sabato 4 dicembre 2021

Panico per l’inflazione ? anche no

 

L’indice dei prezzi al consumo ha raggiunto tassi d’incremento molto alti (in confronto all’esperienza storica recente). I dati preliminari per novembre 2021, armonizzati come da metodologie UE, mostrano per l’Italia un livello (fatta pari a 100 la media 2015) di 107,4: +4,0% rispetto a novembre 2020. Una variazione che non si vedeva dal 1997, se non vado errato. Quasi un quarto di secolo.

Prima di farsi prendere dal panico, però, suggerisco qualche brevissima riflessione.

Il livello a novembre 2019, poco prima che scoppiasse il Covid, era 103,6.

Il livello di novembre 2020, 103,3.

Certo, abbiamo registrato un +4,0% negli ultimi dodici mesi. Ma questo dopo un -0,3% nei dodici mesi precedenti.

La media annua della variazione per il periodo novembre 2019 – novembre 2021 è il 2% (qualche centesimo di meno per essere pignoli). Il famoso livello-obiettivo BCE, niente di più. E un periodo di due anni è più significativo di periodo di dodici mesi. Perché è più lungo, e perché confronta una situazione di normalità con una in cui le cose alla normalità (perlomeno a livello di produzione e di consumi) stanno tornando.

In altri termini, fin qui abbiamo visto semplicemente un recupero del trend precedente. Un rimbalzo dei prezzi dopo un anno di inflazione pressoché azzerata dalle restrizioni all’attività economica.

Stesso discorso se ragioniamo sulle medie per anno solare. Tra 2019 e 2020 si passa da 103,2 a 103 (-0,2%). La previsione per il 2021 (ormai quasi finale, visto che siamo a dicembre) è 105. Ancora +2%.

È legittimo pensare che quando tra qualche anno guarderemo al periodo 2019-2021, i grafici non indicheranno altro che un annetto di appiattimento della curva dei prezzi, seguito dal ritorno alla normalità.

Questo è anche il ragionamento che stanno facendo in BCE, il che spiega la riluttanza ad azzerare il QE, per non parlare ad aumentare i tassi d’interesse.

Può darsi che si sbaglino. Ma i dati, che pure fanno impressione e producono titoli di giornale alquanto vistosi, non dimostrano che su questo argomento la BCE sia in errore.

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