Relativamente al progetto CCF / Moneta Fiscale, il già citato Uedro mi ha espresso una
preoccupazione. Se iniziamo a distribuire CCF / MF e gli assegnatari desiderano
convertirli in euro (cedendoli sul mercato finanziario), chi mette a disposizione gli euro
supplementari necessari per effettuare la conversione ?
In realtà è un
falso problema. Chi riceve CCF in parte, sicuramente, desidererà venderli per ottenere euro in cambio: ma il compratore degli euro
sarà un’istituzione finanziaria o un risparmiatore privato che quegli euro li possiede già.
Non ci sarà, in
altri termini, necessità che si verifichi un’espansione degli euro esistenti
(che richiederebbe alla BCE di attivarsi per effettuarla).
E non cambierà
neanche il totale di massa monetaria in circolazione, definita come contante +
depositi bancari. Se l’assegnatario di CCF li vende, riceve euro (già
esistenti) dal compratore. Quando poi li spende per effettuare acquisti di beni o servizi
(o anche per comprare titoli o effettuare altri investimenti finanziari) gli
stessi euro passeranno al venditore dei beni o dei servizi o dei titoli.
Alla fine, gli
euro prelevati dal possessore per comprare CCF, e spesi dall’assegnatario
originale dei CCF (che li ha venduti in cambio di euro, appunto) saranno
nuovamente depositati su un conto bancario.
Tutto questo
salvo che qualcuno decide di tenerli sotto forma di contante, il che è
improbabile avvenga (se non in misura marginale), ma comunque non muta (come si
diceva sopra) il totale di contante + depositi bancari. E garantire la
possibilità di convertire depositi bancari in euro-contanti è in ogni caso,
naturalmente, un preciso impegno della BCE.
L’unico intoppo
immaginabile è che ci sia un tale desiderio di convertire CCF non in
moneta-bancaria-euro, ma in euro-contanti, da produrre una carenza di banconote
e/o di monete metalliche. Ma non se ne vede il motivo.
In ogni caso,
ricordo che il progetto CCF prevede, nella sua attuale formulazione,
un’emissione di CCF, il primo anno, di 30 miliardi frazionati nell’arco dei 12
mesi (quindi un paio di miliardi al mese). L’ammontare di emissioni annue può
raggiungere 100 miliardi (pari a 8-9 al mese) nell'arco di 3-4 anni, e il totale di CCF in circolazione
arriverebbe quindi a un massimo di 200 miliardi (essendo i CCF utilizzabili per
conseguire sconti fiscali due anni dopo l’emissione).
Ma non stiamo
parlando nemmeno in teoria di 200
miliardi che vengono assegnati tutti in
un colpo, e che possono – nello
stesso istante - essere convertiti in euro. Stiamo parlando di ritmi,
crescenti nel tempo, che partono da un paio di miliardi al mese.
E stiamo
parlando, ripeto, di CCF che possono essere ceduti contro euro, ma euro già esistenti, e che dopo essere
stati prelevati dagli attuali conti correnti o depositi bancari avviano una
serie di transazioni ritrovandosi, alla fine, depositati (in larghissima parte)
presso un nuovo conto bancario.
In moltissimi
casi, anzi con ogni probabilità nella maggioranza dei casi, in effetti gli euro non lasceranno mai, neanche
temporaneamente, il sistema bancario. L’assegnatario di CCF li vende contro
euro. Il compratore riduce i suoi depositi e il venditore li incrementa.
Quest’ultimo poi li utilizza per effettuare un pagamento, via assegno o carta
elettronica o bonifico, e gli euro defluiscono sul suo conto e incrementano
quello di chi gli ha venduto beni o servizi o titoli. In questa ipotesi i
depositi bancari all’interno del sistema non si modificano mai.