L’Italia è in recessione,
ma in effetti anche Francia e Germania sono in una situazione congiunturale
tutt’altro che smagliante. E tenuto conto anche del contesto generale dell’Eurozona,
il 2,04% di deficit pubblico concordato dopo le lunghe trattative con la UE dei
mesi scorsi è del tutto insufficiente a invertire la tendenza.
I vincoli dell’eurosistema
e la pretesa di crescere facendo leva primariamente, se non esclusivamente,
sull’export mostrano ancora una volta tutta la loro insensatezza. La domanda
interna va rilanciata, e in modo sostanzioso.
La legge di
bilancio approvata a fine 2018 è stata criticata, tra le altre cose, perché fa
leva molto sui trasferimenti (reddito di cittadinanza e quota 100 sulle
pensioni) e poco sugli investimenti.
Questa critica
si fonda sul fatto che gli investimenti pubblici sono un incremento di domanda
e di produzione per il loro intero importo (senza contare gli effetti indotti
successivi) e fin dal momento della loro effettuazione. I trasferimenti no, perché
chi riceve soldi in parte li risparmia.
Personalmente la
ritengo un’obiezione meno significativa di quanto può apparire a prima vista,
nel contesto attuale. La depressione dell’economia italiana ha ridotto ai
minimi termini la propensione al risparmio, quindi dubito che i trasferimenti
non verrebbero spesi, quantomeno in misura del tutto preponderante.
Detto ciò, una forte
spinta sugli investimenti pubblici sarebbe del tutto opportuna. A questo
proposito, viene costantemente citato il fatto che esistono 150 miliardi di
opere già autorizzate e computate nei deficit passati, ma non avviate per
problemi burocratici e autorizzativi.
Il governo sta
lavorando per sbloccare, per quanto possibile di questi intoppi, ma non ho
ancora visto stime plausibili in merito alla misura in cui questi interventi
potrebbero incidere a breve termine.
E’ in effetti un
esempio di una difficoltà sistematica che si incontra nel rilancio della
domanda interna mediante investimenti pubblici, e non solo in Italia: tra
decisione di spesa e avvio della spesa stessa, intercorrono tempi tutt’altro
che brevi, e spesso anche difficili da stimare.
Per questa
ragione occorre prendere in considerazione una via decisamente più rapida: far
ripartire l’impiego pubblico.
Purtroppo se ne
parla poco perché il mantra del “dipendente pubblico improduttivo e fannullone”
è pervasivo. Ma è anche, in larga misura, sbagliato. La sanità pubblica
italiana, per esempio, è regolarmente ai primissimi posti nelle classifiche
mondiali per efficienza (intesa come efficacia rispetto ai costi sostenuti).
E sicuramente c’è
spazio per potenziare in modo estremamente utile funzioni esercitate dal
settore statale, quali l’istruzione, l’ordine pubblico e la manutenzione del
territorio.
Non è neanche
vero che gli investimenti pubblici creano necessariamente più competitività, e
sono necessariamente più utili, di un potenziamento delle risorse umane. Dipende
da caso a caso. Meglio assunzioni in un ospedale sottostaffato rispetto a una
strada che conduce nel nulla.
Per evitare
fraintendimenti: sono assolutamente a favore di una ripresa degli investimenti
pubblici. Ma lo sono ancora di più riguardo a un rilancio del pubblico impiego
nelle moltissime aree dove è utile. Cosa che rispetto agli investimenti ha due
vantaggi.
Il primo, come
detto, è la maggiore rapidità di esecuzione.
Il secondo è che
si assumono persone italiane, mentre un appalto pubblico può essere vinto da un
operatore estero, e comunque i materiali utilizzati sono, almeno in parte, di
importazione. Quindi il contributo al PIL del reddito da lavoro pubblico è
maggiore (rispetto a quello degli investimenti).
Non c’è che da
muoversi, utilizzando gli strumenti appropriati per attuare quanto necessario,
superando gli attuali vincoli dell’eurosistema. Mettendo in campo il progetto CCF / Moneta Fiscale, quindi…
Leggo notizie recenti di persone che trovano tesori da centinaia di milioni in banconote vecchie lire ma non possono convertirli in euro perché in Italia non si può fare da anni, mentre in altri Paesi Eurozona è possibile cambiare le loro vecchie valute cash. A parte l'ingiustizia e l'assurdità secondo lei perché (solo?) in Italia hanno imposto questo ?
RispondiEliminaPer mettere a bilancio una sopravvenienza attiva, quindi un flusso di cassa positivo, immagino… in ultima analisi la causa sono sempre i vincoli finanziari dell'Eurosistema (e il fatto che all'Italia non vengano concessi i gradi di libertà di cui invece beneficiano tranquillamente Francia, Spagna e altri).
Eliminail dato che hai postato (senza alcuna fonte) non ha alcun senso, non si capisce quale sia il parametro, in valore assoluto del costo dei dipendenti pubblici In % alla popolazione ? Ci sono dentro i dip delle società miste pubblico - privato ? L’unico dato che conto e’ il rapporto dip pubblici / popolazione attiva, ...in altre parole ci vogliono i dip. Pubblici che il paese si può’ permettere. Nei paesi che hai citato c’è’ più lavoro quindi possono “permettersi” più’ dipendenti
RispondiEliminaNon ho capito di quale dato stai parlando. Comunque tu dici che negli altri paesi "c'è più lavoro quindi possono "permettersi" più dipendenti". Invece io direi, al contrario, che assumere nel settore pubblico persone che altrimenti sarebbero disoccupate implica più lavoro. Naturalmente non è una questione di "potersi permettere dipendenti pubblici". E' importante che facciano cose utili. Ma più operatori sanitari (vedi crisi Covid) più insegnanti più forze dell'ordine sarebbero "non utili" ? a me pare il contrario.
EliminaSi assumono "nel privato" se c'e' lavoro "nel privato" .
EliminaNon si assumono "nel pubblico".
Il pubblico costa e non produce.
Per quanto riguarda il dato, mi sono sbagliato a leggere.
Si assumono "nel privato" se c'e' lavoro "nel privato" .
EliminaNon si assumono "nel pubblico".
Il pubblico costa e non produce.
I poliziotti non producono ? gli insegnanti non producono ? i medici non producono ? non è così per la contabilità nazionale. E soprattutto non è così per il comune buon senso.
EliminaNo, non producono.
EliminaForniscono servizi.
La produzione e' quella che implica una fatturazione, un utente che paga, una azienda che col ricavato paga tasse.
Poliziotti, insegnanti, medici eseguono servizi gia' pagati. Non producono ricchezza
I servizi pubblici sono parte del PIL. Ed hanno un valore economico.
EliminaDirei di no.
EliminaA chi emettono fattura???
E che c'entra ? la fatturazione serve a fini fiscali. La pubblica amministrazione non paga tasse (anzi le incassa) quindi non fattura.
EliminaAppunto.
EliminaLa pubblica amministrazione consuma soldi per dare servizi.
Non produce beni che portano soldi.
Quindi non produce PIL
Anzi, consuma PIL
non producono" non va inteso come "non lavorano" .
Va inteso "non producono ricavi che portano tasse nelle casse dello Stato".
Non producono PIL, gestiscono servizi.
Qui il discorso e' non lavorativo ma finanziario: lo Stato vive delle entrate di chi paga le tasse.
I dipendenti pubblici contribuiscono pagando tasse ma arrivate dallo Stato che gli paga lo stipendio.
E lo Stato gli paga lo stipendio come???
Con i soldi che aziende private e dipendenti privati pagano di tasse.
Sintesi:
Se non esistessero aziende e dipendenti privati lo Stato non avrebbe entrate quindi non potrebbe erogare servizi e avere dipendenti. Perche' non avrebbe i soldi per pagarli
Le aziende e i dipendenti privati esistono e nessuno pensa di abolirli. Ma i servizi sono una componente del PIL, valutata al costo di produzione (che è sostanzialmente il costo dei dipendenti pubblici che producono quei servizi). Se vuole proporre una riforma della contabilità nazionale faccia pure, ma i criteri attualmente sono questi. E non mi pare che poliziotti medici infermieri e insegnanti siano inutili e se ne possa fare a meno.
EliminaMi scusi Dott. Cattaneo, non parlo di "contabilita' statale" .
EliminaParlo di sostanza.
Un infermiere, un poliziotto, un insegnante durante il loro lavoro producono fatturato che genera introiti e quindi (su quegli introiti) tasse che sono le entrate dello Stato??? NO.
Quindi sono un costo.
Una azienda privata, il titolare e i dipendenti, sono un ricavo.
Mai sentito che la pubblica amministrazione produce entrate allo Stato!!! Si, certo, quando ci stressa i cohones con le tasse sicuramente!
E con le gabelle non dovute come ticket, costi amministrativi, bolli, diritti di segreteria e altre amenita' varie che - pagando gia' le tasse per quei servizi - non dovrebbero esistere.
"Un infermiere, un poliziotto, un insegnante durante il loro lavoro producono fatturato ?" no, ma producono servizi che alternativamente dovrebbero essere erogati da altri soggetti e avrebbero un valore economico. Questo valore deve essere registrato nel PIL.
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