Visualizzazione post con etichetta Arlette Zat. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Arlette Zat. Mostra tutti i post

giovedì 20 giugno 2013

Repetita iuvant


Arlette Zat mi sottopone questa obiezione in merito al progetto Certificati di Credito Fiscale.
 
“Questo intervento è dal lato dell’offerta. Quando sei in depressione devi intervenire sulla domanda. Le diceva già Keynes queste cose…
 
In questo momento il problema è comunque un costo del lavoro troppo alto SE VOGLIAMO “OBBEDIRE” ALLA LOGICA DEI CREATORI DELL’EURO, perché purtroppo, seppure intervieni sulla domanda, tendi a generare poi una fuga di quei redditi verso la Germania, che inonda letteralmente il mercato di suoi prodotti… quindi tu dai redditi per poi fare un bel favore “in export”alla Germania, in un’area valutaria costruita proprio affinchè tutto converga a favore della Germania”.
 
Il progetto Certificati di Credito Fiscale è costruito proprio tenendo conto di, e risolvendo, entrambe le necessità: mettere in atto una forte azione di sostegno della domanda (commisurata a quanto necessario a recuperare gli effetti che la crisi ha prodotto dal 2007 a oggi)  E NELLO STESSO TEMPO ridurre i costi del lavoro lordi per le aziende, riportandoli al livello della Germania (ma senza comprimere i salari netti, anzi migliorandoli).
 
Il primo intervento è lo stimolo keynesiano della domanda, ottenuto assegnando CCF ai lavoratori e a supporto di vari altri interventi di spesa.
 
Il secondo intervento è l’assegnazione di CCF alle aziende. Se non la si effettuasse, effettivamente buona parte dello stimolo alla domanda si “disperderebbe” andando a squilibrare la bilancia commerciale.
 
L’azione contemporanea dai due lati è quanto rende i CCF un progetto completo e sostenibile.

martedì 18 giugno 2013

Scenari Economia 5 Stelle


Comunicazione inviata ad Arlette Zat.
 
Ciao Arlette, come ti accennavo credo che sarebbe opportuno modificare il documento di analisi macroeconomica circolarizzato ai deputati M5S. Le modifiche che suggerisco sono le seguenti.
 
A pagina 57, si descrivono i Certificati di Credito Fiscale (CCF). Sarebbe a mio avviso importante sottolineare un punto fondamentale del progetto. Grazie al fatto che una parte significativa delle emissioni di CCF riduce il costo del lavoro effettivo per le aziende italiane, è possibile riportarne la competitività ai livelli della Germania.
 
Più in generale, l’emissione di CCF può essere effettuata da TUTTI i paesi appartenenti all’eurozona la cui competitività è oggi peggiore rispetto a quella dell’ex area marco.
 
In questo modo, otteniamo effetti di riequilibrio analoghi a quelli che, in un regime di cambi flessibili, sono conseguiti mediante un riallineamento valutario.
 
I CCF sono quindi uno strumento che (i) dà alle economie in situazione di domanda depressa la possibilità di espanderla, e quindi di produrre una forte ripresa dell’attività economica, mediante emissione di uno strumento di natura monetaria; e (ii) consente di eliminare le differenze di competitività dei vari paesi appartenenti all’eurozona, senza passare tramite manovre di deflazione salariale e compressione dei redditi.
 
Sono quindi una soluzione sostenibile nel tempo, appunto in quanto rimuovono le due principali cause di inefficienza del sistema euro.
 
E’ vero che, successivamente all’introduzione dei CCF, saranno necessarie azioni di “fine tuning” per tener conto dell’evoluzione delle variabili economiche – tra cui future ulteriori differenze di competitività che venissero a formarsi all’interno dell’eurozona. Per esempio, modificando la dimensione delle emissioni di CCF, l’allocazione tra imprese e lavoratori, le caratteristiche di progressività, eccetera. Ma questo rientrerà in un normale processo di gestione della politica economica italiana (e degli altri paesi che adotteranno lo strumento CCF).
 
Resta peraltro aperta anche la possibilità che, nel giro di qualche anno, l’utilizzo dei CCF si incrementi (ad esempio, quote di spesa pubblica potrebbero essere pagate con CCF di nuova emissione, via via che aumenterà la consuetudine e l’accettazione del pubblico). I CCF possono quindi anche essere uno strumento propedeutico all’uscita dall’eurozona, mediante un meccanismo graduale e senza le complicazioni organizzative, tra cui la necessità di procedere in segretezza, che un break-up “secco” necessariamente implica.
 
Dissento quindi dalle conclusioni di pagina 60, e in particolare dall’affermazione secondo la quale il progetto CCF rientra in un gruppo di “palliativi…” concentrarci sui quali potrebbe far “perdere di vista l’obiettivo principale, che vediamo essere una riforma sostanziale dei trattati europei con l’uscita dall’eurozona come unica alternativa”.
 
Il progetto CCF risolve entrambi i problemi fondamentali dell’attuale assetto dell’eurozona: permette di attuare, nei paesi in difficoltà, politiche di sostegno della domanda finanziate da espansione monetaria; e riallinea la competitività dei vari paesi con un’efficienza simile a quella consentita da un regime di cambi flessibili.
 
Inoltre, lascia aperta la strada dell’uscita dell’eurozona, e consente di attuarla in forma “morbida” e non caotica.