E vabbè, nel post precedente prevedevo che Putin non sarebbe arrivato a invadere l’Ucraina – quanto meno a breve. Previsione non particolarmente azzeccata, salvo intendere “che a breve” volesse dire “oggi no ma domani sì”.
Ciò detto, merita un commento – qualunque cosa si pensi di Putin e in qualunque modo lo si giudichi – il fatto che nonostante l’establishment e i media siano unanimi nel presentarlo come il cattivo della situazione, una parte tutt’altro che irrilevante dell’opinione pubblica (italiana, ma non solo) faccia fatica ad accettare questa rappresentazione.
In parte dipende dal fatto che la vicenda ucraina è estremamente intricata, con la conseguenza che attribuire tutti i torti o tutte le ragioni a una parte sola porta sicuramente a conclusioni scorrette.
Ma non è l’unica spiegazione, e forse neanche la principale. Un motivo forse più importante l’ha sintetizzato così Mauro Ammirati:
“Voi vi ricordate, vero, di quella volta che, per far abbassare lo spread, Putin ci costrinse a tagliare la spesa pubblica e ad innalzare l’età pensionabile ? Eh, io me la sono legata al dito”.
Il che a me ha immediatamente ricordato una famosissima frase di Cassius Clay, ai tempi non ancora Mohammed Alì, quando gli domandarono perché preferiva andare in prigione e perdere il titolo di campione del mondo invece di partire per il Vietnam (dove peraltro non l’avrebbero mandato al fronte, ma utilizzato in esibizioni per tenere alto il morale delle truppe):
“No Vietcong ever called me nigger”.
Concetto poi ripreso in infinite altre occasioni, per esempio nel 1966 da un esponente del movimento per i diritti civili dei neri, Stokely Carmichael:
“Why should black folks fight a war against yellow folks so that white folks can keep a land they stole from red folks ?”
E dallo stesso Clay / Alì:
“My conscience won’t let me go shoot my brother, or some darker people, or some poor, hungry people in the mud, for big, powerful America, and shoot them. For what ? They never called me nigger. They never lynched me. They never put no dogs on me. They never robbed me of my nationality, or raped or killed my mother and father… How can I shoot them poor people ? Just take me to jail”.
Perché questo ha qualcosa a che vedere con Putin e con l’Ucraina ? Perché Putin avrà tutti i difetti del mondo, ma se l’Italia si è ritrovata con l’economia devastata non è per colpa di Putin, ma di uno scellerato sistema di governance economico-monetaria: quello incentrato sull’euro e sulle sue assurde regole di funzionamento.
E, tra coloro che stanno in prima linea a sollevare (o almeno a provarci) l’opinione pubblica contro Putin, ci sono in bella evidenza, tra Bruxelles e Francoforte, i promotori di quel sistema.
Per cui, se Putin a me personalmente non ha fatto nulla, e chi si scaglia (verbalmente) contro di lui invece sì, pensare che il cattivo della situazione sia lui, o solo lui, non mi riesce né ovvio né facile.
Detto ciò, sospendo ogni giudizio su Putin in quanto mi dichiaro non sufficientemente a conoscenza dei fatti. Ma il giudizio sull’establishment europeista / eurista invece me lo sono formato con molta chiarezza. E motivi per cambiarlo non ne vedo neanche mezzo.
E d’istinto (ma
proprio solo istinto non è) se l’establishment
sostiene, unanime, una tesi, mi viene da pensare che la tesi opposta potrebbe
avere un fondo, e magari non solo un fondo, di verità.