lunedì 25 aprile 2022

L’euro e lo zaino di sassi sulle spalle

 

Molti confronti di opinioni in merito alle conseguenze dell’euro sull’economia italiana atterrano (si spiaggiano a mo’ di balena, si potrebbe dire) su un’”argomentazione” ricorrente.

Ricorrente, intendo, sulla bocca di chi difende il sistema, o quantomeno lo giustifica, o cerca di farlo passare per un problema secondario.

L’”argomentazione” è molto semplice. Molte cose sono cambiate dall’introduzione dell’euro in poi. Sono passati trent’anni dalla firma del trattato di Maastricht, venticinque dalla decisione “irreversibile” di entrare nell’euro, ventitré dalla partenza ufficiale, venti dalla conversione di monete e banconote.

Tanto tempo. Allora, come si fa ad affermare che “tutti” i problemi dell’economia italiana sono riconducibili all’euro ?

La prima risposta è che, naturalmente, quest’ultima affermazione non l’ha mai fatta nessuno. Che l’Italia, economicamente parlando, sarebbe il paradiso in terra se avesse tenuto la lira, ovviamente non è vero, e nessuno lo sostiene seriamente.

Ma è vero che il confronto tra le prestazioni economiche del paese prima e dopo, in assoluto così come rispetto agli altri paesi, in particolare europei occidentali, è impietoso. E per ragioni chiarissime, a chi le vuole vedere: aver adottato una moneta troppo forte per i nostri fondamentali, e, ancora peggio, aver convertito un (NON) debito in moneta propria in un debito VERO, in moneta straniera forte.

Immaginate di costringere qualcuno a camminare, muoversi, fare qualunque cosa portando costantemente sulle spalle uno zaino da cinquanta chili. Pieno di sassi. Quindi portando in giro un carico che spezza la schiena, senza la minima necessità o motivazione logica.

E poi di dirgli “tu stai sempre a lamentarti dello zaino, ma guarda che non è colpa dello zaino se la tua calvizie incipiente progredisce”.

Siamo a questi livelli.

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