Non so se vi rendete pienamente conto di quanto sia colossale la bugia dell’”impoverimento del paese a causa dell’alto livello di debito pubblico”.
Cos’è il debito pubblico ? la risposta tipica è “la somma dei deficit cumulati nel passato”. Ma in realtà uno Stato non dà origine a un deficit di bilancio emettendo debito. Il deficit è la differenza tra spesa pubblica e prelievo fiscale. Questa differenza rimane in tasca al settore privato e lo Stato PUO’ (ma non necessariamente DEVE) emettere debito e offrirlo al settore privato medesimo, in cambio dei soldi che i privati si sono ritrovati in tasca.
Ciò premesso, se come detto il deficit pubblico nasce da uno Stato che spende più di quanto incassa, questo fenomeno comporta un impoverimento per la collettività ?
NO. Si tratta di una modalità per immettere moneta, quindi capacità di spesa, altrimenti detto potere d’acquisto, nell’economia. Se lo Stato spende più di quanto incassa, qualcuno incassa più di quanto paga in tasse. Questo “qualcuno” è più RICCO in termini nominali, non più povero.
Naturalmente, “più ricco in termini nominali” non vuol dire necessariamente “più ricco in termini reali”. Ma questo dipende dall’inflazione, non dal livello di deficit e/o di debito pubblico. E in Italia l’inflazione è troppo bassa (cioè sotto i target BCE) da DIECI anni. Come si può affermare che un maggior deficit avrebbe impoverito il paese, se non esisteva eccesso di inflazione ? se anzi, al contrario, la BCE cercava disperatamente, senza riuscirci, di AUMENTARE l’inflazione ?
E il debito pubblico ? il debito, come visto, non è affatto necessario emetterlo e collocarlo sul mercato, se lo Stato utilizza la SUA moneta. Il debito pubblico è un’opportunità offerta a chi si trova in tasca moneta, quindi risparmio, di ottenere una remunerazione.
Non c’è necessità di offrirla, questa remunerazione. Si può decidere di farlo, ma è una scelta del tutto discrezionale, che le autorità pubbliche possono effettuare – ma anche no.
In sintesi:
Se un paese usa la moneta che emette, il deficit pubblico può essere un problema per il suo impatto inflattivo, NON per il suo livello numerico.
E il debito pubblico non è affatto necessario emetterlo. E se lo emetti decidi TU che tasso d’interesse concedere. E questo tasso lo paghi nella TUA moneta. Che non è una risorsa scarsa, quando lo Stato dispone della potestà di emissione.
Il debito pubblico non comporta nessun impoverimento del paese. Genera spesa per interessi, ma è una scelta del tutto discrezionale allocare ai risparmiatori una quota di risorse economiche. Non è in nessun modo qualcosa di necessario al funzionamento dell’economia.
Il debito pubblico è un vincolo finanziario, per l’Italia, solo perché si è SCELTO che lo sia, emettendolo in una moneta straniera (l’euro), sopravvalutata per i fondamentali della nostra economia. E una moneta straniera effettivamente è (al contrario della moneta nazionale) una risorsa scarsa, che l’Italia potrebbe non riuscire a reperire in quantità adeguata.
Di tutto questo,
non esisteva alcuna necessità economica. Nessuna. Zero.
Sono finite le olimpiadi con ottimi risultati se consideriamo quelle passate solo a Roma 60 forse abbiamo fatto meglio ma abbiamo chiuso al 10 posto con davanti paesi bassi e Australia che hanno 17 e 37 milioni di abitanti e l Ungheria con 7 ori ha 9,5 milioni di abitanti noi siamo 59 milioni e vinto
RispondiElimina10 ori anche se paltrinieri non avesse avuto la mononucleosi avrebbe vinto 2 ori e 1 argento piuttosto che 1 argento e 1 bronzo perché era superiore ed è riuscito a salire sul podio nonostante i postumi della mononucleosi. C'è comunque da ricordare che l'Italia investe pochissimo nello sport rispetto a quasi tutti gli altri paesi concorrenti come Australia Ungheria Olanda per non parlare di gb Francia Germania e USA in proporzione alla popolazione e alla nostra economia siamo tra gli ultimi paesi Ue ho letto poi che per lo sport agonistico i fondi di tutti gli enti pubblici stato regioni province comuni non superano i 2,5 miliardi di euro pochissimi per un'economia di 1800 miliardi considerati questi dati di fatto i risultati sono stati eccellenti e mi fanno ridere quelli che dicono che abbiamo vinto grazie alla "società multietnica" (malagò, sempre pronto a prendersi i meriti degli altri) considerando che comunque in passato abbiamo avuto i bianchissimi Livio berruti e Pietro Mennea che battevano i neri spesso e volentieri ma c'è sempre gente che vuole speculazioni politiche...
Australia e Ungheria vincono molto con una popolazione molto inferiore all'Italia, ma l'India con oltre un miliardo di persone vince pochissimo (anche se ha conquistato la prima medaglia, e d'oro, nell'atletica di tutta la sua storia...). Essere sostanzialmente alla pari con la Germania comunque va considerata una performance ottima.
EliminaFuori dal euro ipoteticamente l'Italia avrebbe più esportazioni di importazioni? E se si riuscirebbe a pagare le importazioni energetiche? A quanto potrebbe ammontare la differenza import export??
RispondiEliminaDipende da quali politiche fiscali verrebbero attuate. Fuori dai vincoli dell'eurosistema, è possibile spendere di più e ridurre il prelievo fiscale. Più domanda vuol dire più importazioni, ma se il cambio si svaluta OPPURE se si diminuiscono le tasse sui fattori produttivi (guadagnando così competitività) il saldo commerciale può restare invariato o anche migliorare. Comunque con la lira l'Italia è mediamente stata del tutto in grado di pagare le importazioni energetiche con il suo surplus di beni e di servizi.
EliminaOrmai da parecchio tempo sui social è molto facile incontrare persone, anche apparentemente competenti, per le quali poter fare più deficit in quasi tutti i paesi europei viene definito giustamente come "aumento della domanda interna", farlo in Italia invece per loro è automaticamente come "buttare le perle ai porci". E sono pure in tanti! A quel livello allora non c'entra più la macroeconomia o il semplice buon senso, perché discutere con gente così è letteralmente inutile!
RispondiEliminaL’autorazzismo è il vero grande difetto degli italiani. Non di tutti per carità, ma di troppi.
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