martedì 15 febbraio 2022

La Moneta Fiscale è qui per restare

 

Tutta la confusione che si è creata in merito ai crediti fiscali prodotti da interventi immobiliari sta avendo, e avrà, anche ripercussioni positive. 

La conferenza stampa di settimana scorsa è stata fuorviante. Potrei dire menzognera, ma parto da un presupposto di buona fede e quindi non accuso Draghi e Franco di essere bugiardi. Se non bugiardi, però, sono stati estremamente confusi.

Come conseguenza, tuttavia, hanno avuto ampia circolazione i dati presentanti dalla Agenzia delle Entrate in sede di audizione presso la commissione bilancio del Senato. Dati da cui emerge che solo il 3% delle frodi accertate riguardano il Superbonus 110, contro l’80% complessivo del bonus facciate (46%) e dell’eco-bonus (34%).

E Draghi è quindi andato fuori strada (e ha mandato fuori strada i media “allineati”) puntando l’indice, nelle sue dichiarazioni, sul Superbonus. Mentre emerge chiaramente che proprio il Superbonus, essendo dotato di procedure di accertamento e verifica dettagliate ed efficaci, NON ha generato (sospette) frodi, se non in misura del tutto marginale.

Da tutto il polverone emerge quindi con chiarezza che l’attribuzione di bonus non crea nessun significativo problema di frodi quando i controlli alla fonte sono ben impostati; e che se i controlli ci sono, la circolazione successiva dei crediti (quindi la loro trasformazione in Moneta Fiscale) non produce difficoltà - mentre rende potentissimo lo strumento.

Perché è importante, tutto questo ? perché il problema vero, principale, dell’economia italiana è che la ridefinizione del Patto di Stabilità e Crescita non sta andando da nessuna parte. Germania e altri paesi nordeurozonici non prendono minimamente in considerazione la proposta franco-italiana. Se qualcuno aveva illusioni al riguardo, la nomina del superfalco Lars Feld come capoeconomista alle dipendenze del ministro delle finanze Christian Lindner le ha demolite una volta per tutte.

Che cosa rimane, come via percorribile ? ma la Moneta Fiscale, appunto. Con grande semplicità, si dice ai tedeschi: il debito da rimborsare in euro lo riduciamo (in percentuale del PIL) secondo un percorso concordato, senza più deroghe ed eccezioni; ma la Moneta Fiscale la utilizziamo per sviluppare le necessarie politiche di sostegno alla crescita, di promozione degli investimenti, di supporto alle classi disagiate, di mitigazione dei costi per gas ed energia, e quant’altro.

La Moneta Fiscale non concorre né al deficit né al debito pubblico – non può essere debito, perché non è da rimborsare. E non essendo da rimborsare, non è soggetta a rischio di default causato dall’andamento dei mercati finanziari: di conseguenza, la sua emissione da parte di uno Stato non può, non deve essere oggetto di alcuna preoccupazione, vincolo o condizionamento da parte della UE, della BCE o di altri stati membri della UE o dell’Eurozona.

Altro non c’è, per far funzionare il sistema euro. Draghi ne deve prendere atto ed agire di conseguenza. Salvo che non voglia fare l’ingloriosa fine di Monti, cosa alla quale mi riesce difficile credere.

 

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