lunedì 28 aprile 2025

Che cosa NON è il deficit pubblico

 

NON è un onere che incombe sulle future generazioni.

NON è un’indicazione che i politici siano spreconi e disonesti, e/o che comprino consenso con i soldi pubblici.

Ridurlo o azzerarlo NON è virtuoso.

Il deficit pubblico serve a immettere potere d’acquisto nell’economia. E in un’economia che cresce, il potere d’acquisto in circolazione DEVE aumentare gradualmente nel tempo.

Più lentamente se l’economia tende a surriscaldarsi. Più velocemente se l’economia è fiacca.

Il deficit pubblico è una condizione necessaria delle economie.

Prova ne è il fatto che tutti gli Stati sono quasi sempre in situazione di deficit pubblico.

Il pareggio di bilancio è una condizione anomala e transitoria, non un obiettivo da perseguire.

Il deficit pubblico è la normalità.

sabato 26 aprile 2025

Indipendenza e potere

 

L’indipendenza dell’istituto di emissione monetaria è un vulnus per la democrazia, perché mette un potere enorme in mano a un organismo non responsabile di fronte all’elettorato.

Questo è un fatto incontrovertibile. Ma, sento spesso obiettare, se la moneta fosse emessa e gestita dal Tesoro, dal Ministero dell’Economia, i grandi interessi finanziari eserciterebbero comunque una grande influenza, perché sono in grado di offrire cariche, carriere e retribuzioni ai funzionari che “si comportano in modo affidabile”.

E’ vero. La funzione di emissione monetaria rimessa sotto il controllo di un governo democraticamente eletto non è la panacea. Non risolve il problema dell’influsso degli interessi privati.

Non totalmente. Però esercita un importante contrappeso. Il potere dei soldi nel condizionare la politica esiste a tutti i livelli e in tutte le funzioni di governo. Il controllo democratico è fondamentale per contenere l’influenza degli interessi economici privati ed evitare che siano l’unico tipo di condizionamento in tema di gestione della moneta, così come, in effetti, in qualsiasi area della pubblica amministrazione.

E’ una questione di equilibri. La forma di governo ideale non esiste nemmeno in teoria, figuriamoci in pratica. Ma l’indipendenza dell’istituto di emissione è pessima, sia in teoria che in pratica.

giovedì 24 aprile 2025

Una (delle tante) contraddizioni degli euroausterici

 

Tra le (poche) argomentazioni con cui gli euroausterici cercano di difendere / giustificare la scellerata decisione italiana di entrare nell’euro, quella forse più gettonata è che l’euro “ci avrebbe forzati ad avviarci sulla strada giusta, a fare le riforme necessarie, a diventare finalmente seri”.

Ammesso che l’affermazione secondo la quale “eravamo sulla strada sbagliata” fosse corretta (non lo è) l’argomentazione si smonta da sola, e non è difficile spiegare perché.

Se ti infili una camicia di forza per “costringerti a fare le cose giuste” e dopo un quarto di secolo scopri che i risultati sono stati disastrosi, le spiegazioni possibili sono solo due.

O “le cose giuste” non le hai fatte, e quindi la camicia di forza non ha funzionato.

O “le cose giuste” le hai fatte.

Ma giuste non erano.

lunedì 21 aprile 2025

Il debito vero

 

L’antipatia di Trump per i deficit commerciali degli USA nasce in fondo, in larga misura, dallo stesso equivoco in cui cade chi si preoccupa del debito pubblico in moneta propria.

Non è affatto vero che i deficit commerciali USA siano insostenibili, per il semplice motivo che gli USA pagano le importazioni in dollari.

E’ la stessa ragione per cui non preoccupa un debito pubblico in moneta nazionale, mentre può creare guai un debito pubblico in moneta straniera (ed è per questo che l’Italia ha commesso un gravissimo, tremendo errore convertendo il suo debito in lire in debito in euro).

Gli USA non hanno nessun problema finanziario, né oggi né in prospettiva. Salvo quelli che rischiano di crearsi da soli.

venerdì 18 aprile 2025

La lira, i chiodi e il martello

 

Sono davvero comici gli euroausterici che ti accusano di “voler risolvere qualsiasi problema con la lira” (più esattamente, con la reintroduzione di una moneta nazionale).

Pensiamo che tutti i problemi dell’economia nascano da quello ? pensiamo che tutti i guai si risolvano con quello ?

No che non lo pensiamo.

Quello che sappiamo però è che per piantare un chiodo ci vuole un martello.

Disporre di un martello non risolve tutti i problemi della vita. Però permette di piantare il chiodo.

Ostinarsi a non usare il martello perché qualcuno ha detto che si poteva fare con le mani, ottiene invece di ferirsi. Alle summenzionate mani.

E di non piantare il chiodo.

mercoledì 16 aprile 2025

La Moneta Fiscale risolve

 

Immettere moneta nell’economia

Il deficit pubblico viene tipicamente demonizzato.

Si pretende che sia un indicatore di inefficienza e spreco.

E’ invece una caratteristica del tutto normale delle economie che si sviluppano.

Via via che le grandezze reali e nominali dell’economia crescono, deve crescere anche la circolazione di potere d’acquisto.

Il deficit pubblico immette potere d’acquisto perché se lo Stato spende più di quanto tassa, il settore privato riceve più attività finanziarie di quante ne paga.


Perché non si può fare affidamento solo sul credito privato

La moneta viene immessa nell’economia anche per il tramite dell’erogazione di finanziamenti bancari e degli intermediari finanziari in genere.

Ma il credito privato è prociclico: i soggetti privati lo espandono nei periodi favorevoli, creando bolle, e lo contraggono nei momenti negativi, peggiorando le recessioni.

Per questo la creazione PUBBLICA di moneta mediante il deficit dello Stato si DEVE affiancare alla creazione da parte del settore privato – e deve essere gestita in maniera ANTICICLICA.


La Moneta Fiscale risolve le disfunzioni dell’eurosistema

L’eurosistema è disfunzionale in primo luogo perché demonizza il deficit pubblico: in linea di principio vorrebbe che non esistesse.

Questo perché non esiste la volontà di garantire, da parte dell’istituto di emissione, i deficit e i debiti pubblici degli Stati.

Il credito fiscale a libera circolazione, altrimenti detto Moneta Fiscale, emesso dai singoli Stati risolve il problema perché elimina il rischio d’insolvenza in quanto non deve essere rimborsato.


Il Superbonus ha dimostrato l’efficacia dello Moneta Fiscale

Il Superbonus 110% ha costituito un esempio di applicazione della Moneta Fiscale nell’ambito dell’economia italiana.

Ha prodotto un rimbalzo di PIL, dopo la fine dei Covid-lockdown, molto superiore alle previsioni.

E l’ha prodotto senza incrementare il rapporto debito pubblico / PIL rispetto alla situazione pre-Covid.

Tutto ciò nonostante evidenti difetti di impostazione, che comunque possono essere facilmente corretti:

·      Applicazione a un unico settore e non a un ampio ventaglio di interventi.

·      Dimensionamento in linea di principio illimitato.

·      Aliquota 110% che disincentivava la formazione di prezzi corretti per gli interventi finanziati.


Dai CCF al SIRE

Proposta originaria di Moneta Fiscale: i Certificati di Compensazione Fiscale. Moneta Fiscale della forma di titoli di Stato non debitori.

SIRE: Sistema Integrato di Riduzioni Erariali. Strumento finanziario utilizzabile mediante carte elettroniche, anche per pagamenti correnti / quotidiani; conti centralizzati gestiti dal Ministero dell’Economia.

Il deficit di bilancio è attuabile mediante accrediti diretti su conti SIRE, senza necessità di emettere titoli e di creare uno strumento di trading speculativo.

Questi conti sono movimentabili anche nell’ambito di transazioni tra privati, creando una vera e propria moneta di Stato, che può circolare fianco a fianco con l’euro senza (necessariamente) sostituirlo.

 

domenica 13 aprile 2025

Di che cosa si parla in Italia

 

Ogni volta che qualcuno esprime un’opinione controversa o anche solo discutibile (come sono discutibili tutte le opinioni) non manca mai il commento “ma perché in Italia si parla sempre di quello che non si conosce” ?

Il che invariabilmente mi suggerisce una riflessione. Chi attribuisce agli italiani il vizio di “parlare di ciò che non sanno” ha mai attuato approfondite analisi e confronti internazionali per valutare se all’estero sia diverso ?

Io ho invece il sospetto, corroborato dalla mia esperienza pratica (che per carità, non è un’analisi strutturata e approfondita) che tutto il mondo sia paese, e che dappertutto il commento da bar sia una prassi ricorrente.

Poi certo, forse all’estero sono meno diffusi i bar, quindi i commenti estemporanei magari è più facile ascoltarli in palestra, in metropolitana, su un taxi o al supermercato.

Inoltre adesso ci sono i social networks, che danno a tutti la possibilità di dire la loro e di essere ascoltati, o letti, da qualcuno.

Ma più in Italia che altrove ? non credo.