mercoledì 1 giugno 2016

“Copertura” delle erogazioni di CCF: alcune considerazioni

Le erogazioni di CCF non sono una spesa dello stato, sono la concessione di uno sgravio fiscale utilizzabile in futuro: per la precisione, utilizzabile a partire da due anni dopo l’inizio delle erogazioni medesime (secondo l’attuale formulazione della proposta).

Al momento dell’emissione non c’è quindi necessità, ai sensi di legge, di identificare coperture specifiche - così come non andrebbero identificate nel caso, per esempio, di una riduzione di aliquota IRES introdotta oggi (con apposita normativa), ma con decorrenza dal 2018.

Analogamente, l’introduzione dei superammortamenti – della possibilità, cioè, di ammortizzare il 140% del valore di un bene strumentale acquistato nel 2016 - non ha comportato di identificare coperture per tutti i risparmi d’imposta a cui i superammortamenti stessi daranno luogo durante la vita utile (a fini contabili-fiscali) dei cespiti acquistati.

Le coperture vanno identificate in sede di definizione delle Leggi di Stabilità degli anni in cui i risparmi d’imposta producono i loro effetti. Per i superammortamenti, la Legge di Stabilità 2016 avrà debitamente tenuto conto della minore fiscalità prevedibile (per le aziende) nell’anno 2016 medesimo: ma non degli effetti in tutti gli anni successivi (che saranno invece materia delle FUTURE Leggi di Stabilità).

Per le medesime ragioni, se una riduzione di aliquota IRES viene introdotta normativamente oggi, ma con decorrenza 2018, le relative valutazioni rileveranno in sede di redazione della Legge di Stabilità 2018.

Nel caso di un’erogazione di CCF che si verificasse oggi, emettendo titoli che danno diritto a sconti fiscali a partire dal 2018, vale lo stesso concetto: l’equilibrio entrate-uscite statali andrà valutato sulla base degli effetti prevedibili nel 2018, anche in questo caso in sede di Legge di Stabilità 2018.

Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha peraltro dichiarato proprio ieri, nelle considerazioni finali dell’Assemblea 2015, che “per sostenere una ripresa più rapida e duratura è necessario il rilancio di investimenti pubblici mirati, anche in infrastrutture immateriali, a lungo differiti; sono importanti un’ulteriore riduzione del cuneo fiscale gravante sul lavoro, il rafforzamento di incentivi per l’innovazione, il sostegno ai redditi dei meno abbienti, particolarmente colpiti dalla crisi”. Se i margini oggi disponibili nel bilancio sono limitati, ha sottolineato, è comunque possibile programmare l’attuazione di questi interventi “su un orizzonte temporale più ampio”. D’altra parte il progressivo riassorbimento della disoccupazione, ha spiegato, “essenziale per offrire adeguate condizioni di vita ai cittadini, è necessario anche per riportare l’inflazione su valori in linea con la stabilità dei prezzi”.


Il progetto CCF è proprio una modalità per “programmare l’attuazione di questi interventi su un orizzonte temporale più ampio”. Inoltre, gli interventi prendono la forma di un titolo che ha valore IMMEDIATO, dà certezza sul beneficio futuro, e produce un effetto espansivo sulla domanda particolarmente sostenuto grazie alle sue caratteristiche di autonoma negoziabilità e scambiabilità.

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