domenica 9 ottobre 2016

Deutsche Bank (e MPS ?) verso la zombificazione ?

Il più noto istituto di credito tedesco, Deutsche Bank, vive da anni una situazione di grave incertezza, che ultimamente non ha fatto di aggravarsi. L’enorme portafoglio di posizioni in derivati finanziari è un fattore di rischio di cui è praticamente impossibile valutare l’effettiva dimensione. Ed è in corso un contenzioso con le autorità USA per ridurre una sanzione di 14 miliardi di dollari connessa a finanziamenti immobiliari ad alto profilo di rischio (subprime). La riduzione ci sarà, ma la sanzione resterà pari a svariati miliardi.

Il rischio d’insolvenza di DB è concreto, e per evitarlo si parla di possibili azioni, tutte però politicamente rischiosissime per il governo di Angela Merkel. Si fa molta fatica a capire come potrebbe essere giustificata, di fronte all’opinione pubblica tedesca, una ricapitalizzazione con fondi pubblici, o l’applicazione del bail-in agli obbligazionisti e magari anche ai depositanti. Ma lo stesso vale per l’eventuale richiesta di linee di credito speciali alla BCE – il famigerato Emergency Liquidity Assistance (ELA) di cui si è parlato tanto nei primi mesi del 2015, con riferimento alla Grecia.

Difficile immaginare la Germania che mette soldi pubblici in DB (violando peraltro le normative UE) o falcidia i risparmiatori. Ma anche la prospettiva della prima banca tedesca (prima in passato per dimensione e redditività, oggi ancora prima per notorietà, quantomeno) attaccata al tubo dell’ossigeno BCE per un periodo di tempo indefinito è difficile da concepire.

Esiste però almeno un’altra possibilità: la zombificazione. Nessuna iniezione di fondi di Stato, nessun bail-in, nessuna richiesta di ELA. Ma, in maniera poco visibile e soprattutto facendo il minimo di rumore a livello di opinione pubblica, vengono lasciati aperti una serie di canali di rifinanziamento BCE. Rifinanziamenti a fronte di garanzie (titoli e attività) di qualità dubbia, e senza guardare per il sottile riguardo alla loro (non) aderenza alle regolamentazioni.

Tutto questo nella misura necessaria a far sì che non si verifichino insolvenze sul rimborso di obbligazioni o depositi, e non s’inneschi quindi una crisi generalizzata di fiducia – evitando quindi corse agli sportelli fisiche, o virtuali.

La conseguenza è che DB si trasformerebbe, con ogni probabilità, in una sorta di banca zombie: ridurrebbe al lumicino l’assunzione di nuovi rischi e abbasserebbe progressivamente gli impieghi – “autocongelandosi”, in pratica. Ma senza attuare operazioni straordinarie di grande visibilità, ed evitando insolvenze.

Non è la soluzione del problema, ma la sua “sospensione”, buttando il barattolo in avanti. Che poi è il modo tipico in cui la UE affronta i problemi economico-finanziari (nonché la ragione per cui non ne risolve mai uno).

Lo stesso modello potrebbe essere applicato a MPS (se non si riuscirà a varare il pacchetto aumento di capitale + cessione di crediti problematici, su cui si sta molto faticosamente lavorando). E magari tra non moltissimi mesi a qualche altro istituto, magari tedesco (Commerzbank ?), magari italiano (Unicredit ?)


Dovessi scommettere, punterei sullo scenario “zombificazione”. 

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