Leggo su twitter -
“Possibile che nel 2018 non ci sia ancora risposta unanime alla domanda: la
spesa pubblica si somma o si sottrae dal PIL ?”
In realtà la
risposta c’è, semplicemente è un po’ più articolata rispetto al semplice “si
somma” o “si sottrae”.
Sul piano
contabile, il PIL è la somma di consumi privati, investimenti privati, spesa
pubblica, ed esportazioni nette (esportazioni meno importazioni).
Non c’è quindi
alcun dubbio che a parità di ogni altra condizione, l’incremento di spesa
pubblica incrementi anche il PIL.
Chi afferma che
non è (necessariamente) così, dice qualcosa di sensato solo se fa riferimento
agli effetti indotti.
Esiste un limite
fisico di capacità del sistema economico, in un determinato momento storico,
che deriva dalle persone e dagli impianti che possono essere messe al lavoro
per produrre beni e servizi, e dalla qualità dell’apparato produttivo (qualità
dell’organizzazione, della tecnologia, dei prodotti).
Il limite nel
tempo si sposta, per effetto di innovazioni tecnologiche, miglioramenti
organizzativi, investimenti che incrementano la base produttiva del paese (al
netto del deterioramento fisico e dell’obsolescenza che invece la
diminuiscono), variazioni demografiche. Ma in un determinato momento, il limite
di capacità esiste.
Allora, se la
capacità produttiva del sistema economico è sottoutilizzata, e la spesa
pubblica ne incrementa l’utilizzo, la spesa pubblica incrementa il PIL.
Se invece le
risorse produttive (risorse fisiche) sono già pienamente utilizzate, la spesa
pubblica avrà l’effetto di riallocarle. Ci sarà meno produzione di beni e
servizi da parte di operatori privati, e più produzione da parte del settore
pubblico.
Poi ci sono
valutazioni più complesse e incerte sulle conseguenze successive delle variazioni di
spesa pubblica: a seconda di come avvengono le riallocazioni tra un tipo di
spesa e un altro, ci possono essere effetti indotti, positivi o negativi, sulla
capacità produttiva futura del
sistema economico.
Ma se la domanda
“la spesa pubblica si somma o si sottrae dal PIL ?” si riferisce all’impatto
immediato, la risposta è chiara. Se mette al lavoro risorse fisiche che
altrimenti restano inattive, incrementa il PIL. Altrimenti di per sé è
neutrale.
Quindi l’effetto
non è mai di decrementare il PIL. Mentre è di incrementarlo quando esiste un
significativo sottoutilizzo delle risorse fisiche (forza lavoro e impianti). E
oggi in Italia ci troviamo, senza alcun
dubbio, in quest'ultima situazione.
Vedi il post del 9.6.2016: sull’esatto grado di sottoutilizzo si può discutere, ma che ci sia, e che sia pesantissimo, non c'è da avere dubbi...
RispondiElimina"Sul piano contabile, il PIL è la somma di consumi privati, investimenti privati, spesa pubblica, ed esportazioni nette (esportazioni meno importazioni).
RispondiEliminaNon c’è quindi alcun dubbio che a parità di ogni altra condizione, l’incremento di spesa pubblica incrementi anche il PIL."
Mi permetto di commentare che questo modo di leggere l'identità contabile Y=C+I+G non è corretto.
Essa non va letta come una "funzione di produzione", ovvero un aumento di G provoca un aumento di Y (altrimenti si potrebbe anche concludere che un aumento di C provoca un aumento di Y!)
Essa va letta come pura identità contabile. I beni PRODOTTI dall'economia "Y", sono stati comprati o dal settore privato (C+I) o dal settore pubblico (G). I beni acquistati dal privato si dividono in beni di consumo (C) e beni di investimento (I). Anche il settore pubblico potrebbe aver comprato sia beni di consumo che beni d'investimento, ma li mettiamo tutti in G per convenzione.
Purtroppo l'identità contabile Y=C+I+G viene spesso indicata come relazione causale (G causa Y), ma questa interpretazione è assolutamente errata.
"Altrimenti si potrebbe anche concludere che un aumento di C provoca un aumento di Y!": ma infatti ceteris paribus è così, anche per C così come per G.
Elimina"Purtroppo l'identità contabile Y=C+I+G viene spesso indicata come relazione causale (G causa Y), ma questa interpretazione è assolutamente errata": è errata infatti nel momento in cui si verificano gli effetti indotti compensativi che descrivo nell'articolo, e che però non hanno luogo se l'incremento di G non sottrae al sistema economico l'utilizzo di risorse produttive che avrebbero altrimenti prodotto altre cose. In soldoni: se aumento G per assumere disoccupati, che diversamente non avrebbero trovato lavoro, il PIL aumenta.