lunedì 12 marzo 2018

M5S e il ricalcolo del "deficit strutturale"


Il Sole 24Ore qualche giorno fa, in questo articolo di Manuela Perrone, ha esposto la sua ipotesi in merito a come un eventuale governo M5S punterà a ottenere spazi di azione per politiche economiche espansive.

In campagna elettorale, il ministro dell’economia designato dal M5S, Andrea Roventini, ha escluso l’uscita dall’euro e non ha menzionato soluzioni innovative quali la Moneta Fiscale. Ha parlato di rispetto del vincolo del 3% (riguardo al rapporto deficit pubblico / PIL), da interpretarsi però “in maniera flessibile”.

Che cosa significa ? una prima considerazione: la UE richiede che l’Italia continui a ridurre il rapporto deficit pubblico / PIL, ma con riferimento al cosiddetto “deficit strutturale”.

Il “deficit strutturale” è quello che si registrerebbe se il mercato del lavoro e il PIL del paese fossero in condizioni di “normalità”: se non esistessero, in altri termini, abnormi livelli di disoccupazione, sottoccupazione e output gap.

Questi livelli abnormi in realtà esistono, ma la UE li sottostima – è del resto anche la posizione sostenuta, senza successo, dall’attuale ministro dell’economia, Piercarlo Padoan. La UE nega che l’output gap sia molto elevato e giustifica la sua posizione, almeno in parte, constatando che in Italia esiste un elevato numero di persone che non cercano lavoro – pur essendo in condizione di svolgerne uno.

In realtà gli “inattivi scoraggiati” sono tali semplicemente in quanto la domanda interna è troppo debole perché la ricerca di un posto di lavoro, per un’ampia platea di cittadini, possa avere successo. Il che genera uno dei tanti circoli viziosi che caratterizzano l’Eurosistema: la domanda debole aumenta il numero dei (potenziali) lavoratori che non cercano lavoro; la UE riduce le stime della forza lavoro e quindi anche del PIL potenziale; aumenta, di conseguenza, la quota dell’attuale deficit pubblico considerata “strutturale” (e non congiunturale) e si riduce lo spazio per politiche espansive.

Qui entra in gioco la proposta M5S di introdurre un “reddito di cittadinanza”. Il RdC è condizionato alla ricerca attiva di un posto di lavoro, quindi un ampio numero di “scoraggiati”, nel momento in cui la riforma verrà avviata, non sarebbero più da considerare tali. Richiedere e percepire il RdC equivale infatti a dichiararsi “attivamente alla ricerca di un posto di lavoro”.

Questo implica la revisione al rialzo del PIL potenziale e giustifica che l’attuale deficit pubblico abbia spazi di espansione.

Va ricordato che si continua a menzionare il “limite del 3%”, ma la previsione 2018 per l’Italia è decisamente inferiore – deficit pubblico / PIL pari all’1,6%. Se la revisione del PIL potenziale venisse accettata in misura sufficiente a innalzare il deficit effettivo al 3%, lo spazio per una manovra espansiva sarebbe l’1,4% del PIL. Il che corrisponde all’1,4% di oltre 1.700, ovvero circa 25 miliardi.

Non pochissimi. E i 25 miliardi sono in realtà una stima per difetto, perché non tengono conto che l’azione espansiva comincia subito a generare maggior PIL e maggior gettito. Per cui l’immissione di domanda nell’economia reale comincia subito – almeno in parte – ad autofinanziarsi.

Funzionerà ? il dogmatismo ottuso fin qui dimostrato, in ogni occasione possibile, dalla UE non mi rende ottimista. D’altra parte il Sole 24Ore è decisamente schierato nel campo pro-UE, per cui si può anche ipotizzare che qualche verifica con Bruxelles l’autrice dell’articolo l’abbia effettuata, percependo un atteggiamento più collaborativo del consueto.

Detto ciò, ci credo se lo tocco con mano… sempre, beninteso, che il governo a trazione M5S veda la luce.

E fermo restando che è comunque una soluzione indiretta e parziale rispetto ad altre. Che, in presenza di una volontà politica forte e coesa, sarebbero percorribili fin da subito.


ADDENDUM: poco dopo aver pubblicato il post che state leggendo, sono venuto a conoscenza di questo intervento del ministro del lavoro designato M5S, Pasquale Tridico. Si parla di 19 miliardi e non di 25, ma la linea è confermata: alzare il deficit effettivo (pur rimanendo sotto il 3%) con la motivazione che il reddito di cittadinanza trasforma un milioni di "scoraggiati" in persone attivamente alla ricerca d'impiego.


4 commenti:

  1. Mi sembra un atteggiamento da sudditi, possibile che per qualsiasi cosa, anche per respirare, bisogna chiedere il permesso all'europa?

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    1. Infatti io farei tutt'altro, vedi tra i molti il post del 24.6.2017... Ma il problema vero è che dubito funzioni. Felice, nel caso, di sbagliarmi.

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    2. NB: se non fosse chiaro, “Dubito funzioni” è riferito alla richiesta che verrebbe effettuata alla UE in merito al ricalcolo del deficit strutturale.

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  2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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