Non è che fossero tutti in malafede, gli architetti dell’ingresso italiano nell’euro. Alcuni sì, altri non avevano le idee chiare ma hanno ragionato per pura convenienza – si faceva carriera, o si evitava di comprometterla, dichiarandosi a favore.
Però c’erano anche quelli genuinamente convinti che l’Italia avesse bisogno di adottare una moneta forte, anche se (o forse “meglio se”) gestita da qualcun altro.
Specialmente negli ambienti Bankitalia, si vivevano come una sconfitta, un’onta, una vergogna gli aggiustamenti delle parità valutarie.
In realtà i riallineamenti contro marco tedesco (quelli a cui tipicamente si guardava) riflettevano nient’altro che i livelli d’inflazione italiana, che erano mediamente più alti di quelli tedeschi.
Non importa che questa differenza, significativa nei confronti della Germania, lo fosse molto meno, anzi quasi per nulla, prendendo a riferimento gli altri paesi europei occidentali fuori dall’area marco – il Regno Unito, la Francia, la Svezia, la Spagna.
Non importa che TUTTI i paesi occidentali (esclusa solo la Svizzera) dal dopoguerra in poi avessero visto il loro cambio con il marco tedesco slittare costantemente verso il basso.
No: svalutare contro marco era una vergogna nazionale. A loro avviso.
Ma se ho un paio di punti d’inflazione in più rispetto alla Germania, e i rendimenti delle attività finanziarie riflettono questa differenza, e il cambio si adegua, dove sta il problema ?
E il luogo comune che “non si può svalutare all’infinito” ? è, appunto, solo un luogo comune. Se ho due punti d’inflazione in più all’anno, il cambio si dimezzerà ogni 35 anni circa (no, non 50… c’è sotto una questione di interesse composto).
Si dimezza ogni 35 anni, e allora ? dove sta il problema, se prezzi, salari e rendimenti finanziari si muovono riflettendo quella differenza ?
Invece no. In buona fede (ripeto) nelle stanze di Bankitalia ma anche dei ministeri economici non erano poche le persone convinte che o avevi una moneta solida esattamente come quella tedesca – quindi, o avevi LA STESSA moneta della Germania – o andavi incontro a chissà quali sciagure.
E queste persone
in buona fede si sono quindi ben volentieri allineate e agganciate al carro che
ci ha portati al disastro.
Ludovico Lupinacci: Ammettendo anche che fossero in buona fede, come mai manco uno è stato colto da un impeto di onestà e ha riconosciuto di essersi sbagliato? Non sarebbe stata poi chissà quale vergogna. Tutti ci possiamo sbagliare. Ma uno che abbia detto: sì in effetti credevamo quello ma col senno di poi riconosciamo che ci siamo sbagliati, è mai saltato fuori? E allora cos'è, sono tutti così meschini da non mettersi mai in discussione?
RispondiEliminaNon avevano nulla da guadagnare riconoscendo l'errore ex post (cosa che già di per sé pochi hanno l'onesta intellettuale di fare). La verità è che chi ha capito ha trovato conveniente starsene zitto.
EliminaJoseph Halevi commenta che anche persone ineccepibili come Paolo Sylos Labini, Graziani, De Cecco non si sono schierati contro l'euro (Caffè non c'era più, forse sarebbe stato critico, aggiunge). Per la verità (faccio notare io) Graziani era stato fortemente negativo sullo SME, il predecessore dell'euro. Ad ogni modo, personalmente credo che questi eminenti studiosi - nonché degnissime persone - si siano fatti illusioni su come l'euro sarebbe stato condotto.
RispondiEliminaSecondo me, personaggi come Romano Prodi pensavano di mettere il debito pubblico in comune agli altri paesi dell'eurozona, sopravvalutando la solidarietà europea.
RispondiEliminaSe lo pensava, era un ingenuo di dimensioni cosmiche. Ovviamente i tedeschi non se lo sognavano minimamente e non hanno mai fatto la minima apertura al riguardo. Ma poi oltre che ingenuità sarebbe stata anche incompetenza - non capire che il debito, lasciandolo in lire, non avrebbe mai generato problemi di rifinanziamento.
Eliminaricordo le sue parole :"Beh se anche i tedeschi non ci aiutano......"
EliminaChe cosa succedeva secondo lui se non ci aiutavano ?
Eliminano, lui ne ha preso atto.
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