Elaborazione su spunti di Giovanni Piva
Al momento della sua formazione, uno Stato acquisisce
il diritto a creare moneta. La moneta è un monopolio dello Stato medesimo.
I
soggetti privati non creano moneta, con l’eccezione delle banche commerciali,
che tuttavia creano moneta erogando finanziamenti ma nello stesso tempo
contraggono passività nei confronti dei depositanti. Questo, in quanto all'erogazione di ogni finanziamento corrisponde la formazione di un deposito nel sistema bancario. E le banche commerciali possono garantire
integralmente i depositi solo grazie all’accesso al rifinanziamento della banca
centrale (BC), e fintantoché dispongono di questo accesso.
Gli organismi statali che presiedono alla gestione del
monopolio monetario sono il Ministero dell’Economia (ME) e la BC. Non esiste
una ragione logica o tecnica per la quale le due entità debbano essere
separate. E’ un assetto istituzionale che gli Stati si sono dati, ma le due
entità potrebbero benissimo essere accorpate.
Il ME immette moneta nell’economia mediante il deficit
pubblico, cioè mediante l’eccesso di spesa rispetto al prelievo fiscale. Nella
prassi (anche se non è, neanche in questo caso, una necessità) la creazione di
moneta conseguente al deficit pubblico viene attivata mediante una sorta di “gimcana”.
Il ME emette titoli che vengono sottoscritti da banche commerciali, le quali
ottengono la moneta mediante finanziamenti erogati dalla BC contro garanzia dei
titoli stessi.
L’alternativa è che il ME utilizzi uno scoperto di
conto corrente, cioè una linea di credito presso la BC. Questo avviene negli
USA mentre è proibito nell’Eurozona, perché gli Stati dell'Eurozona hanno rinunciato a esercitare l'emissione monetaria e a esserne monopolisti.
Quando il ME attua un deficit pubblico, si viene a
determinare un surplus per il settore privato. Famiglie e imprese si ritrovano
con attività finanziarie corrispondenti alle passività finanziarie dello Stato.
Queste passività statali, peraltro, se emesse nella
moneta di cui lo Stato è monopolista, sono in sostanza una finzione. Lo Stato non
può essere forzato all’insolvenza su queste passività. L’unica preoccupazione è
che l’immissione di moneta nel settore privato non stimoli domanda eccedente la
capacità produttiva del sistema economico, generando inflazione invece di
produzione e occupazione.
Il surplus del settore privato può essere impiegato in
titoli emessi dallo Stato, ma questa emissione non ha lo scopo di finanziare lo
Stato medesimo. E’ una forma di impiego per il risparmio finanziario che SI E’
GIA’ FORMATO nel settore privato come conseguenza del deficit pubblico. E’ solo
uno spostamento del risparmio finanziario da un conto corrente a un conto
titoli. E’ come travasare un litro d’acqua da un bottiglia di plastica a una
bottiglia di vetro.
I titoli di Stato giungono periodicamente a scadenza e
ne vengono emessi di nuovi. Se i nuovi non venissero, in tutto o in parte,
sottoscritti, la BC potrebbe in qualsiasi momento acquistarli. L’”acqua” in
circolazione resterebbe la stessa, cambierebbe solo il contenitore.
Il debito pubblico diventa un vero debito solo nel
caso in cui i titoli vengano emessi in una moneta di cui lo Stato non ha il
monopolio di emissione. Come nell’Eurozona.