Fa discutere la decisione del Governo Draghi di utilizzare McKinsey come supporto all’elaborazione del Recovery Plan italiano.
Io non so valutare se sia o meno opportuno,
non so se le strutture del governo non dispongano delle competenze necessarie,
non so se i compensi a McKinsey – dichiarati pari al modesto importo di 25.000 euro – indichino che il suo ruolo sarà di scarso rilievo, o se sarà invece molto più significativo (e compensato da qualche ben più rilevante vantaggio: accesso a informazioni privilegiate, incarichi futuri ben più remunerativi, o altro).
La mia esperienza con le big della consulenza strategica è che la loro funzione principale è mettere in bella copia e applicare un marchietto “di qualità” (presunta) a quello che il cliente vuole sentirsi dire.
Ma non sono scandalizzato da McKinsey neanche un millesimo di quanto lo sono dal concetto stesso del Recovery Plan.
Per ricevere (forse), un anno e passa dopo l’inizio della peggiore calamità dalla fine della seconda guerra mondiale, un po’ di soldi “della UE” – che non sono della UE, sono soldi NOSTRI che FORSE verremo benevolmente autorizzati a spendere –
Per ottenere un’azione espansiva sull’economia pateticamente tardiva e inadeguata –
Per ottenere questo, dobbiamo presente il compitino alla signora maestra che si riserva di promuoverci o di darci bacchettate sulle dita. A suo insindacabile giudizio.
Una “signora maestra” – la UE – che ha prodotto disastri DOVUNQUE ha messo le mani.
La moneta. Le banche. L’immigrazione. I vaccini.
E tutto a causa della scellerata decisione di spossessarci del controllo della nostra moneta.
Noi, l’Italia. Il paese che genera il quarto surplus manifatturiero del mondo. Un paese creditore netto sull’estero. Un paese che non ha bisogno dei soldi di nessun altro.
QUESTO mi
scandalizza. Non McKinsey.