Probabilmente le uscite di Trump sulla possibile annessione della Groenlandia agli USA sono sparate delle sue solite, destinate a non avere seguito. Però gli zelanti europeisti dimostrano di non conoscere il contesto quando gli rispondono indignati che “non sono ammessi attacchi ai confini UE".
In primo luogo, perché l’Unione Europea non è un’unione politica, non è uno stato, e chi ne parla come se fosse tale scambia i suoi desideri per realtà che non si sono ancora concretizzate (né sembrano vicine a farlo).
In secondo luogo, la Groenlandia NON appartiene alla
UE. La situazione è riassunta con molta chiarezza da Wolfgang Munchau nel suo
sito Eurointelligence (articolo uscito ieri, 8.1.2025).
Chiaro ? la Groenlandia non fa parte della UE, e può secedere dalla Danimarca se la maggioranza della popolazione decide di farlo a seguito di un referendum. E a quel punto è anche libera di accettare un’eventuale proposta di adesione agli Stati Uniti d’America.
Succederà ? a me pare fantapolitica, però è un
percorso possibile. Quello che invece è certo è che non si tratterebbe in alcun
modo di un “attacco ai confini” del non-Stato noto come Unione Europea.
Tra l'altro una volta tanto l'identificazione farlocca tra Europa ed UE nel limitato caso specifico funziona: la Groenlandia non è nemmeno GEOGRAFICAMENTE Europa.
RispondiEliminaNon sembra proprio una sua sparata, vedasi buona analisi di Pino Cabras.
RispondiEliminaLa guerra freddissima
di Pino Cabras - 26/01/2025
Si parla assai in queste ore della telefonata con cui il presidente USA Donald Trump ha rovesciato sulla premier danese Mette Fredriksen ogni forma di sgradevolezza che un boss spietato e potentissimo potrebbe rovesciare su un picciotto indisciplinato ma debolissimo. Le ha significato la pretesa di papparsi la Groenlandia, un'isola con una popolazione uguale a quella di Cuneo ma con una superficie di oltre 7 volte l'Italia, risorse naturali formidabili e la posizione geostrategica giusta per prendersi metà dell'Artico. Prevedo che entro breve tempo la Groenlandia sarà soggetta alla sovranità di Washington senza che Copenaghen né nessuno in UE possa opporre resistenza militare.
I danesi raccolgono quel che hanno seminato. Nel 2003 parteciparono all'aggressione all'Iraq sulla base di pretesti inventati. Nel 2008 riconobbero la secessione del Kosovo, con conseguente menomazione della Serbia come esito finale dell'aggressione alla Jugoslavia da parte della NATO. In entrambe le occasioni era primo ministro Anders Fogh Rasmussen, che poi divenne segretario generale della NATO, impegnandosi nella sua espansione aggressiva verso Est, nell'intensificazione della russofobia del dibattito europeo, nell'aggressione diretta alla Libia e in quella indiretta alla Siria. Rasmussen poi, come un Di Maio qualsiasi, è diventato consulente politico ben remunerato, con incarichi anche presso i presidenti ucraini Poroshenko e Zelensky, ossia i terminali corrotti del più concentrato, opaco e gigantesco trasferimento di denaro pubblico degli ultimi decenni.
In questi anni, la signora Fredriksen è stata tra le più generose personalità politiche impegnate a sguarnire i propri arsenali per partecipare al suicidio geostrategico continentale dell'Europa Occidentale.
Il boss d'Oltreoceano ha potuto fare perciò una cosa semplice: ha telefonato a un'emerita nullità che rappresentava una classe dirigente - quella danese - senza alcun credito morale, etico, politico, senza armi, senza peso, senza relazioni politiche significative, desertificate da decenni di abusi occidentali a cui si è prestata con la più squallida ipocrisia (sai, "l'ordine internazionale basato sulle regole", come no?). Trump, nel quadro di un racket planetario conclamato dove gli europei tanto innocenti non sono, sa che c'è del marcio in Danimarca e si perita di ricordare chi è che sta in cima alla catena alimentare. È appena l'antipasto.
Riferimento:
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/la-guerra-freddissima
Breve commento.
"Può essere pericoloso essere nemico dell'America, ma essere amico dell'America è fatale." Henry Kissinger.