martedì 12 agosto 2025

Chiarimenti sull’effetto espansivo del deficit pubblico

 

Conversando con Giovanni Piva, mi sono reso conto della necessità di chiarire alcune cose in merito all’effetto espansivo del deficit pubblico e a come questo effetto (non) vari in funzione di come viene “finanziato”.

Deficit pubblico significa che lo Stato spende più di quanto preleva con le tasse. Quindi immette moneta nell’economia. Questo è (dovrebbe essere ?) chiaro a chiunque.

Tuttavia, se contestualmente lo Stato emette titoli per “finanziare il deficit”, la moneta immessa viene ritirata e quindi l’effetto espansivo sparisce. Giusto ?

NO.

Lo Stato quando spende, spende MONETA. Quella entra nell’economia.

E se lo Stato spende per stipendi pubblici o per investimenti, IMMEDIATAMENTE genera PIL. La moneta passa di mano (arrivando al dipendente pubblico o al fornitore delle opere pubbliche) che si ritrovano con un incremento del loro risparmio finanziario.

Se viene loro offerta una forma di impiego sotto forma di titoli di Stato, sono di solito interessati ad utilizzarla. Ma l’effetto espansivo sul PIL SI E’ COMUNQUE GIA’ VERIFICATO.

NON è affatto vero che “l’effetto espansivo svanisce perché la moneta precedentemente emessa viene ritirata”.

OK, obietta qualcuno, ma se invece il deficit alimenta trasferimenti (esempio, pensioni) o riduzioni di tasse, che non contribuiscono direttamente al PIL ?

In questo caso l’effetto espansivo avviene per la quota di trasferimenti / riduzioni di tasse che si trasforma in spesa del ricevente, e non in crescita del suo risparmio personale. Una stima plausibile è che l’80% sia spesa e il 20% sia risparmiata.

Bene, su 1.000 euro di deficit 800 verranno spesi, e accresceranno le disponibilità finanziarie dei fornitori di beni e servizi verso cui la spesa si è diretta. I quali saranno poi interessati a utilizzare i titoli di Stato, SE vengono emessi, come strumento di impiego delle LORO accresciute disponibilità finanziarie. I 200 resteranno ai percipienti, i quali a loro volta li impiegheranno – magari in titoli di Stato.

Spero a questo punto sia chiaro che l’effetto espansivo del deficit pubblico deriva dalla quota di deficit che viene SPESA IN BENI E SERVIZI, a prescindere che il deficit pubblico si accompagni all’emissione di titoli di Stato – o meno.

Un altro esempio che forse aiuta a chiarire ulteriormente quanto sopra. Immaginiamo che lo Stato spenda non utilizzando la moneta ma DIRETTAMENTE titoli di Stato. Esempio: assume un insegnante o un infermiere e lo paga in BTP. Non si usa, ma non c’è nulla di tecnicamente impossibile, e neanche di tecnicamente complesso.

L’incremento di PIL è esattamente dello stesso importo rispetto all’eventualità (di gran lunga più comune) di pagarlo in moneta.

E se paghiamo in titoli di Stato una pensione ?

Il pensionato in parte la spende (vendendo prima i BTP) e in parte trattiene i titoli come forma di risparmio.

E da dove viene la domanda per i BTP venduti dal pensionato ?

Dal fatto che la spesa del pensionato in beni e servizi accresce le disponibilità finanziarie del fornitore dei beni e servizi medesimi.

In sintesi: che a fronte del deficit pubblico si emettano titoli di Stato o meno; che la spesa pubblica avvenga in moneta o in titoli; NON CAMBIA NULLA riguardo all’effetto di espansione del PIL.

L’effetto espansivo nasce DA UN’ALTRA COSA: dalla quota di deficit che alimenta, direttamente o indirettamente, la spesa in beni e servizi.

E l’emissione di titoli di Stato non vanifica nulla dell’effetto espansivo perché “la moneta precedentemente emessa viene ritirata”.

Conta la maggior disponibilità di potere d’acquisto a disposizione dell’economia (che il deficit automaticamente incrementa, sia che vengano sia che non vengano emessi titoli) e la propensione a spendere questo potere d’acquisto.

 

mercoledì 6 agosto 2025

Ponte sullo Stretto ?

 

Leggo che l’inaugurazione del ponte sullo stretto di Messina è stata programmata per il 2032.

Segnatevi questa previsione (in fondo mancano solo sette anni, con un po’ di fortuna saremo in circolazione per controllare).

Un’altra opera in programmazione, sempre con fine lavori 2032, è la metropolitana a Monza sotto casa mia.

Delle due, forse ce ne sarà una.

Forse.

E non sarà il ponte.

domenica 3 agosto 2025

Cosa vogliono i sovranisti (segue)

 

Per tornare sul tema dell'ultimo post: i sovranisti desiderano appartenere a un’entità politica che si autodetermina democraticamente.

Che cosa significa ?

Significa che non delega le sue decisioni a entità esterne, e le affida invece a organismi eletti, e rimuovibili nel momento in cui l’elettorato valuti negativamente il loro comportamento.

La UE non è nulla di tutto questo. Limita e idealmente vorrebbe azzerare gli spazi di controllo democratico, sulla base del presupposto (inaccettabile e comunque costantemente smentito dalla realtà) che gli elettorati non siano in grado di decidere cosa sia opportuno per se stessi, e che una burocrazia tecnocratica sia invece in grado di farlo al meglio.

Questo è la UE, e questo è il motivo per cui ne auspico la sparizione.

 

venerdì 1 agosto 2025

Cosa vogliono i sovranisti

 

Un po’ a sorpresa, l’accordo USA-UE sui dazi è stato criticato soprattutto dagli europeisti. Forse perché hanno visto smentito (una volta di più) il dogma che l’Europona gigante ha più forza contrattuale, più potere, più influenza degli staterelli nanetti.

Si sono visti, e questo sorprende di meno, molti di loro commentare cose tipo “voi sovranisti fate barricate contro il trasferimento di poteri a Bruxelles ed ecco i risultati. La UE è debole ed esce male dai negoziati, e voi la attaccate invece di darle più autorità”.

Qui c’è un equivoco evidente.

I sovranisti non si lamentano del fatto che la UE avrebbe potuto condurre meglio i negoziati.

I sovranisti non vogliono una UE che conduce meglio i negoziati.

I sovranisti vogliono un’Europa in cui ogni stato si autodetermina.

I sovranisti NON vogliono che la UE conduca proprio nulla.

I sovranisti NON vogliono la UE.

I sovranisti vogliono che ogni stato persegua autonomamente i propri interessi, rendendone conto al suo elettorato.

Mediante, se del caso e su determinati temi, accordi con altri stati (europei o magari anche no). Ma caso per caso e per ragioni specifiche e adeguatamente meditate e motivate.

I sovranisti non vogliono la UE. Come concetto di principio. Certo, rafforzato dal dato evidente che la UE non risolve i problemi veri, e anzi ne inventa di immaginari, rendendoli reali (e non risolvendoli mai).

 

domenica 27 luglio 2025

Aziende italiane svendute allo straniero ? non proprio

 

L’economia italiana, da Maastricht in poi, ha molti problemi, però di tanto in tanto anzi spesso ci si preoccupa di quelli che non esistono.

Quante volte avete sentito dire che le aziende italiane vengono massicciamente comprate da concorrenti e da investitori stranieri ? Che la nostra economia è ormai ampiamente colonizzata ?

Parecchie, immagino. Ma poi se si vanno a guardare i dati (pagine 17 e 18 qui, fonte Bankitalia) si scopre che gli investimenti diretti italiani all’estero erano, al 31 marzo 2025, stimati pari a 596 miliardi di euro; gli investimenti diretti esteri in Italia ammontavano invece a 445 miliardi. Saldo positivo per oltre 150 miliardi, quindi.

Siamo in presenza di quella che definirei un’illusione ottica. Quando uno straniero compra in Italia, l’oggetto della transazione è conosciuto. Quando un italiano compra all’estero, spesso si tratta di qualcosa che nessuno qui ha mai sentito nominare. Salvo casi particolarmente noti tipo Ferrero con Kellog’s: ma sono eccezioni.

Semplicemente, conosciamo meglio le cose nostre che quelle estere: ma non è provincialismo, sicuramente la stessa situazione si verifica in qualsiasi altro paese. E’ la normalità.

Le aziende italiane all’estero, a comprare, ci vanno. Spesso e volentieri, e più frequentemente di quanto avvenga il contrario.

 

mercoledì 23 luglio 2025

Il novanta per cento non capisce ?

 

Un altro, ennesimo luogo comune: “il 90% delle persone non capisce quello che non va, lì sta il problema”.

No, il 90% è probabilmente una stima eccessiva.

Penso che la consapevolezza dei meccanismi di manipolazione sia più alta del 10%. Ad esempio, riguardo alle bugie che si raccontano sull’euro e sul debito pubblico.

Il problema non è quello.

Il problema è che qualcuno effettivamente non capisce, qualcuno non sa che farci, qualcuno non pensa nemmeno che sia possibile farci qualcosa, qualcun altro ancora è semplicemente troppo impegnato a seguire i fatti suoi (e a evitare che escano di controllo).

E così le cose vanno avanti. Per inerzia. Nella direzione sbagliata, ma è una direzione molto difficile da modificare.

Non impossibile, beninteso. Ma i tempi sono lunghi e incerti.

domenica 20 luglio 2025

La moneta legale non è moneta obbligatoria

 

I sostenitori della “moneta sana” si scagliano costantemente contro la moneta di Stato perché è “manipolabile dai politici” nonché “imposta con la violenza”.

Tra loro si annovera un consistente numero di nostalgici del gold standard o (versione aggiornata dello stesso concetto) di entusiasti del bitcoin.

Mi pare opportuno ricordare ai monetasanisti che nessuna autorità pubblica impedisce di stipulare contratti denominati in moneta non di Stato. Niente vieta di firmare contratti, anche di lavoro o di collaborazione professionale, da regolare in bitcoin, in lingotti d’oro o in barili di petrolio.

In pratica non succede quasi mai, ma non a causa di una qualche ”imposizione violenta”. E’ che utilizzare in modo massiccio una moneta diversa da quella statale è estremamente poco pratico.

Per le esigenze di funzionamento di un’economia moderna, l’utilizzo di una moneta statale è in pratica indispensabile. Alla moneta statale si possono tranquillamente affiancare strumenti di scambi alternativi (personalmente sono un grande ammiratore del WIR e del Sardex): ma in funzione complementare, non sostitutiva.