Gli euroausterici, compresi quelli un buona fede,
hanno in testa parecchie idee sballate (viene da dire SOLO idee sballate) in
merito a deficit e debito pubblico. Questa non è una novità.
Uno dei loro leitmotiv è che è (sarebbe) “una
cretinata” affermare che il debito pubblico è credito dei privati che lo
possiedono.
Se gli si dice “bene regalami i tuoi BTP, visto che
non è credito, quindi non è un’attività finanziaria, non ha un valore, sarai
felice di sgravartene e io da parte mia con piacere ti solleverò da questo
fastidio” – se gli si dice QUESTO non sanno più cosa rispondere e non rimane
loro che sviare il discorso.
Una maniera tipica di sviarlo è l’affermazione (in
realtà ben poco attinente con la precedente, ma transeat) che “i titoli di
Stato sono solo di chi li possiede mentre il debito pubblico è di tutti”. Ma
questo sconclusionato tentativo di replica non tiene conto di parecchie cose.
Per iniziare, il debito pubblico, ovvero i titoli di
Stato, non li possiedono tutti nella stessa misura, ma anche le tasse non le
pagano tutti nella stessa misura. Un nullatenente paga molto poco, e peraltro
non possiede neanche titoli, e non percepisce interessi. Chi possiede molti
titoli e percepisce molti interessi di sicuro paga anche molte più tasse di un
nullatenente.
Ancora più importante, uno stato che emette moneta può
tranquillamente decidere di non emettere debito pubblico. Collocare titoli
offrendo una remunerazione è una pura scelta politica. Se stampi moneta, la tua
spesa può eccedere la tassazione senza alcun bisogno di emettere titoli.
Inoltre, e forse è l’argomento più importante su
questo tema, TUTTE le ripartizioni delle spese e delle tasse sono scelte
politiche. Possono essere scorrette, possono essere discutibili, possono essere
inique: ma questo non ha niente a che vedere con il fatto che “serve debito e
serve pagare interessi per finanziare il deficit”. Il deficit, se lo stato
emette moneta, si finanzia da solo.
La sintesi della situazione, che agli euroausterici
sfugge completamente (se poi fanno finta sono ottimi attori) è la seguente.
Uno stato che emette moneta non ha bisogno di emettere
debito né di pagare interessi.
Se lo fa, è per motivi di opportunità politica. Magari
giusti, magari sbagliati. Che però non hanno nulla a che vedere con una
condizione di necessità.
Siccome un’economia che cresce ha bisogno che le
attività finanziarie in circolazione aumentino nel tempo, è perfettamente
normale che il bilancio dello stato sia in deficit, perché deficit significa
eccesso di spesa pubblica rispetto alle tasse, e questo deficit rimane in tasca
al settore privato realizzando, appunto, il fisiologico incremento di
circolazione dei mezzi di pagamento.
Il deficit è a sua volta la differenza tra spese e
tasse. La ripartizione delle spese e delle tasse è anch’essa una decisione
politica. Che può essere iniqua o criticabile: ma a prescindere che le spese
superino le tasse – quindi che esista un deficit – piuttosto che no.
E SOPRATTUTTO: non esiste nessun motivo per affermare
che il deficit o il debito vadano ridotti perché creano problemi di
“solvibilità” (a meno che non siano finanziati in moneta straniera) o di
“equità intergenerazionale” (“il debito sulla testa dei nostri figli”). Se
creano un problema, è legato all’inflazione. Nient’altro.
E INFINE: SI’, il debito pubblico corrisponde,
CENTESIMO PER CENTESIMO, a credito privato. A valore di chi possiede i titoli.
Se c’è una cosa certa, quando si parla di finanza pubblica, è questa.