Negli ultimi
giorni le critiche alla gestione dell’eurocrisi, e alla Germania nella sua
qualità di fonte degli squilibri e di ispiratrice delle deleterie politiche
economiche intraprese dall’Unione Europea, si stanno rapidamente alzando di
livello.
Lo si vede dai
toni adottati da organizzazioni governative o sovranazionali, quali il
ministero del tesoro USA e il Fondo Monetario Internazionale.
E i commentatori
da sempre critici nei confronti di Bruxelles e Berlino (Paul Krugman, Ambrose Evans-Pritchard) stanno sparando a palle incatenate.
Un’eccellente
sintesi l’ha fornita ieri Martin Wolf sul Financial Times, nell’ambito di un
articolo privo di ambiguità a partire dal titolo (“La Germania è un peso per il
mondo”).
“Che cosa sta
accadendo, in breve ? Le risposte sono: strisciante sopravvento della
deflazione; disoccupazione di massa; riequilibrio interno bloccato sul nascere
ed eccesso di affidamento sulla domanda esterna. Tuttavia si continua a
sostenere che tutto ciò è accettabile, desiderabile, perfino morale – a tutti
gli effetti, un successo. Perché ? La
spiegazione è: miti. La
crisi è stata prodotta dall’abuso di spesa pubblica, non da irresponsabili
flussi di credito internazionali; la politica fiscale non ha ruolo nella
gestione della domanda; gli acquisti di titoli di stato da parte della banca centrale
sono un passo verso l’iperinflazione; e la competitività determina i surplus
commerciali – non il saldo tra l’offerta e una domanda insufficiente.
Questi miti non
sono innocui né per l’eurozona né per il mondo. Al contrario, rischiano di
intrappolare gli stati membri più deboli in una stato depresso semi-permanente
o di condurre, alla fine, a una dolorosissima rottura dell’unione monetaria
stessa. In ognuno di questi due casi, il progetto europeo finirà per essere
sinonimo non di prosperità, ma di povertà; non di collaborazione, ma di dolore.
Una conclusione tragica”.
Sarebbe un
finale orrendo, con responsabilità che naturalmente non sono attribuibili solo
al dogmatismo e all’ottusità tedesca. Le politiche adottate nell’eurozona
durante gli ultimi due anni sono state avallate da élite locali incompetenti, corrotte,
colluse e ricattabili.
Ma aumenta ogni
giorno l’evidenza che la “conclusione tragica” va evitata, rivedendo totalmente
l’assetto dell’eurozona. Adottando un sistema monetario flessibile,
introducendo politiche di pieno impiego, rimettendo l’occupazione al posto che
gli compete – il primo – tra gli obiettivi delle politiche economiche.
persino il prof. Prodi si sbottona con Ambrose Evans-Pritchard ( Italy's Mr Euro
RispondiEliminaurges Latin Front, warns Germany won't sell another Mercedes in Europe)........
colgo l'occasione per chiederle un favore: siccome seguo con estremo interesse
il contraddittorio tra Barnard e Zibordi su Cobraf in merito a banche e moneta,
pensa che il vostro libro ( di prossima pubblicazione ) potrà sortire un qualche
punto fermo o sarà più empirico dover cercare la soluzione nella realtà delle
cose? grazie GFC
La parte di Zibordi riguarderà (anche) questi temi, che sono di grande interesse teorico e metodologico. Mettere un punto fermo però non è semplice perché sono materie un po' più di "confine" rispetto ai problemi di stretta attualità (inefficienza del sistema monetario, modi per riformarlo, necessità di politiche di sostegno della domanda e come attuarle).
EliminaMauro Ammirati: Affermare che va data priorità al pieno impiego, caro dottore, di questi tempi equivale a bestemmiare. E' una gran fortuna che ci siano "eretici" come lei.
RispondiEliminaD'altra parte diceva un ben più illustre eretico di nome John Maynard Keynes, nel 1933... "Non si potrà mai equilibrare il bilancio attraverso misure che riducono il reddito nazionale. Il ministro delle finanze non farebbe altro che inseguire la sua stessa coda. La sola speranza di equilibrare il bilancio in modo stabile e permanente passa dall'evitare l'enorme aggravio dovuto alla disoccupazione. Per questo sostengo che, ANCHE NEL CASO IN CUI SI PRENDA IL BILANCIO PUBBLICO COME UNICO METRO DI GIUDIZIO, il criterio principale per giudicare se le politiche economiche attuate siano state o no un successo, è lo stato dell'occupazione".
Eliminamolto spesso leggo previsioni di rottura "ordinata" dell'euro ma non ho capito cosa si intede per "rottura disordinata"
RispondiEliminaelena b.
Rottura disordinata è l'uscita improvvisa e non concordata di uno o più paesi: si chiudono le banche per alcuni giorni, si convertono depositi, titoli ecc. nella nuova moneta, senza che ci siano accordi predefiniti con i membri residui dell'eurozona e lasciando quindi incertezze sui rapporti contrattuali, rischi di contenziosi legali eccetera.
EliminaE' uno scenario preoccupante perché è difficile, o meglio aleatorio, ipotizzarne le conseguenze. Potrebbe non essere nulla di più problematico della rottura dello SME nel 1992. Potrebbe essere un "evento Lehman" in grado di scatenare una crisi mondiale come nel 2008 o peggio.
La verità sta nel mezzo e a intuito sarei più per la prima che per la seconda ipotesi: ma, appunto, non ho a mia disposizione più che l'intuito a supporto di qualsiasi previsione...
Dott.Cattaneo come lo vede dal suo punto di vista questo taglio dei tassi allo 0,25%? Può servire alla ripresa delle economie dell'Europa del sud?
EliminaGrazie.
giovanni.
Purtroppo l'impatto è pressoché nullo. Con una situazione di depressione ai livelli attuali, impatti significativi possono essere prodotti solo da azioni di stimolo diretto della domanda (è, appunto, uno dei principi base del progetto CCF).
EliminaL'azione sui tassi serve a gestire modeste oscillazioni del ciclo economico, non certo la situazione di sofferenza profonda in cui siamo caduti a partire dalla "crisi Lehman" (settembre 2008) e che è stata ulteriormente, e pesantemente, aggravata dall'eurocrisi e dalle politiche di austerità con le quali ci si è illusi di contrastarla...