Un recente articolo di Frances Coppola, nota commentatrice di temi economici, ha suscitato
un ampio dibattito e anche provocato una certa sorpresa, quantomeno in alcuni
lettori.
La sorpresa sta
già nel titolo: “The Myth of Monetary Sovereignty” ci si sarebbe aspettati di
vederlo utilizzato da un sostenitore dell’eurosistema, non da questa autrice
che è, al contrario, una fervente eurocritica.
La mia opinione,
comunque, è che siamo in presenza di equivoci abbastanza consueti, ma in
definitiva anche abbastanza facili da chiarire, in merito al ruolo e alla valenza della sovranità
monetaria (definita come la potestà di uno stato di emettere una propria moneta).
Per comprendere
questi equivoci, una via molto efficace è rileggere l’attacco di un famosissimo
pezzo di Michal Kalecki, “Political Aspects of Full Employment”, che già nel
1943 affermava con grande chiarezza che
“A solid
majority of economists is now of the opinion that, even in a capitalist system,
full employment may be secured by a government spending programme, provided
there is in existence adequate plan to employ all existing labour power, and provided
adequate supplies of necessary foreign raw-materials may be obtained in exchange
for exports”.
I benefici potenziali
della sovranità monetaria emergono già chiaramente dal paragrafo sopra citato.
La sovranità
monetaria consente di ottenere il pieno impiego delle risorse produttive a
disposizione, purché il governo immetta nell’economia un adeguato (e
correttamente allocato) livello di risorse finanziarie, e purché si rispetti il
vincolo dell'equilibrio nei saldi commerciali esteri (“adeguate forniture di
materie prime estere possano essere ottenute in cambio delle esportazioni”).
Che cosa si sta
dicendo ? che la sovranità monetaria è lo strumento a disposizione dello Stato
per ottenere il pieno impiego, ma ovviamente non è l’albero degli zecchini d’oro:
non consente di produrre più di quanto le risorse fisiche del paese (in
particolare, la risorsa-lavoro) permettano.
E che anche in
presenza di sovranità monetaria, debbano essere mantenuti in equilibrio i saldi commerciali esteri, perché altrimenti il paese accumulerebbe indebitamento verso l’estero,
denominato in una moneta straniera (diversa, cioè, da quella che il paese
stesso emette).
Il vincolo dei
saldi commerciali esteri in equilibrio è decisamente meno stringente se lo
stato in questione emette una moneta che è universalmente accettata per i
pagamenti internazionali. Questa situazione – quella, oggi, degli USA, e di
nessun altro paese (perlomeno, non in misura comparabile) - rende molto meno
critico l’accumulo di debito estero (perché lo si accumula in moneta nazionale, non straniera).
Va anche aggiunto
che consumare sistematicamente più beni e servizi di quanti se ne producono
genera comunque, a lungo andare, il rischio di erodere la struttura produttiva
del paese. Ma non c’è comunque dubbio che il vincolo di equilibrio nel commercio estero sia molto più lasco per gli USA che per chiunque altro
Per il “chiunque
altro”, tuttavia, cioè per qualsiasi stato diverso dagli USA, valgono entrambi
i concetti impliciti in quanto afferma Kalecki:
Un adeguato
programma di spesa pubblica netta ovviamente NON permette a un paese di generare più
reddito di quanto consentito dalla sua capacità produttiva – MA è lo strumento
adeguato per evitare il sottoutilizzo delle sue risorse produttive
(sottoutilizzo che implica disoccupazione e sottoccupazione).
Nello stesso tempo, tuttavia, generare sistematicamente deficit commerciali implica (sempre salvo il caso degli USA) accumulo di debito in moneta estera: il che è rischioso.
Detto questo, se
uno Stato non emette la sua moneta, che cosa accade ? che TUTTO il debito del
paese, pubblico e privato, per definizione è
in valuta estera ! Quel paese si trova inevitabilmente
in una situazione che presenta un grosso potenziale di pericolosità.
Uno Stato che
emette la propria moneta, al contrario, non ha necessità di indebitarsi in
valuta, e in particolare non ha bisogno di emettere titoli di debito pubblico
in moneta estera.
Occorre comunque
porre attenzione al debito privato in
moneta estera, situazione in cui una serie di operatori si verranno a trovare se
i saldi commerciali esteri sono tendenzialmente deficitari. Ma per la verità,
anche con saldi complessivamente in equilibrio, ci saranno aziende che
accumulano surplus di valuta e aziende che accumulano deficit, quindi che si
indebitano.
Il debito privato
in moneta estera è anch’esso un problema, perché può destabilizzare aziende nonché
(anche e soprattutto) banche e intermediari finanziari, il che in condizioni
sfavorevoli pone il governo nella condizione di accettare che si creino
situazioni di dissesto, oppure di intervenire con azioni di sostegno. Due
alternative entrambe alquanto complicate, sgradevoli e (a dir poco) difficili
da gestire.
Tiro le mie
conclusioni.
La sovranità
monetaria, o per meglio dire l’estrema
utilità della sovranità monetaria, è tutt’altro che un mito. Privarsene
rischia di creare guai molto, molto grossi.
Detto questo, anche
in presenza di sovranità monetaria, saldi commerciali esteri in equilibrio sono
un obiettivo di assoluto rilievo per l’azione di politica economica del
governo.
Limitare i
movimenti di capitali è necessario ? de
minimis, è necessaria un’azione da parte delle autorità per evitare che
singole entità aziendali o bancarie, di dimensione e rilevanza sistemica,
accumulino eccessi di passività in valuta, per ragioni commerciali o (ancora di
più) a seguito di transazioni finanziarie.
La sovranità
monetaria dà certezza che questi obiettivi vengano raggiunti ? evidentemente
no, PERO’ fornisce gli strumenti di prevenzione (flessibilità del cambio, detassazione delle produzioni interne), e/o d’intervento successivo (sostegno ad aziende di importanza sistemica),
senza le quali stabilizzare il sistema, evitare le crisi o comunque risolverle
con rapidità ed efficienza diventa molto, ma molto più difficile.
La sovranità
monetaria non risolve tutti i problemi dell’economia (e chi l’ha
mai detto ?).
Ma essersene
spossessati complica enormemente tutta una serie di situazioni che altrimenti
sarebbero prevenibili, gestibili e/o risolvibili.
E se hai
commesso, come l’Italia, il gravissimo errore di entrare nell'euro, quindi di
adottare una moneta troppo forte per la tua economia, e che comunque non sei tu
ad emettere e a gestire ? romperlo (l’euro) è complicato e controverso, per cui…