sabato 28 giugno 2025

Interazione nei popoli

 

Dice l’eclettico, spesso narcisista ma indubbiamente a volte acuto, Nassim Nicholas Taleb:

“Alcuni gruppi, alcune tribù, alcune nazioni sono intelligenti nonostante siano composte da individui stupidi. Altre sono stupide nonostante siano formate da persone intelligenti. E’ tutta una questione di interazione”.

Penso abbia ragione e peraltro una cosa non proprio simile ma in qualche modo assonante l’aveva detta Goethe:

“Ho sempre provato una profonda pena nel pensare al popolo tedesco, così grande nelle sue individualità e così miserabile nel suo insieme”.

mercoledì 25 giugno 2025

Il deficit commerciale USA è un problema ?

 

Da quando Trump ha lanciato la sua (schizofrenica) offensiva su dazi e squilibri commerciali, ho sentito spesso dire che gli USA si trovano a dover agire perché il loro deficit nelle partite con l’estero è “insostenibile”.

Il che mi lascia molto perplesso.

Il deficit commerciale genera passività finanziarie nei confronti dell’estero, certo. Ma nel caso degli USA, che pagano le importazioni in dollari, non vedo in che modo questo possa dare luogo a uno squilibrio insostenibile. Gli USA NON POSSONO “restare a corto di dollari”.

Aggiungo che le passività finanziarie che si vengono a produrre in seguito alle importazioni sono passività del settore privato, non del settore pubblico: per la semplice ragione che il settore pubblico USA acquista, in stragrande prevalenza, beni e servizi da operatori INTERNI, non esterni al paese. Detto altrimenti, sono i privati che importano, non il governo.

Il deficit commerciale può essere un problema se il settore pubblico si indebita in moneta estera, o se il settore privato accumula una tale quantità di passivo in valuta da creare dissesti su larghissima scala, costringendo il governo a intervenire (o se i creditori hanno un’influenza politica così forte da indurre il governo all’intervento, anche dove non sarebbe magari necessario).

Ma questa non è la situazione degli USA, il cui debito prodotto da deficit commerciali è privato e denominato in dollari; non è pubblico e non è denominato in valuta straniera.

Ricordo che la crisi finanziaria del 2008 è stata generata da un eccesso di debito privato accumulato dalle istituzioni finanziarie USA, prodotto non da squilibri commerciali esteri ma da attività speculative sviluppatesi ALL’INTERNO del paese (una grossissima bolla immobiliare).

Peraltro la crisi finanziaria è scoppiata perché le istituzioni pubbliche USA non sono tempestivamente intervenute con salvataggi e nazionalizzazioni, come avrebbero potuto e hanno in realtà fatto, ma solo dopo lo scoppio della bolla.

Non c’erano ragioni tecniche per non farlo prima. C’era un problema di consenso politico.

Trump è fissato con la necessità (a suo modo di vedere) di azzerare o almeno ridurre il deficit negli scambi commerciali con l’estero. Ma sta combattendo contro i mulini a vento.

 

lunedì 23 giugno 2025

Non sono un giurista ma

 

Non sono un giurista ma sto seguendo con interesse il dibattito in merito alla supposta “primazia” del diritto dell’Unione Europea rispetto ai diritti nazionali dei suoi stati membri.

La primazia del diritto UE mi pare una posizione logicamente insostenibile, e la ragione è semplice. Se c’è una cosa che nessuno mette in dubbio è che l’Unione Europea NON è uno stato. Non è una confederazione. Non è una federazione. Non è un’unità politica. E’ un sistema di trattati.

Dai trattati derivano degli impegni, e dall’eventuale mancato rispetto degli impegni possono derivare delle conseguenze.

Ma questo attiene alla sfera delle relazioni internazionali.

Che un organismo estero possa emanare disposizioni con valore di legge sul territorio nazionale degli Stati, e che giudici nazionali possano imporre la disapplicazione di leggi statali sulla base di normative o sentenze di organismi non nazionali, implicherebbe che gli Stati si siano fusi in una nuova entità politica.

Cosa che non è avvenuta.

Si può AUSPICARE che avvenga (io non lo auspico). Ci si può ATTIVARE affinché avvenga (io non mi attivo).

Ma non si può agire sul presupposto che sia già avvenuto. Perché NON E’ AVVENUTO.

Non sono un giurista ma una posizione contraria mi sembra logicamente insostenibile. Anzi, assurda.

venerdì 20 giugno 2025

Quando la tecnologia non migliora la vita

 

A volte mi danno del tecnofobo perché sono refrattario a utilizzare (certe) innovazioni tecnologiche.

Non lo sono affatto, tecnofobo. Senza tecnologia vivremmo senza luce, gas, riscaldamento, acqua corrente, medicina e chirurgia, mezzi di trasporto, mezzi di comunicazione e tante, tante altre cose a cui non ho nessuna intenzione di rinunciare.

Il punto è che CERTE innovazioni tecnologiche, invece, complicano la vita e creano problemi invece di risolverli.

Faccio un esempio che non tocca certo la vita quotidiana del grande pubblico, ma è importante per certe categorie professionali (tipo la mia): i programmi di word processing come li usano gli avvocati.

Fino a quarant’anni fa o poco più, un contratto di acquisizione di azienda lo scriveva a mano un avvocato e lo dava alla segretaria da battere a macchina. La procedura era piuttosto macchinosa, quindi il contratto conteneva (se era fatto bene) le cose essenziali, ma non più di quelle.

L’intero complesso dei contratti di acquisizione, finanziamento dell’acquisto, dettagli, allegati era composto magari da 40 pagine.

Entra in scena il PC.

Nello stesso tempo in cui prima si scrivevano 40 pagine, adesso se ne scrivono 400.

Pensate quindi che si sia ottenuto un incremento di efficienza e di produttività ?

Ripensateci. Le 40 pagine si riusciva a leggerle e a capirle. Le 400 pagine difficilmente si riesce, anzi spesso le parti in causa (venditore, compratore, finanziatore) non ci provano neanche

Il primo risultato è che nessuno capisce esattamente su cosa ci si è messi d’accordo.

Il secondo risultato è che, siccome l’avvocato NON ha scritto 400 pagine ex novo ma ha preso pezzi di documenti precedenti e ha cercato di copia  incollarli, adattarli e renderli coerenti, le incongruenze e le contraddizioni sono all’ordine del giorno.

Ne cito una banale che mi è successa (ma si vede di molto peggio): nel testo principale del contratto un certo pagamento di interessi era previsto tutti gli anni ad aprile, nell’allegato di sintesi (fatto apposta per "chiarire" quello che non si capiva leggendo il contratto) a giugno.

Il punto è che puoi scrivere dieci volte più velocemente di prima, ma non puoi leggere e comprendere dieci volte più velocemente di prima.

E non crediate che gli avvocati scrivano di più per farsi pagare di più. In realtà i costi legali sono casomai diventati più bassi rispetto al valore della transazione.

Io sarei assolutamente felice di pagare di più, non di meno, l’avvocato che scrive 40 pagine invece di 400. Ma se avanzo una richiesta del genere, mi rispondono che non si può comprare un’azienda senza centinaia di pagine di testi contrattuali (perché non si può ? perché la best practice prevede centinaia di pagine. Anche se per secoli ne è bastato un decimo. Boh.).

Ecco, questo è un esempio di (applicazione della) tecnologia che butterei volentieri dalla finestra.

 

mercoledì 18 giugno 2025

Panzane e no

 

Commento ricevuto relativamente a questo post:

“Sì vero, basta incrementare i deficit e le sofferenze umane finirebbero all’istante. Nella pratica nessuno lo fa perché sono panzane. Neanche agli studenti di Macro 1 si raccontano queste bestialità”.

No, effettivamente agli studenti di Macro 1 queste “bestialità” non si raccontano. Si racconta invece una panzana vera: si racconta che Stati gestori della propria moneta abbiano un problema di finanziamento del deficit e della spesa. Come possa essere vero, come possa essere creduto, è un mistero gaudioso. Produco a costo zero una cosa ma devo “farmela prestare” ???

Ci sono limiti ai livelli appropriati di deficit pubblico (limiti connessi, essenzialmente, all’inflazione). Ma che il problema sia finanziarlo, è una delle grandi bugie della storia umana.

martedì 17 giugno 2025

Non è che i politici al governo siano tutti disonesti…

 

…il problema è che chi sta al governo subisce l’influenza di grossi interessi privati.

Quindi che alternative ha ?

Se è disonesto, si allinea (facendosi adeguatamente compensare).

Se è integerrimo al 100%, gli interessi esterni trovano il modo di metterlo in condizione di non nuocere (a loro).

Se è magari benintenzionato ma pragmatico, scende a compromessi. Cercando di ottenere qualcosa a beneficio di chi lo ha eletto, ma evitando di valicare certe linee rosse (e un politico arrivato in posizioni di governo di solito capisce molto bene quali sono, queste linee rosse. Se no, non dura).

Non è il massimo, non è il meglio, ma funziona così.

domenica 15 giugno 2025

Non è il risparmio che finanzia il deficit

 

Come facciamo a finanziare il deficit pubblico ? per fare deficit occorre risolvere il problema di finanziarlo. Bisogna attingere al risparmio privato il che primo, non è ovvio né scontato; secondo, lascia meno soldi in circolazione per la spesa e per gli investimenti privati.

Vero ?

No.

No

NO………….

Il deficit pubblico IMMETTE soldi nell’economia. La differenza tra spesa pubblica e tasse raccolte, che è il deficit pubblico, LASCIA MAGGIORI RISORSE NEL SETTORE PRIVATO DELL’ECONOMIA.

Non esiste NESSUN problema di finanziamento del deficit pubblico. Casomai è il deficit pubblico che finanzia il settore privato.

Non esiste, a meno di aver deciso, senza alcuna motivazione logica né economica, che lo Stato spenda moneta che non emette.

Non esiste a meno di spendere moneta straniera.

Come ad esempio l’euro.

domenica 8 giugno 2025

Gli italiani investono male ?

 

Perché così tanti sentono la necessità di parlare di economia e finanza senza fermarsi cinque minuti a riflettere ?

L’ultima, letta qualche giorno fa: gli italiani sono dei pessimi investitori finanziari. Da che cosa si deduce ? dal fatto che negli ultimi dieci anni la ricchezza finanziaria degli italiani si è incrementata del  60%. Ma il valore del mercato azionario mondiale si è invece accresciuto del 500%.

Per cui gli italiani sarebbero molto più ricchi se avessero impiegato una parte molto maggiore del loro risparmio in titoli azionari. E perché non lo fanno ? incompetenza, disinformazione, analfabetismo finanziario. Urge intervenire, no ?

No.

Volete sapere quali sono i macrotermini del problema ? ve li dico in termini di ordini di grandezza, perché i valori oscillano giorno per giorno. Ma approssimando le grandezze al centinaio di migliaia di miliardi (centinaio di trillioni) scopriamo che:

il PIL mondiale si aggira intorno a 100.000 miliardi di euro

il valore complessivo delle borse è dello stesso ordine di grandezza: 100.000

il valore del risparmio finanziario è circa 400.000, perché ai 100.000 di valori azionario si aggiungono 300.000 miliardi di titoli di debito (in quanto il debito di qualcuno è un’attività finanziaria di qualcun altro).

Per cui:

non stupisce affatto che i valori di borsa crescano più rapidamente (nei periodi in cui la borsa sale) dei valori totali del risparmio finanziario. Perché la borsa rende di più (in media, nel tempo), ma la popolazione NON PUO’ investire tutto il suo risparmio finanziario in borsa. Ma non per incompetenza, incultura o avversione al rischio.

Non può perché non ci sono abbastanza titoli azionari in cui investire. Non ci sono nel senso che non esistono.

mercoledì 4 giugno 2025

Ebbene sì, le tasse servono

 

Non bisogna lasciarsi trascinare dalla vis dialettica nel dibattere con gli euroausterici. Non bisogna lasciarsi andare ad affermazioni scorrette.

A volte sento esprimere ad attivisti MMT il concetto che “uno Stato che emette moneta non ha bisogno delle tasse per spendere”. Il che è vero nel senso che se lo Stato è il monopolista dell’emissione monetaria, e la moneta emessa dallo Stato è quella che deve essere utilizzata per pagare le tasse, PRIMA lo Stato spende e POI lo Stato tassa.

Ma questo non deve indurre a credere che uno Stato, con le dimensioni che il settore pubblico tipicamente assume, possa evitare, su base continuativa, di imporre tasse (e la MMT, applicata e interpretata correttamente, su questo è in realtà molto chiara).

La ragione è che la spesa pubblica al netto delle tasse prelevate, cioè il deficit pubblico, immette moneta nell’economia. E la crescita della moneta in circolazione deve essere pari a qualche punto percentuale all’anno, perché il potenziale di crescita del PIL nominale è di qualche punto percentuale. Non di DECINE di punti percentuali: a meno di accettare decine di punti annui di inflazione, intesa come crescita media dei prezzi.

Se la spesa pubblica è pari al 20%, al 30%, al 50% del PIL, una parte preponderante di questi ammontari deve essere sistematicamente prelevata in forme varie di tassazione.

O limitiamo la dimensione del settore pubblico a una frazione dell’attuale…

…oppure… le tasse dovranno, già solo per questa ragione, continuare ad esistere.

lunedì 2 giugno 2025

Moneta fiscale e indipendenza delle banche centrali

 

Le banche centrali pretendono di essere indipendenti dalla politica ma non rinunciano, spesso e volentieri, a fare politica. Nell’eurozona e in particolare in Italia, questo l’abbiamo molto chiaro in testa, quantomeno a partire dalla lettera Draghi – Trichet del 2011.

L’eurozona, area monetaria disottimale caratterizzata da una moneta senza stato, ovviamente è un caso limite. Però il problema è emerso e sta emergendo anche in altri contesti.

Al mancato, o ritardato, intervento della Bank of England nel sostenere i titoli di Stato britannici è attribuita la caduta del governo di Liz Truss, nel 2022. E Trump negli USA appare spesso in contrasto con la Federal Reserve riguardo alla politica monetaria.

Qui non entro nel merito su chi abbia, o abbia avuto, ragione o torto per quanto attiene a questi contrasti. Ribadisco però le mie perplessità (eufemismo) su quanto sia opportuno attribuire un potere di condizionamento così forte sulla politica economica a organi che si muovono in opposizione a un governo democraticamente eletto.

Di questo passo, potrebbe prendere piede (in qualche misura sta già avvenendo) una soluzione molto semplice e molto, molto efficace. L’emissione di Moneta Fiscale da parte dei governi. Titoli di credito fiscale a libera circolazione.

Le banche centrali scoprirebbero a questo punto che il loro monopolio nella gestione della moneta è scritto sulla sabbia.