Il mio
interlocutore twitter @eligio68 mi invita spesso a riflettere sulla necessità
di razionalizzare, efficientizzare, rendere più trasparente la spesa pubblica
italiana. Ovviamente sono obiettivi di per sé condivisibili: ma aiuterebbero
molto, a suo giudizio, anche l’implementazione di progetti quali i CCF / Moneta Fiscale.
Perché, secondo
@eligio68 ? perché le obiezioni all’utilizzo dei CCF per rivitalizzare
l’economia italiana non saranno principalmente di natura tecnica, giuridica o macroeconomica. Verteranno sul fatto che lo Stato italiano “notoriamente”
spende male. Da questo, nasce una buona parte dei dubbi sull’opportunità di
politiche di rilancio della spesa pubblica.
Non sono certo in
disaccordo con il concetto di “spendere meglio”. Chi potrebbe esserlo ? Ma
invito a riflettere su quanto sia, o non sia, dimostrato che lo spesa pubblica
italiana crei problemi in quanto qualitativamente scadente.
Io lo ritengo un
luogo comune. La spesa pubblica si aggira intorno agli 800 miliardi annui, di
cui però circa 300 sono trasferimenti (soprattutto pensioni e interessi sul
debito pubblico), che non rappresentano quindi produzione di beni e servizi e
non entrano direttamente nel calcolo del PIL.
Vogliamo esaminare
un paio di voci importanti tra quante compongono gli altri 500 ?
Il sistema
sanitario italiano assorbe circa 110 miliardi annui, ed è sistematicamente
piazzato tra i primi cinque al mondo per efficienza, nelle classifiche prodotte
annualmente dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Ci giochiamo regolarmente
le posizioni di vertice con Hong Kong, Singapore, Giappone, Israele e Spagna.
Per intenderci, la Germania è oltre il quarantesimo posto, gli USA oltre il
cinquantesimo.
La pubblica
istruzione assorbe 50 miliardi all’anno. In percentuale sul PIL, spendiamo
molto meno delle medie OCSE. Ma in termini qualitativi non siamo affatto sotto
la media, come risulta dalle rilevazioni comparative elaborate dalle varie
organizzazioni internazionali.
Gli aneddoti
valgono per quello che valgono, ma a me è successo varie volte di parlare con
persone residenti in Canton Ticino (inclusi cittadini elvetici) e di sentirmi
dire “mio figlio / figlia l’anno prossimo va al liceo ma io l’ho iscritto
/ iscritta alle scuole pubbliche in
Italia. Molto meglio di quelle svizzere”.
Dov’è, insomma,
tutta questa inefficienza del settore pubblico italiano ? a mio modesto avviso,
appunto, è in larghissima misura un condensato di aneddoti e di luoghi comuni.
Qualcuno
senz’altro obietterà che i luoghi comuni hanno comunque la loro importanza. Non
ne dubito: il problema è però che non li schiodi in un paio d’anni, ma neanche
in dieci o venti, per quante azioni di razionalizzazione tu intraprenda.
Ipotizziamo che
l’Italia lanci un ampio programma di riqualificazione del settore pubblico. Ma
senza metterci soldi in più, perché si rimane inchiodati ai vincoli
dell’Eurosistema.
Quale sarà il
risultato ? l’economia resterà al palo, il debito / PIL non scenderà, e la
percezione generale rimarrà che il debito pubblico italiano è alto e l’economia
non cresce “perché, evidentemente, si spende male”.
Partiamo invece
con il progetto Moneta Fiscale / CCF, riportiamo l’economia italiana a
crescere, e abbassiamo il Maastricht Debt in rapporto al PIL. Non dico che
questo spazzerà via tutti i luoghi comuni. Ma probabilmente spingerà a pensare
che forse in Italia non si spende poi così male. E comunque, se l’economia cresce e
il debito scende, a chi importa più dei luoghi comuni ?
Solo x curiosità, i rimanenti 300 mld sono tutti per l'amministrazione pubblica centrale e locale?
RispondiEliminaAnche difesa, polizia, protezione civile, investimenti in infrastrutture, trasporti e viabilità… I cosiddetti "servizi generali delle pubbliche amministrazioni" sono circa 140 miliardi.
EliminaComunque il discorso è semplice: mancano 200 mld di massa monetaria in circolo: se anche fosse tutto efficiente e venisse riallocato il totale degli sprechi mancherebbero sempre 200 mld. O no?
EliminaCertamente, il nocciolo è quello.
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