Il Giappone
rappresenta una confutazione vivente della tesi secondo la quale l’alto debito
pubblico produce alta inflazione, alti tassi d’interesse e rischi di default.
Il debito
pubblico giapponese è pari al 240% del PIL, ma è in yen, ed è garantito dalla
potestà di emissione monetaria del paese. La Banca Centrale in effetti ne ha
acquistato quasi la metà del totale.
L’inflazione è a
zero, i tassi d’interesse pure, e il mercato, correttamente, stima a livelli infinitesimali
il rischio default dello Stato.
Curiosamente,
qualche commentatore controbatte, di fronte a queste constatazioni, che “non
tutto è perfetto nell’economia giapponese”. E ogni tanto a titolo di esempio
vengono riportati articoli come questo: secondo i quali il sistema
pensionistico è estremamente ingiusto e inefficace, al punto che un numero non
irrilevante di anziani giapponesi commettono piccoli reati per farsi arrestare
e sfuggire così all’indigenza e alla solitudine.
Dall’articolo, a
dire il vero, pare che il problema sia più la seconda che la prima. Ma il punto
non è questo.
Non ho la minima
idea in merito a quanto il sistema pensionistico giapponese sia o non sia equo
ed efficiente. Può darsi che sia orribilmente male impostato.
Ma se anche così
fosse, questo non dimostra per niente che le difficoltà “nascono dal debito
pubblico”.
Può darsi che l’allocazione
delle risorse intermediate dal settore pubblico non sia in questo caso la
migliore possibile. Può darsi che più yen dovrebbero andare ai pensionati. Queste
sono scelte che competono al governo e al parlamento del paese, che a loro
volta ne rispondono all’elettorato.
Rimane il fatto non
esistono, ai livelli attuali (quasi doppi di quelli italiani) vincoli di
allocazione delle risorse imputabili alla dimensione del debito.
Non ci sono
prezzi fuori controllo. Non ci sono tassi fuori controllo. Non c’è nulla che
impedisca di spendere di più per le pensioni.
Non c’è lo
spauracchio dello spread che condiziona le politiche economiche del paese e
genera paurosi livelli di disoccupazione, di sottoccupazione, di spreco delle
risorse produttive (lasciandole in larga misura inoperose).
Questi problemi
li ha l’Italia. Con un debito pubblico, in rapporto al PIL, pari a poco più
della metà del Giappone: ma in euro, e con gli insensati meccanismi di
funzionamento dell’euro.
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