venerdì 5 agosto 2022

Se Draghi è indispensabile, l’euro non funziona


Subito dopo la caduta del governo Draghi, una marea di commentatori si strappava i capelli al pensiero che era venuta meno “la garanzia per l’Italia di fronte alla BCE”. 

Senza Draghi, non verremo più trattati con un occhio di riguardo, era (ed è) la lamentazione. Senza Draghi, subiremo le peggio cose.

Che Draghi avrebbe avuto questo effetto, è tutto da dimostrare (durante i suoi diciassette mesi di governo, lo spread non ha fatto altro che aumentare). Ma il punto più importante, che tende a sfuggire, è un altro.

Sfugge che se tutto questo fosse vero, sarebbe semplicemente la ziliardesima prova che dobbiamo tornare ad emettere la nostra moneta.

Perché se anche fosse vero che solo Draghi può evitarci terribili conseguenze dovute all’azione, o all’inazione, della BCE, Draghi (a cui auguro lunga vita) non è immortale, né come essere umano né come presidente del consiglio. Anzi come PdC è ormai dimissionario e in carica solo per gli affari correnti, ma se anche le sue dimissioni non si fossero verificate, le elezioni erano comunque destinate a svolgersi tra non molti mesi.

A inizio 2023 comunque sarebbero arrivate, e non risulta che Draghi avesse alcuna velleità di candidarsi. Per cui l’ipotetico “scudo Draghi” se mai fosse esistito avrebbe avuto, a questo punto, solo alcuni mesi di vita residua.

Il tema su cui riflettere è quasi banale, ma a quanto pare in parecchi lo ignorano o lo trascurano.

Se la tenuta di un sistema dipende da una persona, il sistema è da buttare a mare. Il prima possibile. Perché è destinato a non reggere.

Un assetto organizzativo è ben costruito se funziona a prescindere dagli individui. L’eurosistema invece regge con estrema fatica e con enormi inefficienze. È fortemente disfunzionale. Va completamente riformato, o buttato a mare nella sua interezza.

E la presunta insostituibilità di Draghi ne è una prova molto, molto evidente.

 

Nessun commento:

Posta un commento