sabato 16 marzo 2024

Finanza bancaria e finanza pubblica

 

Una banca non ha bisogno di raccogliere depositi per erogare finanziamenti. Non presta i soldi che “ha raccolto prima”. Nel momento in cui eroga un finanziamento, automaticamente crea un deposito che è nella disponibilità del soggetto che ha ricevuto il prestito. Accendo un mutuo per 100.000 euro, la banca crea 100.000 euro di depositi di cui io sono il titolare, io prendo i 100.000 euro e compro l’immobile.

Certo, la banca ha questo punto ha 100.000 euro all’attivo e 100.000 al passivo. Il deposito bancario è infatti una passività della banca. Questo può diventare un problema per la banca se si trova a corto di liquidità, se il titolare del deposito ne richiede l’estinzione, e se la banca non ha accesso al rifinanziamento presso la Banca Centrale. Ma questa è una situazione del tutto anomala. Normalmente, questo problema per la banca non sussiste.

Il punto da sottolineare, come dicevo prima, è che la banca crea depositi quando eroga i finanziamenti. Non ha bisogno di raccogliere per poi finanziare.

Allo stesso modo, uno Stato che emette moneta non ha bisogno di raccogliere soldi per poi spendere. Crea moneta, la spende e l’atto di spesa immette automaticamente risparmio nel sistema economico: la moneta messa in circolazione è risparmio di chi la riceve. L’emissione di titoli di Stato è un’opportunità offerta al titolare del risparmio per impiegarlo. Non è necessaria per “finanziare la spesa”.

L’emissione di debito pubblico per finanziare la spesa è necessaria solo se lo Stato spende una forma di moneta che non emette. E’ necessaria per lo Stato italiano perché spende euro, e solo per quello. Non sarebbe necessaria, e non era necessaria, quando lo Stato spendeva lire.

mercoledì 13 marzo 2024

Moneta elettronica

 

Fabio Conditi e Leopoldo Salmaso hanno elaborato una “definizione metaforica” di moneta elettronica (inteso come il progetto di adottare una moneta elettronica a gestione centralizzata come mezzo ESCLUSIVO di scambio, escludendo qualsiasi altra forma, cartacea o di altro tipo) molto illuminante.

“Tu accetteresti di vivere ai piani alti di un condominio senza scale e con un solo ascensore di proprietà di un privato, che l’ha costruito a tue spese, e che ciò nonostante devi pagare ogni volta che lo utilizzi, e che per di più il privato in questione può impedirti di usare se gli sei antipatico ?”.

C’è da riflettere.

sabato 9 marzo 2024

Il debito finto non è una necessità

 

Il mio decalogo / undecalogo è la sintesi di quello che tutti dovrebbero capire sulla finanza pubblica. Ma se dieci o undici punti vi sembrano troppi, cercate, vi prego, di averne ben chiaro almeno uno: questo.

Uno Stato che emette moneta non ha bisogno di emettere debito per finanziare le proprie attività. NON NE HA BISOGNO. ASSOLUTAMENTE NO. IN NESSUN MODO. 

Uno Stato che emette moneta spende per attuare le sue finalità, e poi preleva con le tasse una parte di quello che ha speso, per evitare eccessi di inflazione e per ridistribuire il reddito e il risparmio tra i cittadini.

Non esiste NESSUNA ragione, ma proprio nessuna, per cui lo Stato dovrebbe far ricorso a una banca centrale “indipendente” (da chi ?) o peggio ancora ai mercati finanziari.

Non ha in effetti nessuna motivazione economica l’esistenza di un istituto di emissione indipendente dallo Stato. L’emissione monetaria è un fondamentale strumento di gestione dell’economia, quindi una leva che deve essere manovrata da un governo democraticamente eletto e soggetto al giudizio dei cittadini.

SE NO, SOGGETTO A CHI ?

Il cosiddetto debito pubblico, come dice il mio amico Giovanni Piva, quando è espresso in moneta sovrana è un debito FINTO. Posso sempre, io Stato, emettere moneta per rimborsarlo e rifinanziarlo.

E’ uno strumento non indispensabile, ma utile per fornire ai cittadini uno strumento di impiego del proprio risparmio. Né più né meno di questo.

Uno Stato sovrano emette e gestisce la propria moneta. NON LA DEVE CHIEDERE A NESSUNO.

venerdì 1 marzo 2024

Debito pubblico non è aver vissuto sopra le proprie possibilità

 

La confusione tra debito pubblico e debito estero è una delle più letali, tra le molte in cui si inciampa leggendo i commenti economici dei giornaloni e dei media più o meno paludati.

Il debito pubblico, secondo questi commenti, è l’espressione di “aver vissuto sopra le proprie possibilità”. E a chi non è adeguatamente informato questo può sembrare ovvio e logico. No ?

Beh, non è né ovvio, né logico, né vero.

E una pulce nell’orecchio dovrebbe metterla la constatazione che TUTTI i paesi di un qualche rilievo economico hanno un debito pubblico.

Sì vabbè, si ribatte in genere a chi fa questo osservazione, ma è un problema di livello. Il debito pubblico italiano è “mostruosamente alto” (in realtà è più alto della media ma è poco più di metà di quello giapponese, rispetto al PIL. Ma non è questo il punto). “Un po’” di debito pubblico è normale ma noi ne abbiamo “decisamente troppo”.

Vediamo di chiarire.

“Vivere al di sopra delle proprie possibilità” vuol dire, se ha un qualche significato, spendere più del proprio reddito, che per un paese equivale a spendere più di quanto si produce. Se è questo il caso, significa che utilizzo beni e servizi provenienti da paesi stranieri, e quindi (dato che non me li regalano) accumulo passività finanziarie nei loro confronti.

In realtà non è necessariamente vero che questa sia una politica errata o pericolosa. Potrei, ad esempio, importare dall’esterno beni d’investimento e quindi accumulare passività finanziarie per aumentare il mio potenziale produttivo. Come del resto fanno molte aziende. E non è affatto detto che finanziare a debito degli investimenti produttivi sia una mossa scorretta. Anzi.

Ma poniamo pure che questo non sia il caso. Poniamo di accumulare passività verso l’estero a causa di consumi interni eccessivi. Bene: accumulare passività finanziarie verso l’estero NON vuol dire avere un debito PUBBLICO, ma un debito ESTERO, o per essere più precisi una posizione finanziaria netta sull’estero negativa.

E’ il caso dell’Italia ? ma proprio per niente.

L’Italia ha un SURPLUS negli scambi di beni e servizi con l’estero, e ha una posizione finanziaria netta sull’estero POSITIVA.

E il debito pubblico ?

Il debito pubblico NON è la conseguenza di un eccesso di consumi. NON nasce dall’aver speso più di quanto si produce. E’ invece, semplicemente, un mezzo offerto a cittadini e aziende per impiegare il proprio risparmio finanziario PRIVATO. E in Italia è più alto che altrove proprio perché è più alto il risparmio privato.

Il debito pubblico italiano non sarebbe mai, MAI stato un problema se la scellerata decisione di entrare nell’euro non avesse prodotto il rischio di non riuscire a rifinanziarlo. Perché l’euro, al contrario della lira, non lo emettiamo noi.

Quando sentite dire (e lo sentite tutti i giorni) che “l’Italia ha vissuto sopra le proprie possibilità e prova di questo è il debito pubblico” sappiate che chi esprime questo concetto è un ANALFABETA MACROECONOMICO.

 

sabato 24 febbraio 2024

Le dieci cose (più una) da capire su deficit e debito pubblico

 

UNO: uno Stato che controlla e gestisce la propria moneta non ha bisogno di emettere debito: semplicemente può realizzare deficit spendendo più di quello che tassa.

DUE: automaticamente, quando lo Stato fa deficit, il settore privato aumenta il suo risparmio. Se lo Stato spende più di quanto tassa, il settore privato incassa più di quanto sborsa.

TRE: quindi il deficit pubblico non drena MA CREA risparmio privato. L’eccesso di spesa rispetto alle tasse rimane nelle tasche del settore privato e ne incrementa il risparmio finanziario.

QUATTRO: l’emissione di moneta attuata dallo Stato mediante il deficit è normale e fisiologica, perché in un’economia che cresce i mezzi di pagamento in circolazione devono aumentare. Se lo Stato non fa deficit l’alternativa è espandere solo il credito privato, il che oltre certi livelli è destabilizzante.

CINQUE: il deficit può essere eccessivo, ma non in conseguenza del superamento di un limite numerico prestabilito, bensì dell’eventuale generarsi di tensioni inflazionistiche.

SEI: l’altra variabile da tenere sotto controllo è il saldo commerciale estero (export meno import). Se il saldo estero peggiora, il deficit pubblico alimenta comunque risparmio privato, ma in questo caso si tratta di risparmio privato estero e non nazionale.

SETTE: il debito pubblico in moneta propria non è altro che uno strumento che lo Stato offre al settore privato per impiegare il risparmio privato generato dal deficit pubblico. NON E’ UN ONERE SULLE FUTURE GENERAZIONI.

OTTO: il debito pubblico in moneta propria NON è un problema per lo Stato emittente, che è SEMPRE sicuro di poterlo rifinanziare.

NOVE: non esistono limiti numerici precisi, validi in qualsiasi circostanza, che il deficit e il debito pubblico non dovrebbero superare. Il deficit va regolato tenuto conto di altre variabili – inflazione, disoccupazione, crescita, saldi commerciali esteri.

DIECI: l’unico debito pubblico veramente pericoloso è quello emesso in moneta straniera sopravvalutata rispetto alle condizioni della propria economia. Quindi l’euro è pericoloso per l’Italia (perché è più forte di quanto era la lira) ma non per la Germania (perché è più debole di quanto era il marco). La Germania quando volesse potrebbe tornare a emettere marchi, che varrebbero più dell’euro: nessun problema a rifinanziare il debito. L’Italia emetterebbe lire che varrebbero meno dell’euro: potenziali problemi a rifinanziare il debito.

DIECI BIS: QUEST’ULTIMA E’ LA PRINCIPALE RAGIONE PER CUI L’ITALIA NON DOVEVA ENTRARE NELL’EURO.

(Dieci cose, più una, che gli economisti mainstream, i media paludati e la maggioranza dei politici ASSOLUTAMENTE NON CAPISCONO. O fanno finta, ma se fingono sono molto bravi a fingere).

(Dieci cose, più una, che l’opinione pubblica DEVE ASSOLUTAMENTE ARRIVARE A COMPRENDERE).