martedì 17 dicembre 2013

Euroexit e scala mobile


Partecipando all’incontro tenuto ieri con un gruppo di parlamentari M5S, Emiliano Brancaccio è tornato su un tema a cui (giustamente) attribuisce molta importanza.

Nel 1992, dopo la rottura dello SME, furono attuate politiche fiscali restrittive e rimossi gli ultimi elementi di indicizzazione dei salari ancora in vigore.

Anche grazie al fatto che si stava, contemporaneamente, verificando una significativa riduzione del prezzo del petrolio, l’inflazione non aumentò (anzi scese di circa un punto) nonostante la svalutazione della lira.

Le politiche fiscali restrittive protrassero la recessione per buona parte del 1993; l’inversione della congiuntura fu poi ottenuta grazie all’effetto del calo dei tassi d’interesse e del miglioramento della bilancia commerciale.

Ci fu, tuttavia, una compressione della quota salari – una ripresa, argomenta Brancaccio, ottenuta a spese dei lavoratori: e questo deve essere evitato nell’ipotesi di break-up dell’euro e ritorno dell’Italia alla sua moneta nazionale.

L’obiettivo è totalmente da condividere. Tuttavia è utile riflettere sulla seguente affermazione di Brancaccio.

“Chi riesce a rassicurare i lavoratori dipendenti spaccherà il sistema e creerà una maggioranza anti-euro”.

Ora, tutelare le retribuzioni reali mediante un meccanismo di scala mobile, di indicizzazione, che le protegga dall’eventuale effetto inflattivo di un break-up, naturalmente è possibile. Ma non si può rassicurare nessuno annunciandolo in anticipo, perché il break-up deve essere effettuato di sorpresa: è lo stesso problema che impedisce di effettuare l’”euroexit” mediante una “spaccatura” della moneta unica europea deliberata in conseguenza di un referendum.

Un altro punto a favore dell’euroexit attuata mediante introduzione dei Certificati di Credito Fiscale: che può, al contrario, essere discussa e attuata alla luce del sole, in perfetta trasparenza.

E che peraltro comporta immediatamente un notevole miglioramento dei salari reali netti (dato che una parte significativa delle assegnazioni di CCF sono destinate a integrare il reddito dei lavoratori).

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