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lunedì 28 agosto 2017

CCF: articolo su Libero (con un addendum)

Paola Tommasi, collaboratrice di Renato Brunetta, ha pubblicato ieri su "Libero" l'articolo riprodotto qui di seguito.




Alcuni paragrafi inclusi in una precedente bozza dell'articolo non sono stati incluso nella versione pubblicata, per motivi di lunghezza e anche perché erano in effetti, in quella sede, un po' troppo tecnici. E' però molto importante averli ben presente quando si esamina la proposta CCF:

"Un peggioramento dei saldi di finanza pubblica si avrebbe solo se i CCF non producessero una sufficiente espansione di PIL e gettito fiscale. E’ molto improbabile, perché nel contesto attuale di domanda fortemente depressa un’iniezione di capacità di spesa dà risultati particolarmente robusti.

Per rendere la manovra completamente priva di rischio è comunque possibile predisporre azioni compensative, di pari importo e segno contrario, con effetto anch’esso differito di due anni. Se nel 2018 si emettono 30 miliardi di CCF, si deliberano incrementi d’imposte e tagli di spesa per i medesimi 30 miliardi con effetto 2020. Queste azioni compensative decadranno automaticamente se l’azione espansiva dei CCF produrrà, tra il 2018 e il 2020,  un gettito almeno pari agli sconti fiscali. Se per assurdo i CCF avranno zero effetti espansivi (i riceventi li “lasceranno in un cassetto” per utilizzarli solo a scadenza) nel 2020 si avranno due effetti di pari importo e segno opposto, rendendo la manovra a saldo zero.

Nel peggiore (e più remoto) dei casi, i CCF sono quindi un progetto privo di rischio. Molto più probabilmente, produrranno una forte ripresa dell’economia e, finalmente, l’uscita dalla crisi. In questo scenario appaiono quindi infondati alcuni articoli apparsi su media anglosassoni che ipotizzano sconvolgimenti nei mercati finanziari all'idea di una moneta parallela. Un progetto con le caratteristiche descritte in questo articolo, al contrario, rimette l’economia italiana su un forte percorso di crescita, condizione imprescindibile per la stabilità del sistema."

E' il concetto dei "CCF manovra a rischio zero", che in questo blog era già stato descritto, in particolare qui.



martedì 22 agosto 2017

Centrodestra e Moneta Fiscale

Un articolo di Paolo Becchi e Fabio Dragoni su “Libero” sta stimolando in questi giorni il dibattito in merito alle proposte di introduzione di una Moneta Fiscale nazionale per rivitalizzare l’economia italiana e superare le gravissime (e irrisolte) disfunzioni dell’Eurosistema.

Becchi e Dragoni, tra le altre, hanno rivolto a Silvio Berlusconi la seguente domanda:

“Visto che sia Forza Italia che la Lega parlano di doppia moneta, cosa pensa dei cosiddetti Minibot ?”

E Berlusconi ha risposto in questi termini:

“I Minibot hanno caratteristiche molto simili a quelle di una nuova moneta emessa dallo Stato. Quindi non ci vedo una differenza significativa con la proposta di una nuova “lira””.

Fermo restando (come afferma sempre Berlusconi qualche riga sopra nella sua risposta) che la finalità è

“rilanciare i consumi e la domanda che sono leve fondamentali per una crescita sostenibile e duratura del Paese”.

Il nostro gruppo di ricerca ha avuto nei mesi scorsi diversi incontri con Renato Brunetta e alcuni suoi collaboratori, tra cui Paola Tommasi, in merito al progetto Moneta Fiscale, nella forma dei Certificati di Credito Fiscale.

Minibot e CCF hanno effettivamente molti punti di contatto. E’ importante però precisare che, nell’attuale proposta di Claudio Borghi (responsabile economico della Lega) i Minibot entrerebbero in circolazione mediante assegnazione a creditori del settore pubblico italiano, in particolare fornitori della Pubblica Amministrazione.

I Minibot darebbero diritto al rimborso in euro, ma anche, fin dal momento della loro assegnazione, a essere utilizzati per effettuare pagamenti verso il settore pubblico, e in particolare per saldare tasse e imposte.

I Minibot sono quindi debito pubblico, appunto perché è sempre possibile richiederne il rimborso in euro. Non incrementano però il debito in circolazione, in quanto “cartolarizzano” debito che già esiste.

In questa forma, tuttavia, non raggiungono l’obiettivo di rilanciare consumi e domanda, perché non si tratta di potere d’acquisto addizionale messo a disposizione degli individui. Non si interviene neanche sulla competitività delle aziende mediante intervento sul cuneo fiscale (come previsto nel progetto CCF) e non le si mette quindi nemmeno in grado di guadagnare mercato nei confronti dei concorrenti esteri.

Le aziende trasformano crediti scarsamente liquidi in uno strumento liquido e circolante, e questo è sicuramente un vantaggio, ma non c’è un’azione di stimolo della domanda interna e della competitività, e quindi neanche un significativo incentivo a rilanciare assunzioni e investimenti.

La proposta di Borghi si comprende, a mio parere, tenendo conto del fatto che non è concepita come un assetto permanente dell’Eurosistema, ma come un passaggio verso la revisione dei trattati - o il breakup.

I Minibot sono in effetti un mezzo per introdurre una forma di moneta circolante nazionale. Si introducono, poi si va a discutere con i partner europei la revisione dei trattati. Se non si trova un accordo, il fatto che i Minibot già esistano e siano in circolazione crea uno “scivolo” che rende meno complesso il breakup.

Quest’ultimo risultato però è ottenuto anche con l’introduzione dei CCF - che in aggiunta creano uno stimolo adeguato a produrre una vigorosa ripresa dell’economia italiana.

Rispetto al percorso:

introduco una forma di Moneta Fiscale per cartolarizzare debito esistente – vado a rinegoziare i trattati – se non c’è accordo, attivo il breakup utilizzando lo “scivolo”

mi sembra quindi decisamente preferibile quest’altro:

introduco una forma di Moneta Fiscale per espandere il potere d’acquisto in circolazione, migliorare la competitività delle aziende, e avviare la ripresa dell’economia – non vado a chiedere nulla (non c’è nulla da chiedere: i CCF non sono debito) – in ogni caso, se diventasse necessario, lo “scivolo” comunque è predisposto.