquisisce risorse utilizzabili non solo per
intervenire sui crediti bancari deteriorati, ma anche per ricapitalizzare le
banche stesse. E l’intervento potrebbe non limitarsi al settore immobiliare, ma
riguardare anche i finanziamenti alle aziende.
Va sempre tenuto
presente, tuttavia, un fattore della massima importanza. Tutti questi
interventi sono estremamente utili e con ogni probabilità in qualche forma,
indispensabili: ma si traducono in semplici cerotti, con effetti di
tamponamento temporaneo, di efficacia stimabile in pochi trimestri, se non si
accompagnano a una forte azione espansiva di domanda, PIL, occupazione e
competitività.
La Moneta Fiscale,
e in particolare i Certificati di Credito Fiscale, sono lo strumento che
permette di attuare questa azione senza rompere l’architettura dell’Eurozona, e
rispettando il principio di non aumentare l’indebitamento pubblico (in quanto i
CCF e la Moneta Fiscale sono diritti patrimoniali a sgravi fiscali futuri, non
indebitamento).
Se lo Stato,
direttamente o tramite la CDP o altri soggetti, interviene sugli attivi
deteriorati o anche nel capitale delle banche, si ritrova con dei valori
patrimoniali che possono successivamente essere rivenduti senza perdite o
addirittura con un utile: ma SOLO a condizione che l’economia riparta e si
avvii un ciclo espansivo tale da riparare i danni prodotti dalla depressione in
cui il nostro sistema produttivo si trova ormai da otto anni.
Strategie simili
sono state utilizzate negli USA dopo la “Crisi Lehman”, ma anche dalla Svezia
nei primi anni Novanta, e hanno funzionato: occorre tuttavia avere ben presente
che l’azione di tamponamento dei problemi del credito sarebbe stato
sostanzialmente inutile se non accompagnata dal recupero dell’economia.
Il “tamponamento”
in qualche forma deve essere effettuato e con ogni probabilità lo sarà, ma è un
cerotto, non una soluzione. La soluzione è uscire dalla depressione e dalla
trappola della liquidità nei tempi più rapidi possibili: senza una forte azione
espansiva sulla domanda questo, semplicemente, non avverrà.
Monte dei Paschi,Zonin e altre banche...secondo i liberisti è colpa del troppo Stato e della politica che non dovrebbe entrare in banca.
RispondiEliminaLei Cattaneo cosa risponderebbe a costoro?
Lorenzo Zanellato
Non dovrebbe, certo. Però in Lehman Brothers i politici non c'erano, l'hanno lasciata fallire, e poi hanno dovuto effettuare salvataggi molto più grossi per evitare il collasso del sistema...
Elimina