venerdì 24 febbraio 2023

Superbonus, crediti fiscali, Moneta Fiscale: fare chiarezza

 

Il dibattito sul Superbonus 110% e sui crediti fiscali immobiliari, alla luce dei recenti provvedimenti del governo, ha raggiunto vette di concitazione che non contribuiscono certo a capire che cosa sta succedendo. Cerco qui di seguito di chiarire il tema.

UNO, Eurostat NON ha affatto “bocciato la Moneta Fiscale” né l’ha “messa fuori corso”. Eurostat al contrario ha pienamente riconosciuto che i crediti fiscali trasferibili, utilizzabili per compensare tributi, esistono e sono pienamente legittimi. Ha solo affermato che vanno considerati spese dello Stato all’atto dell’emissione e non minor gettito fiscale negli anni in cui verranno utilizzati; e che di conseguenza entrano nel deficit pubblico nell’anno di emissione medesimo, non successivamente.

Che cosa significa ? che cambia solo il profilo temporale del deficit, non l’impatto sul deficit complessivo. L’impatto totale rimane lo stesso ed è pari all’ammontare dei crediti emessi AL NETTO dei benefici in termini di crescita del PIL e quindi del gettito tributario.

DUE, ISTAT ed Eurostat hanno confermato che i crediti fiscali, trasferibili o meno, NON vanno computati nel “debito pubblico di Maastricht”, quello rilevante ai fini dei trattati. La ragione è semplice: lo Stato non deve approvvigionarsi di fondi per emettere crediti fiscali. Li crea dal nulla, come se si trattasse di una moneta fiat.

TRE, per lo stesso motivo, all’atto dell’emissione i crediti fiscali non producono nessun impatto sul fabbisogno di cassa dello Stato.

QUATTRO, è una bugia sfacciata, che purtroppo viene costantemente ripetuta, che il Superbonus 110% abbia prodotto un’enorme quantità di frodi. Già il 10 febbraio 2022 il direttore generale dell’agenzia delle entrate, in audizione presso la commissione bilancio del Senato, aveva chiarito che solo il 3% delle frodi accertate erano riconducibili al Superbonus. I principali “colpevoli” erano state altre categorie di bonus, in particolare il bonus facciate (46%) e l’ecobonus (34%). Il Superbonus 110% è nato con un sistema di controlli ed asseverazioni (successivamente anche rafforzati) che hanno limitato al minimo le frodi. Il che significa che le frodi non si eliminano bloccando la circolazione dei crediti (come hanno affermato Draghi tempo addietro, e Giorgetti ancora pochi giorni fa) ma introducendo un appropriato sistema di controlli – sull’emissione, non sulla circolazione. Ed è proprio il Superbonus a dimostrarlo !

Detto tutto ciò, il Superbonus ha dei difetti ? doveva essere costruito diversamente ? probabilmente sì, ma per motivi che non hanno nulla a che vedere né con le frodi né con la demonizzazione della Moneta Fiscale:

CINQUE, si sostiene che fosse eccessiva l’aliquota con cui è stato introdotto, il famoso 110%. Se si incentiva un importo addirittura superiore alla spesa effettiva viene meno la spinta, da parte di chi commissiona i lavori, a negoziare al meglio con l’azienda a cui vengono affidati. Va detto che il 110% è ripartito su cinque anni, quindi al momento della cessione del credito entra in gioco l’attualizzazione dei benefici futuri: per cui il valore riconosciuto dal compratore è sempre stato inferiore a 110%, e spesso anche a 100%. In ogni caso, questa obiezione ha un fondamento ma non mette in dubbio la validità dello strumento: casomai suggerisce (come del resto già è stato fatto) di abbassare l’aliquota di incentivo.

SEI, quello che è senz’altro un difetto del Superbonus è non aver previsto un limite dimensionale. Se non si fissa un limite totale di lavori incentivabili, per esempio su base annua, si rischia che le opere incentivate siano di ammontare superiore a quelle che il settore edilizio nazionale riesce a gestire. E questo sicuramente crea un collo di bottiglia e produce la lievitazione dei costi. Ma questo significa semplicemente che qualsiasi applicazione della Moneta Fiscale, così come qualsiasi politica economica espansiva, deve essere ben calibrata nelle sue dimensioni e modalità.

Altro che “metterla fuori corso”. La Moneta Fiscale, vale a dire i crediti fiscali trasferibili e utilizzabili in compensazione, sono uno strumento di enorme efficacia, e sarebbe folle che lo Stato italiano rinunciasse a utilizzarlo.

2 commenti:

  1. Francesca Gastaldi: sul fatto che "cambi solo il profilo temporale del deficit, non l’impatto sul deficit complessivo” ho dei dubbi. Penso agli enti che hanno acquisito il credito e che sono obbligati a valutarlo in bilancio sulla base del costo ammortizzato. Per questa parte di credito fiscale l’impatto sul deficit complessivo c’è. O mi perdo qualche cosa?

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    1. Veramente l'acquisto da parte di enti pubblici (che erano molto interessati) è stato bloccato.

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