Con molti ringraziamenti ad Arlette Zat.
Blog dedicato al progetto Moneta Fiscale / Certificati di Compensazione Fiscale - MF / CCF), soluzione per la crisi dell'Eurozona. Progetto reperibile in questo post. Cronistoria degli eventi rilevanti qui. I CCF sono anche noti come Certificati di Credito Fiscale.
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giovedì 4 luglio 2013
giovedì 20 giugno 2013
Repetita iuvant
Arlette Zat mi
sottopone questa obiezione in merito al progetto Certificati di Credito Fiscale.
“Questo
intervento è dal lato dell’offerta. Quando sei in depressione devi intervenire
sulla domanda. Le diceva già Keynes queste cose…
In questo
momento il problema è comunque un costo del lavoro troppo alto SE VOGLIAMO “OBBEDIRE”
ALLA LOGICA DEI CREATORI DELL’EURO, perché purtroppo, seppure intervieni sulla
domanda, tendi a generare poi una fuga di quei redditi verso la Germania, che
inonda letteralmente il mercato di suoi prodotti… quindi tu dai redditi per poi
fare un bel favore “in export”alla Germania, in un’area valutaria costruita
proprio affinchè tutto converga a favore della Germania”.
Il progetto
Certificati di Credito Fiscale è costruito proprio tenendo conto di, e
risolvendo, entrambe le necessità: mettere in atto una forte azione di sostegno
della domanda (commisurata a quanto necessario a recuperare gli effetti che la
crisi ha prodotto dal 2007 a oggi) E
NELLO STESSO TEMPO ridurre i costi del lavoro lordi per le aziende,
riportandoli al livello della Germania (ma senza comprimere i salari netti,
anzi migliorandoli).
Il primo
intervento è lo stimolo keynesiano della domanda, ottenuto assegnando CCF ai
lavoratori e a supporto di vari altri interventi di spesa.
Il secondo
intervento è l’assegnazione di CCF alle aziende. Se non la si effettuasse,
effettivamente buona parte dello stimolo alla domanda si “disperderebbe” andando
a squilibrare la bilancia commerciale.
L’azione
contemporanea dai due lati è quanto rende i CCF un progetto completo e
sostenibile.
martedì 18 giugno 2013
Scenari Economia 5 Stelle
Comunicazione
inviata ad Arlette Zat.
Ciao Arlette, come
ti accennavo credo che sarebbe opportuno modificare il documento di analisi
macroeconomica circolarizzato ai deputati M5S. Le modifiche che suggerisco sono
le seguenti.
A pagina 57, si
descrivono i Certificati di Credito Fiscale (CCF). Sarebbe a mio avviso
importante sottolineare un punto fondamentale del progetto. Grazie al fatto che
una parte significativa delle emissioni di CCF riduce il costo del lavoro
effettivo per le aziende italiane, è possibile riportarne la competitività ai
livelli della Germania.
Più in generale,
l’emissione di CCF può essere effettuata da TUTTI i paesi appartenenti
all’eurozona la cui competitività è oggi peggiore rispetto a quella dell’ex
area marco.
In questo modo,
otteniamo effetti di riequilibrio analoghi a quelli che, in un regime di cambi
flessibili, sono conseguiti mediante un riallineamento valutario.
I CCF sono
quindi uno strumento che (i) dà alle economie in situazione di domanda depressa
la possibilità di espanderla, e quindi di produrre una forte ripresa
dell’attività economica, mediante emissione di uno strumento di natura
monetaria; e (ii) consente di eliminare le differenze di competitività dei vari
paesi appartenenti all’eurozona, senza passare tramite manovre di deflazione
salariale e compressione dei redditi.
Sono quindi una
soluzione sostenibile nel tempo, appunto in quanto rimuovono le due principali
cause di inefficienza del sistema euro.
E’ vero che,
successivamente all’introduzione dei CCF, saranno necessarie azioni di “fine
tuning” per tener conto dell’evoluzione delle variabili economiche – tra cui
future ulteriori differenze di competitività che venissero a formarsi
all’interno dell’eurozona. Per esempio, modificando la dimensione delle
emissioni di CCF, l’allocazione tra imprese e lavoratori, le caratteristiche di
progressività, eccetera. Ma questo rientrerà in un normale processo di gestione
della politica economica italiana (e degli altri paesi che adotteranno lo
strumento CCF).
Resta peraltro
aperta anche la possibilità che, nel giro di qualche anno, l’utilizzo dei CCF
si incrementi (ad esempio, quote di spesa pubblica potrebbero essere pagate con
CCF di nuova emissione, via via che aumenterà la consuetudine e l’accettazione
del pubblico). I CCF possono quindi anche essere uno strumento propedeutico
all’uscita dall’eurozona, mediante un meccanismo graduale e senza le
complicazioni organizzative, tra cui la necessità di procedere in segretezza,
che un break-up “secco” necessariamente implica.
Dissento quindi
dalle conclusioni di pagina 60, e in particolare dall’affermazione secondo la
quale il progetto CCF rientra in un gruppo di “palliativi…” concentrarci sui
quali potrebbe far “perdere di vista l’obiettivo principale, che vediamo essere
una riforma sostanziale dei trattati europei con l’uscita dall’eurozona come
unica alternativa”.
Il progetto CCF
risolve entrambi i problemi fondamentali dell’attuale assetto dell’eurozona:
permette di attuare, nei paesi in difficoltà, politiche di sostegno della
domanda finanziate da espansione monetaria; e riallinea la competitività dei
vari paesi con un’efficienza simile a quella consentita da un regime di cambi
flessibili.
Inoltre, lascia aperta
la strada dell’uscita dell’eurozona, e consente di attuarla in forma “morbida”
e non caotica.
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