giovedì 26 giugno 2014

QUESTA crisi era stata prevista


Dicevo nell’ultimo post, a proposito del validissimo articolo di Giorgio Ponziano apparso su Italia Oggi pochi giorni fa, che una piccola chiosa mi sento in dovere di farla. Anzi, pensandoci meglio, due.

Ponziano dice “Cattaneo non appartiene né ai circoli economici blasonati (che non hanno saputo prevedere la crisi) né al manipolo dei velleitari che vorrebbero stracciare l’euro, al contrario la sua ricetta potrebbe servire a salvare la moneta unica, riformandola”.

E’ così, certamente, anche se dopo aver messo in sicurezza l’odierno eurosistema, rimane aperta la possibilità di un’evoluzione che porti all’uscita integrale dall’euro nel giro di qualche anno, sempre senza strappi e deflagrazioni: le linee  fondamentali di questo eventuale sviluppo le indicavo qui.

L’altra chiosa riguarda l’affermazione che “i circoli economici blasonati” non hanno saputo prevedere la crisi. Questo è verissimo se parliamo della crisi finanziaria del 2008: ma va detto, per prima cosa, che gli economisti più noti, se è vero che hanno avuto questo limite, sono in ottima compagna. Neanche la maggior parte dei più affermati gestori di fondi, operatori finanziari, investitori e commentatori economici l’ha prevista. Le crisi finanziarie dovute a un eccesso di euforia speculativa hanno l’abitudine di avvenire quando, appunto, la maggioranza degli esperti non le prevede. Se no, non si svilupperebbe né la bolla speculativa né il crollo conseguente…

Tutto ciò vale per la crisi finanziaria del 2008. Ma per quanto riguarda la crisi dell’eurosistema, che ha investito l’Italia in pieno a partire dal 2011, l’elenco dei prestigiosi economisti che avevano denunciato il rischio e spiegato come e perché l’euro era, nella migliore delle ipotesi, inutile, e nel peggiore (ma probabile) scenario rischiava di dissestare le economie di mezza Europa, è decisamente corposo. Qui trovate una buona sintesi, da cui peraltro mancano altri nomi celebri.

In realtà la dottrina economica si era pronunciata in maniera molto chiara riguardo alla moneta unica europea. E’ stata la politica a non tener conto dell’opinione degli economisti.

Ai “circoli blasonati” casomai mi sento di muovere una critica differente. Quella di proporre vie di uscita che presuppongono un consenso politico che non esiste, e che non sembra prossimo a formarsi in un futuro prossimo. In pratica, vie che chiedono qualcosa ai tedeschi:

accettazione da parte della Germania di alti livelli di inflazione salariale per diversi anni (per riequilibrare il costo del lavoro per unità di prodotto tra Nord e Sud Europa, senza costringere quest’ultima al disastro economico e sociale che l’austerità e la deflazione dei redditi stanno provocando)

oppure trasferimenti intra-Eurozona (che, analogamente, funzionerebbero se, in parte sufficiente, andassero a finanziare detassazioni del costo del lavoro nei paesi che li ricevono).

Per quanto attiene alla Riforma Morbida, quello che mi sembra interessante, e realmente innovativo rispetto al pensiero economico “mainstream”, è appunto che può essere adottata per iniziativa autonoma di ogni paese oggi in situazione problematica, SENZA che si debba chiedere qualcosa alla Germania di fare qualcosa. E senza passare dalle complicazioni di una rottura deflagrante della moneta unica europea. Che sono le principali ragioni per cui la ritengo non solo tecnicamente, ma anche politicamente, una via con probabilità di successo molto più elevate.

4 commenti:

  1. Ottime considerazioni. Però la crisi del 2008 era stata ampiamente prevista. Anche se nessuno poteva sapere quando esattamente. Se ne parlava dal 2005. Ma nessuno ritira i soldi finché non comincia a perderne un po'. Così come nessuno smette di giocare mentre sta vincendo ma solo dopo un po' di perdite cioè quando comincia ad impaurirsi.

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    1. QUALCUNO che l'ha detto prima c'è sempre. Ma c'è anche quando poi la crisi non avviene... la MAGGIORANZA degli operatori non l'aveva prevista, o non nei comportamenti, comunque. A parole non conta...

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    2. le persone non vogliono credere ai loro occhi. avevano visto la grecia ma continuavano a dire l'italia non è la grecia. questo significa negare l'evidenza.

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    3. Questo suo ultimo commento si riferisce non al 2008, ma all'eurocrisi che ha investito la Grecia nel 2009 e l'Italia nel 2011. E' vero, molti non hanno creduto che l'Italia potesse finire come la Grecia e infatti non siamo ancora a quel punto. Ci arriviamo continuando così. Insieme a noi o poco prima la Spagna, poco dopo la Francia. Spero e penso che si invertirà il percorso prima, ma le folli derive dei giochi di potere all'interno della UE non lasciano tranquilli...

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