lunedì 1 gennaio 2024

Non preoccupatevi della sovrappopolazione

 

Mi è sempre riuscito difficile comprendere il perdurante successo del pensiero di Thomas Malthus. Lo ritengo il pensatore più chiaramente e nettamente smentito dalla storia, eppure continua a esercitare una fortissima influenza, quasi un fascino (mi vien da dire) perverso, su molti commentatori e su molti opinionisti.

La sua tesi che la disponibilità di alimenti cresca linearmente mentre la popolazione esponenzialmente, con il risultato che la carestia è il destino ineluttabile dell’umanità, è stata confutata dai fatti. E lo è stata, totalmente, sotto entrambi i profili.

La disponibilità di alimenti procapite, nel paio di secoli trascorsi dalla formulazione delle tesi malthusiane, non ha fatto che aumentare. Mentre la popolazione mondiale è certo cresciuta tantissimo, ma sta ormai puntando verso la stabilizzazione. Siamo otto miliardi e diventeremo dieci, forse undici (con la crescita in larghissima misura concentrata in Africa), nella seconda metà del ventunesimo secolo.

Poi stop, la transizione demografica sarà completa in tutto il mondo e qualcuno ipotizza addirittura, da lì in poi, una diminuzione.

Eppure i profeti di sventura continuano a imperversare. Si sente continuamente ripetere che “al mondo siamo troppi”, senza che nessuno spieghi in modo plausibile perché.

Il malthusianesimo è stato riverniciato di ecologismo ed ambientalismo, soprattutto negli ultimi cinquanta o sessant’anni. Significativo il modestissimo, ma citatissimo, rapporto al Club di Roma sui “Limiti dello sviluppo” (del 1972). Che vaticinava catastrofi in un futuro non distante (anche se non era chiaro esattamente quanto) a causa di carenze alimentari abbinate all’inquinamento incontrollato e all’esaurimento delle risorse fisiche.

Il tutto sulla base di simulazioni computerizzate (con la capacità di calcolo dei computer di allora, che era una frazione minima rispetto a uno smartphone odierno), impostate su assiomi che erano sempre la riedizione di quello malthusiano – in peggio. La popolazione cresce esponenzialmente, la disponibilità di cibo linearmente. Ma per di più si impenna l’inquinamento e crollano le riserve di materie prime.

Non c’è evoluzione tecnologica, non c’è miglioramento delle tecniche produttive, non c’è progresso nello sfruttamento razionale delle risorse, non ci sono scoperte e sviluppi di nuove fonti.

Quindi siamo troppi. Perché ? “perché sì”. Ma è plausibile ?

Negli USA ci sono 340 milioni di persone. Dei quali 130 sulla costa atlantica in un territorio pari alla somma di Italia e Francia. E’ l’unica parte del paese con una densità di popolazione di tipo europeo. Altri 130 nel resto della metà orientale degli Stati Uniti, su una superficie cinque volte maggiore. E nella metà occidentale ? 80 milioni in uno spazio pari a sedici volte l’Italia.

In Australia ? territorio tre quarti dell’Europa (Russia ad ovest degli Urali inclusa), popolazione 26 milioni.

La Cina ? Un miliardo e quattrocento milioni. Ma se dividiamo in due il paese con una linea che va in diagonale da sudovest a nordest, abbiamo due metà dove un miliardo e trecento milioni sono da una parte, cento milioni dall’altra.

Eppure anche i cinesi si sono bevuti la bufala malthusiana: qualcuno li ha convinti che senza interventi drastici sarebbero diventati quattro o cinque miliardi. Da qui la politica del figlio unico. Ora è stata abbandonata, ma non abbastanza presto per evitare un rischio di crisi demografica che potrebbe dimezzare la popolazione entro la fine del secolo.

Chissà perché così tante persone si sentono sagge agitando spettri inesistenti. Forse, probabilmente, ha ragione chi attribuisce la loro attitudine a un sentimento elitista. Che brutta cosa strade e piazze piene di gente. E spesso caotica, spesso malvestita, poco istruita e magari volgare. Dovremmo essere di meno, giusto la classe superiore (sottointeso, quelli come me) e i servitori, perché un po’ ci vogliono, ma ordinati, disciplinati, ben vestiti, con una divisa (che scelgo io)…

Tranquilli, il mondo è pieno di problemi, come lo è sempre stato. Ma l’affollamento non è uno di quelli. I problemi sono altri e derivano da altre caratteristiche dell’animo umano: l’ambizione, l’avidità, l’egoismo, il desiderio di prevaricare.

2 commenti:

  1. Andrea Mele: Quindi non ci sono limiti? Ed è saggio andarli a testare?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci sono, ma sono molto più alti degli otto miliardi attuali, o anche dei 10-11 massimi che si raggiungeranno nei prossimi decenni.

      Elimina