La maggiore
difficoltà nel promuovere, e soprattutto nell’arrivare ad applicare, un progetto
di uscita dall’euroausterità sta negli interessi costituiti ben presenti e ben
identificati, soprattutto nell’ambito del settore finanziario.
In soldoni: le
grandi istituzioni bancarie e finanziarie sono strettamente connesse, con un
sistema di “porte girevoli” che interessa i rispettivi vertici, con gli
organismi tecnici dei ministeri, della BCE, delle banche centrali nazionali,
con le istituzioni universitarie eccetera.
E le grandi
istituzioni bancarie e finanziarie hanno interesse a perpetuare un sistema che
mette una quantità sproporzionata di influenza nelle mani di chi controlla e
intermedia i flussi finanziari.
Le porte di
cariche e contratti di consulenza remunerativi si aprono quindi molto più
facilmente per chi non contesta e non contrasta l’attuale sistema.
Questa influenza è
pervasiva e mette in difficoltà le proposte di revisione del sistema, anche
quando al governo arriva, come oggi in Italia, una maggioranza eurocritica.
Naturalmente
questo è ancora più vero se si ipotizza di perseguire una “revisione” del
sistema deflagrante, e tecnicamente molto difficile da attuare, come il breakup.
Tuttavia, anche il progetto CCF / Moneta Fiscale, per quanto decisamente più “morbido” e più
semplice da attuare (e altrettanto efficace di un breakup, quanto al risultato finale) è in larga misura osteggiato
dagli organismi sopra citati.
Per metterlo in
atto, serve una combinazione di chiarezze di idee, determinazione e capacità di
leadership politica. Che al momento
non si è ancora espressa.
Il problema, in
buona sostanza, è tutto qui.
Oppure può servire una forte crisi economica in arrivo...
RispondiEliminaA.
Come si diceva nel post del 19 gennaio scorso, infatti.
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