martedì 5 febbraio 2019

Spread: quando manca il coraggio


In quattro giorni di borsa, successivamente all’annuncio che l’Italia è entrata in recessione tecnica nel secondo semestre 2018 e che gennaio è stato, con ogni probabilità, un altro mese negativo per l’economia, lo spread tra i titoli di Stato decennali italiani e tedeschi è risalito fino a un massimo di una trentina di punti, da 240 a 270.

Purtroppo l’Italia rischia di pagare a caro prezzo la mancanza di coraggio del governo. Si è cercato un compromesso con la commissione UE che evitasse l’apertura della procedura d’infrazione, temendo gli effetti sullo spread.

Ma come l’esperienza del governo Monti ha dimostrato nel 2012, procedura o non procedura, atteggiamento ostile o amichevole della UE, se l’economia non cresce i mercati aumentano i loro dubbi sulla capacità dell’Italia di sostenere il servizio di un debito pubblico denominato in moneta straniera (perché l’euro per l’Italia, che non lo emette, è una moneta straniera).

Proseguendo questa tendenza, gli accordi presi con la commissione UE potrebbero spingere verso una manovra restrittiva. Il che sarebbe un autentico suicidio per l’Italia: la recessione diventerebbe pesantissima, e rivedere lo spread oltre i 500 punti come a novembre 2011, ma anche come a luglio 2012 (quando divenne evidente che le azioni “lacrime e sangue” di Monti erano state un catastrofico fallimento) sarebbe una previsione tutt’altro che azzardata.

Senza una ripartenza della crescita (e in assenza di una garanzia forte ed esplicita dell'istituto d'emissione) la fiducia dei mercati non regge. E senza una forte azione espansiva sulla domanda interna – che il deficit / PIL del 2,04% NON è – la crescita non riparte, e il generale rallentamento internazionale ributta l’Italia in recessione.

Purtroppo dopo mesi di dibattiti animati, la maggioranza di governo, che pure aveva diagnosticato correttamente tutto questo, non si è sentita di andare fino in fondo.

E neanche – che sarebbe stata la soluzione di gran lunga migliore - di attivare uno strumento innovativo come i CCF / Moneta Fiscale, che consentono un effetto espansivo senza incremento del deficit pubblico.

Certo, gli interessi che remano contro sono forti e consolidati. Certo, percorrere vie nuove richiede coraggio, visione e determinazione.

Ma un compromesso che non risolve il problema garantisce, al massimo, poche settimane di tranquillità.

La possibilità di correggere la rotta esiste ancora. C’è sempre un domani.

Però bisogna decidersi.


10 commenti:

  1. Buongiorno dott. Cattaneo, vorrei sapere se secondo lei ha un senso ciò che si legge in un blog che parlando di nuova possibile tassa patrimoniale scrive: "...emettere i famosi Mini-BOT che verranno erogati dallo Stato per pagare tasse locali e parte dei servizi (ma probabilmente non l’IRPEF, magari si potrà ma solo parzialmente) oltre a poter essere usati a compensazione di tasse aziendali fino a concorrenza di una certa somma. Bene, questi mini-BOT, del valore facciale di 1 euro ma di valore reale di circa la metà (al mercato nero, che nascerà, inevitabilmente, ndr), verranno conferiti al posto degli euro diciamo “normali” sapete a chi? A coloro che hanno crediti con lo stato tipo manutenzioni, bonus, ristrutturazioni, efficienza energetica ecc. Ossia, encore, i MINIBOT verranno dati alle famiglie italiane, le quali – dopo – dovranno sperare di poterli riciclare nell’economia reale per un valore il più vicino possibile al nominale, pagando di fatto loro la perdita, ossia il conto della futura “patrimoniale surrogata” nascosta dietro al CAVEAT della doppia moneta “MINIBOT” (ENCORE). Il trucco resta lo stesso: fregare le famiglie, far pagare a loro il conto, ai miliardari quasi nulla...".
    L'articolo completo e qui': https://www.mittdolcino.com/2019/02/05/la-cruda-verita-su-cosa-aspetta-litalia/

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    1. Beh mi sembra un commento del tipo "me la canto e me la suono…" Intanto afferma che i MiniBOT "verranno erogati dallo Stato per pagare tasse locali e parte dei servizi (ma probabilmente non l’IRPEF, magari si potrà ma solo parzialmente)": perché non tutte le tasse e imposte (che è la proposta effettiva ?). Da qui si derivano considerazioni sul valore di mercato dei titoli che lasciano il tempo che trovano, in quanto basate su ipotesi dell'autore dell'articolo, non del proponente. Comunque per un'analisi dei MiniBOT e delle somiglianze e differenze rispetto ai CCF, vedi il post del 9.12.2017.

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  2. Durante un confronto con Mori su Pandora tv tra Giancarlo Marcotti di Finanza in chiaro ha detto che in realtà il moltiplicatore keynesiano non esisterebbe, es. se immetto 100 nel circuito economico rimane 100 senza moltiplicare nulla... Forse questo accade se l'economia è già florida ma in un contesto depresso non credo che non ci siano effetti di moltiplicatore. Lei che ne pensa?

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    1. Che ovviamente il moltiplicatore c'è, e nel contesto attuale è ben superiore a 1... vedi il post del 6.11.2016.

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    2. Dipende dalla velocità con cui girano: magari finiscono ad uno che li mette sotto il materasso e non li spende mai, in quel caso l'effetto sul PIL è 0. Oppure vengono spesi immediatamente, e a sua volta chi li riceve li spende tutti il giorno dopo e così via; in questo caso l'effetto sul PIL è molto elevato.

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    3. Ovviamente ci sarà un ampio ventaglio di casi, ma la grande maggioranza dei riceventi ha bisogno di spendere.

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  3. https://www.youtube.com/watch?v=Yht_zE_mT7U&feature=share&fbclid=IwAR3eMaT-u055Htt3GMC9MaEIwPItl-3mvHF63Q2MY7aQCcwFIQSXpcZqocU

    Mi sembra ben fatto questo video che ne pensa ? Quale tra queste brexit solution ritiene più probabile accadrà ?

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    1. Sì aiuta a capire la molteplicità delle opzioni, e quindi la complessità della situazione… io comunque tengo ferma la mia previsione, espressa nel post del 16.1.2019.

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    2. Quindi prevede una semi-hard brexit ? O una Swiss brexit ?

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    3. Sì, entrambe rientrano nelle categorie del compromesso non eccessivamente hard, che è la mia previsione. Ma sottolineo che analizzare la situazione Brexit è molto, molto aleatorio.

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