domenica 20 marzo 2016

La dispensabile reflazione tedesca

Gli economisti di matrice keynesiana considerano, ovviamente, l’adozione di politiche fiscali espansive come un passaggio necessario per superare la crisi. Nello stesso tempo, sono anche consapevoli che esiste un problema di scompensi di competitività all’interno dell’Eurozona.

Il costo del lavoro per unità di prodotto è più basso nell’area ex marco rispetto all’Eurozona mediterranea: l’espansione fiscale si deve accompagnare, quindi, all’introduzione di un meccanismo riequilibratore, per evitare la formazione (o il peggioramento) di squilibri nei saldi commerciali.

Un possibile meccanismo è la spaccatura dell’euro, con rivalutazione del “nuovo marco” rispetto alle monete sud europee. Questo richiede l’accettazione di un processo di breakup, che molti, tuttavia, vorrebbero evitare. Qualcuno perché coltiva ancora speranze (illusioni …?) sulla possibilità che l’unione monetaria si evolva in un’unione politica. Altri semplicemente perché temono la complessità e le conseguenze impreviste del breakup.

Un meccanismo alternativo che viene spesso proposto è la “reflazione tedesca”: una robusta azione espansiva della domanda interna effettuata dalla Germania, che ridurrebbe l’attuale enorme surplus commerciale (8% del PIL nel 2015) e aumenterebbe salari e prezzi interni.

Ora, la reflazione tedesca si può anche auspicarla: ma le probabilità che avvenga - che la Germania metta in atto politiche orientate alla diminuzione della sua competitività – sono infinitesimali.

D’altra parte, è falso che la reflazione tedesca sia una condizione imprescindibile per il successo dell’operazione. Se i paesi sud-eurozonici hanno la possibilità di attuare manovre espansive (incrementi di spesa e diminuzione di imposizione fiscale), una parte della riduzione di fiscalità può essere rivolta a un robusto e permanente abbassamento degli oneri tributari e contributivi che oggi gravano sulle produzioni domestiche.

In particolare, il cuneo fiscale (e quindi il costo del lavoro lordo, a parità di retribuzione netta) può essere ridotto in misura consistente.

Questo è il motivo per cui in tutte le versioni proposte, il progetto Certificati di Credito Fiscale ha sempre previsto che una parte significativa delle assegnazioni di CCF vada alle aziende, in funzione principalmente dei costi di lavoro sostenuti, e magari privilegiando i settori maggiormente esposti alla concorrenza internazionale. Vedi per esempio il punto 9, qui.

E se la BCE attua un’azione di Helicopter Money, distribuendo moneta ai cittadini per incentivare la spesa, come si sta ultimamente, con crescente insistenza, ipotizzando ?

La conseguente crescita di PIL produrrà un innalzamento del gettito fiscale, che può essere utilizzato dai governi, nella misura necessaria, per ridurre la fiscalità e il carico contributivo su lavoro e produzioni domestiche. Anche in questo caso, esiste una via fiscale al riequilibrio di competitività.

La reflazione tedesca, come anche la creazione di un vasto sistema di trasferimenti finanziari intra-eurozona, rientra nel novero delle possibilità che si possono analizzare sul piano concettuale, ma che hanno probabilità di attuazione sostanzialmente pari a zero. Per fortuna – ma va chiarito e ribadito – nessuna delle due è indispensabile per superare le gravissime disfunzioni dell’attuale Eurosistema.

2 commenti:

  1. Caro Dott. Cattaneo

    ho appena letto questo articolo su "scenari economici" e sono letteralmente saltato dalla sedia. (Sempre che non sia una bufala..ma non credo )

    http://scenarieconomici.it/clamoroso-bce-pronti-a-dare-denaro-direttamente-ai-cittadini/

    Ulteriore conferma che i CCF sono la strada giusta.

    Buona Pasqua .

    Shardan

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    1. Non è una bufala. Naturalmente affermare che è possibile non significa che sono pronti a farlo subito. Ma che avvenga tra non tantissimi mesi non mi stupirebbe, e in effetti l'avevo anche scritto...
      Auguri !

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