domenica 11 aprile 2021

Moneta Fiscale, ristori e rilancio dell’economia


Sull’utilità o meno dei lockdown per risolvere la crisi pandemica si può discutere. Ma è inconcepibile continuare ad attuarli senza compensare adeguatamente cittadini e aziende che subiscono pesantissimi danni economici senza averne minimamente colpa. 

Le agitazioni di piazza di questi ultimi giorni sono da condannare quando e se sfociano in violenze, ma esprimono un malessere totalmente comprensibile e sono indici di tensioni a cui è folle non dare risposte adeguate.

Le regole disfunzionali dell’eurosistema hanno impedito di intervenire con sostegni forti e tempestivi, come quelli introdotti in tante altre economie avanzate – Asia, Nord America, paesi europei extra UE ed extra eurozona.

Il principale strumento d’intervento predisposto dalla UE – il Next Generation Fund – è stato approvato un anno fa ma non ha ancora erogato un centesimo, vittima di complicazioni e pastoie nel suo processo di approvazione da parte di 27 parlamenti. E’ comunque del tutto insufficiente nella dimensione e pesantemente vincolato e condizionato. Se mai partirà, rischia di produrre più danni che benefici.

Il nostro gruppo di ricerca da anni propone una soluzione – la Moneta Fiscale – che oggi ancora più di prima è uno strumento con enormi potenzialità per affrontare gli effetti combinati della crisi sanitaria e della crisi economica.

In realtà già dal maggio 2020 un suo primo embrione è stato introdotto con il DL Rilancio, nella forma dell’ecobonus 110% per le riqualificazioni immobiliari.

L’interesse suscitato nel comparto è stato enorme. Un test quindi di grandissima validità.

Ma solo di un test per il momento si parla. Smuoverà forse un miliardo di interventi. Le cifre necessarie per sostenere e poi per rilanciare l’economia italiana sono di altri ordini di grandezza – decine, centinaia.

La Moneta Fiscale si crea con l’emissione di crediti fiscali, utilizzabili in compensazione per ridurre pagamenti altrimenti dovuti al settore pubblico, e liberamente negoziabili e scambiabili.

Questo strumento – di cui appunto l’ecobonus 110% costituisce un esempio - va esteso a un ventaglio amplissimo di fattispecie. Sostegni a chi ha subito danni dai lockdown ma anche integrazioni di redditi ai lavoratori sia dipendenti che autonomi, riduzione del cuneo fiscale a beneficio delle imprese, stimolo agli investimenti privati, rilancio degli investimenti pubblici.

I meccanismi di emissione devono essere semplificati al massimo e va predisposta una piattaforma di scambio per far circolare tra privati la Moneta Fiscale.

Sono sicuramente possibili emissioni fino a un massimo di 100-150 miliardi annui. Il valore della Moneta Fiscale è garantito, in una rapporto sostanzialmente alla pari con l’euro, purché gli ammontari annui rimangano una modesta frazione del prelievo lordo del settore pubblico (che tra tasse, imposte e contributi si aggira intorno agli 800).

In pratica la Moneta Fiscale fornisce allo Stato italiano una modalità ulteriore di finanziamento rispetto all’emissione di debito pubblico in euro.

La Moneta Fiscale rende in effetti possibile sostenere e rilanciare l’economia, nello stesso tempo riducendo costantemente il rapporto tra debito pubblico (da rimborsare in euro, quindi soggetto a rischio di default) e PIL.

Di fronte a questa proposta, ci siamo spesso sentiti argomentare che è un primo passo per lo scioglimento dell’euro, se non addirittura per porre fine all’Unione Europea.

La proposta non nasce con quelle finalità. Ha lo scopo di superare le pesantissime disfunzioni di un sistema di gestione economico-monetaria ormai criticato da tutti.

La proposta “europeista” alternativa è di completare l’eurosistema con l’unione di bilancio, con l’unione fiscale, con un sistema di trasferimenti tra Stati, eccetera.

Il problema è che non esiste minimamente il consenso politico per tutto questo, e non c’è nessuna possibilità che si crei né nell’immediato né per molti anni ancora.

L’Unione Europea non può impedire agli Stati di attrezzarsi autonomamente per gestire e superare problemi che, nella sua conformazione attuale, la UE medesima non è in grado di risolvere.

Il modo più sicuro per bloccare qualsiasi possibilità di integrazione politica in realtà è proprio quello di NON risolvere le crisi, perché si nega autonomia agli Stati ma nello stesso tempo non si riesce a dotare Bruxelles di strumenti d’intervento adeguati.

Per questa via, si perpetua una situazione di stallo che non porta a nulla se non ad esacerbare le pesantissime difficoltà che oggi affliggono milioni di persone.

La politica dirà se siamo sulla strada per creare gli Stati Uniti d’Europa – o meno. Di certo, lasciare irrisolta la situazione attuale crea solo negatività, che non aiutano né gli euroentusiasti né gli euroscettici.

4 commenti:

  1. Luca Pieroni: Marco, che si debbano, meglio dovessero prevedere strumenti diversi e alternativi per fare fronte alle difficoltà ce lo si dice dall'inizio. Molti neppure complessi e modestamente rischiosi. È l'inerzia e la povertà di conoscenze di chi era preposto che non ha permesso di uscire da schemi troppo ristretti e di comprendere dove stava il problema. Anche i parametri per concedere quelli che chiamano "ristori" sono sbagliati, anche loro dall'inizio. Quindi quella che sia la misura è comunque incapiente. Altra cosa che sembra non si capisca è che la debolezza non coperta da contributi indebolisce l'offerta italiana rispetto a quella estera che invece li ha avuti e copiosi. Un esempio :se anche l'estate prossima si potesse andare "a giro" grazie ai vaccini, l'offerta turistica italiana stremata e a corto di risorse come potrà essere competitiva con quella francese che soldi e tanti li ha avuto? Stesso discorso vale per tutte le produzioni in Europa, non parliamo degli usa e degli altri. Speriamo che l'"esperto" che oggi guida rimedi in qualche modo, ma mi sembra tardi.

    RispondiElimina
  2. Draghi non è lì pe rilanciare ma per affossare le categorie citate. Fa parte del programma dichi lo ha messo lì di cui lui esegue volenterosamente gli ordini. Parlo naturalmente delle grandi multinazionali e del grande capitale finanziario che adesso hanno bisogno di mangiarsi e spolparsi fino all'osso tutta la classe media. E cosa c'è di meglio per far questo di un bel virus e la conseguente instaurazione di un regime dittatoriale? Qui andiamo anche oltre i CCF, i miliardari hanno bisogno del pasto e Draghi sta cuocendo la carne umana per gli orchi globalisti ed europeisti.

    RispondiElimina
  3. Sei mesi fa, in questo post, ho scritto che il superbonus 110% "smuoverà forse un miliardo di interventi". Mi sbagliavo per difetto, e di parecchio. Siamo già oltre la decina.

    RispondiElimina