martedì 7 maggio 2013

Proposta di legge CCF: dati sintetici

I dati sono riferiti alla bozza di proposta di legge di cui al post del 30.4.2013.


Lavoratori dipendenti e assimilati (amministratori, co.co.co, co.co.pro.)      
Retribuzione netta annua in euro 10.000 20.000 30.000 50.000 100.000
CCF assegnati gratuitamente al lavoratore 2.300 3.925 4.425 5.050 5.050
CCF assegnati gratuitamente al datore di lavoro 5.175 8.831 9.956 11.363 11.363
Lavoratori autonomi              
Reddito da lavoro autonomo lordo annuo in euro 20.000 40.000 60.000 100.000 200.000
CCF assegnati gratuitamente al lavoratore 2.300 4.066 4.791 5.681 5.681
            Assegnazioni Numero
PREVISIONI 2014 (miliardi)     Importo di CCF lavoratori
Redditi da lavoro dipendente e assimilati - settore privato 466 39 13.300.000
Redditi da lavoro dipendente e assimilati - settore pubblico 177 9 3.100.000
Redditi da lavoro autonomo 259 22 6.600.000
TOTALE LAVORATORI     902 70 23.000.000
Datori di lavoro del settore privato 83  
TOTALE           153  
Recupero di competitività del settore privato:        
riduzione dei costi per lavoro dipendente, in percentuale dei costi lordi aziendali 17,8%

2 commenti:

  1. Francesco Cinico Osservatore Esposito chiede:
    1)80 miliardi dovrebbero bastare a colmare le differenze??
    2)da dove hai preso quel dato???
    3)Come fai ad essere sicuro che quei sussidi (perchè di questo si tratta) andranno ad incidere sul prezzo?

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    1. 1) e 2) come vedi sopra, si tratta per la precisione di 83 miliardi di beneficio su costi lordi aziendali del settore privato (il settore pubblico gestisce attività, salvo rare eccezioni, non esportabili e non in competizione con le importazioni - difesa, giustizia, scuola, sanità, ordine pubblico) di 466. Quindi c'è una riduzione del costo del lavoro per unità di prodotto del 17,8%. Grosso modo questo compensa il gap creatosi tra Italia e Germania dall'introduzione dell'euro, stimato a fine 2011 nel 20% circa (e successivamente dato in lieve riduzione, anche grazie agli incrementi salariali avvenuti in Germania).
      3) Se un'azienda italiana ha un costo del lavoro più basso, può scegliere di esportare a prezzi inferiori o mantenere invariati i prezzi praticati ai clienti esteri e incamerare il margine. E' la stessa alternativa che si ha in caso di svalutazione. L'esperienza insegna che è di gran lunga meglio, per le aziende, abbassare i prezzi ed aumentare i quantitativi. Si produce e vende molto di più (assorbendo tra l'altro molto meglio i costi fissi, cioè aumentando l'utilizzo della capacità produttiva: questo è vero soprattutto se si parte da una situazione depressa, dove la capacità inutilizzata è particolarmente alta) e questo dà un grosso beneficio, anche a parità di margini unitari.

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