Comprendere le
valenze e l’opportunità del progetto CCF richiede, tra le altre cose, anche di far chiarezza in merito alla
situazione in cui ci troviamo – come paese Italia e come economia italiana.
Gli effetti
enormemente negativi dell’ingresso nell’euro e della governance dell’eurosistema sono sotto gli occhi di tutti.
Ma occorre uscire
dalla dicotomia restare nell’euro / uscire dall’euro.
Il punto è
eliminare le disfunzioni del sistema di governo dell’economia italiana, nel
modo più semplice e meno controverso possibile.
Se, per ottenere
questi risultati, esista una via migliore – nel senso di altrettanto o magari
più efficace sul piano tecnico, ma nello
stesso tempo altrettanto o magari più facilmente attuabile, sul piano politico e pratico - sono più
che felice di esserne portato a conoscenza.
Ma questa via, nei sette anni intercorsi dalla mia formulazione originaria del progetto CCF, non è
emersa. E, di conseguenza, ho la fortissima sensazione che non esista.
Il problema, per
motivi notissimi e ampiamente discussi, è che la via di rottura (dell’euro) è
estremamente complessa e controversa. Il che non vuol dire impossibile: ma vuol
dire che le condizioni per cui la rottura abbia luogo potrebbero non prodursi per svariati decenni.
La posizione
gladiatoria (a chiacchiere) “breakup
o nulla” è sterile e, se ottiene qualche risultato, è solo quello di spedire il
dibattito in un vicolo cieco.
Con determinazione
e chiarezza di idee, il progetto CCF è, al contrario, assolutamente
percorribile e assolutamente risolutivo.
Tutto giusto ma sarà d'accordo che è meglio avere ANCHE un piano industriale pronto per ogni evenienza in caso estremo di reazioni dure (conoscendo la malafede delle istituzioni Ue/asse franco-tedesco)? Vedi UK che NON ce l'ha e infatti s'è ficcato in un limbo infinito. Ovvio poi che questo avviene perché chi comanda NON vuole uscire, vuole rimanere nel mercato unico. E questo avverrebbe anche in Italia o qualsiasi altro Paese. Per capirci: non attuano il ccf figurarsi il preparare l'exit con piano industriale e tutto il resto. Cmq tornando alla domanda ritengo che il piano ind. sia sempre meglio averlo nel cassetto. Lei no?
RispondiEliminaIl piano industriale non lo sopravvaluterei, è molto, ma molto, ma MOLTO più importante avere lo strumento per fare espansione (i CCF) rispetto ad aver deciso a priori nei dettagli come utilizzarlo (che sarà comunque una scelta politica).
EliminaQuando a UK, a parte che dal limbo pare proprio che stia uscendo (oggi dovrebbe essere finalizzato l'accordo per elezioni anticipate nella prima metà di dicembre), lo stallo non l'ha certo causato la mancanza di un "piano industriale", ma i bastoni messi tra le ruote di un parlamento che ha cercato in tutti i modi di boicottare la volontà popolare.